Romanismo
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Re: Romanismo
vorrei vederci una partita della Roma insieme
A.S. Roma: sei la malattia e la cura
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Re: Romanismo
clamoroso mastandrea, romanista vero
Daniele De Rossi: "Il solo sentimento più grande dell’orgoglio che provi quando giochi per la Roma è la tristezza che proveresti senza la Roma"
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Re: Romanismo
Dany85 ha scritto:vorrei vederci una partita della Roma insieme
Romanista verace, tifoso sanguigno. Nella ghiacciaia del Bentegodi contro il Chievo prima di Natale nel 2001, mi ricordo con lui un abbraccio fortissimo al goal di Emerson che sbloccó il risultato. Quello che fece a San Lorenzo una sera di più di 12 anni fa, accollandosi una responsabilità di una scritta, non fatta da lui, ma per evitare problemi a un pischello, fu un gesto altruistico meraviglioso.
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Re: Romanismo
-Cos'è la Roma per Di Bartolomei?
-La Roma è il cuore di questa grande città antica come è antico il mondo
[youtube][/youtube]
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Stefano.
Edin.
La Roma chic è con voi.
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Re: R: Romanismo.
Freedom ha scritto:
"Il calcio, per chi tifa, significa solo una cosa: una continua, incessabile, inesauribile sofferenza."
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Re: Romanismo
Sempre stimato. Se non sbaglio abbonato in sud come un qualsiasi essere umano.
"Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti."
"Chi se cucca cu' 'e creature se susa 'nfuso"
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Re: Romanismo
Impossibile non adorarlo... e non solo per il suo amore smodato per la Roma
Dimmi tu "bom"... cit.
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Re: Romanismo
ValeriONE ha scritto:Impossibile non adorarlo... e non solo per il suo amore smodato per la Roma
Chi fa la spia non è figlio di Maria
Claudio_asr ha scritto: ↑martedì 13 febbraio 2024, 12:26Poi se a qualcuno si fanno notare le dissonanze cognitive che applicano a Mourinho e agli altri si risente anche
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Re: Romanismo
Sarà che in fondo in fondo ci sentiamo più Romani che Italiani – e questo non vuol dire non sentirsi Italiani ma solo avvertire nel sangue una maggior presenza di Enea rispetto a Garibaldi –, sarà che quando la Roma gioca contro un’altra squadra per noi è anche la città di Roma che gioca contro un’altra città, sarà che il tifoso romanista – più che volere vincere, sogna di vincere… Sarà che alcuni nostri giocatori sono stati simbolo di romanità, romanismo e attaccamento alla maglia… fatto sta che la miscela di questi elementi è esplosiva e ci fa ritenere la Roma una persona di famiglia se non qualcosa di astrattamente superiore ad essa.
“La Roma è una droga, noi non ne possiamo fare a meno”, si leggeva sul finire degli anni Settanta sui muri di Roma.
In fondo è proprio così.
*
Dicevamo dei giocatori.
La mia estrazione e formazione mi porta più ad amare la maglia rispetto ai giocatori, soprattutto in questi tempi di calcio svilito dei suoi valori fondanti, anche se il concetto del “tifiamo solo la maglia” per me non è un valore assoluto in quanto – sia pur raramente – sono apparsi giocatori che sono essi stessi la maglia.
Sta a noi distinguerli, riconoscerli ed esserne inflessibili critici sotto il profilo del romanismo.
L’amore per il giocatore della Roma – al di là della simpatia estemporanea che può portare il tifoso ad infatuarsi per questo o per quello – spesso deriva dal romanismo che esso esprime, valore sempre più raro nel calcio di oggi.
Non abbiamo timore a rivendicare il nostro folle amore per Agostino Di Bartolomei.
Non abbiamo timore di farlo per il cremonese Giacomo Losi, per Francesco Rocca di San Vito Romano, per Amedeo Amadei di Frascati, per Francesco Totti e per Daniele De Rossi.
Perché Francesco Totti e Daniele De Rossi sono la Roma e NOI, non altri, siamo fortunati ad avere l’intera collezione delle figurine Panini in cui vestono solamente e consecutivamente la nostra gloriosa casacca.
*
“Quando gioca la Roma io non ascolto i Prefetti, io prendo e parto”.
Questa frase, pronunciata da un anonimo tifoso durante la stagione dello scudetto 2000/01 e che si spiega con l’inizio dei divieti frapposti ai sostenitori del calcio per seguire le proprie squadre, è stata per diverso tempo la mia preferita e la dice lunga sulla passionalità del tifoso giallorosso, pronto a mettersi contro chiunque pur di seguire la propria squadra.
Quel giorno, era un Fiorentina/Roma, si pensò di limitare l’invasione giallorossa giocando di lunedì e la risposta della Curva Sud fu “Dal 1° al 31, da Gennaio a Dicembre, da Lunedì a Domenica, dall’01.00 alle 24.00, giocatela quando volete, sempre 15.000 saremo” e quando, il lunedì successivo, la Roma giocò in quel di Firenze, apparve lo straconosciuto striscione “semo tutti parrucchieri”, che condensa in queste tre parole lo spirito romano e la passionalità giallorossa.
Già, la Curva Sud, conquistata, non esattamente in modo pacifico, l’11 marzo del 1973, in quanto in precedenza sia i tifosi più accesi della Lazio che quelli della Roma seguivano la partita da quel settore, visto che da lì uscivano i giocatori.
E’ anche e soprattutto il nostro settore per eccellenza che ha sempre mantenuto alto il fuoco dell’amore per la Roma.
Malgrado nel calcio di oggi si stia cercando in tutti i modi di renderlo un settore come un altro, perché nella massificazione generale e nel non troppo celato tentativo di decerebrare il tifoso per trasformarlo in esclusivo consumatore del prodotto calcio, la Curva Sud ancora resiste.
Ci abbiamo passato, chi più chi meno, una buona parte della nostra vita domenicale.
Lì dentro abbiamo conosciuto tutta Roma, la Roma vera.
Prendo a prestito le splendide parole scritte da un anonimo tifoso giallorosso il giorno dopo la morte di Gabriele Sandri, per descriverne la realtà: “Disoccupati sì, ma anche precari, professionisti, avvocati, ingegneri, imprenditori, impiegati, operai, autisti, panettieri, e moltissimi studenti universitari …. Poverissimi, piccoli borghesi, benestanti, qualcuno ha anche origini nobili … Chi non esce mai di casa, chi fa tanto sport, chi va in discoteca, chi non ha mai una donna e chi non sa più come tenerle a bada, chi legge i filosofi contemporanei e chi a malapena conosce la lingua italiana, belli come il sole o brutti come la fame, chi è sempre incazzato e chi ha una vena comica che fa invidia a Zelig, solitari e trascinatori, pacati e mansueti o violenti da non poterli guardare negli occhi”.
Questo era ed è la nostra curva, dove siamo cresciuti.
E quando si andava in trasferta, ma anche nelle partite in casa, questa massa informe di persone diversissime tra loro divenivano una unità sola: i tifosi della Roma.
(tratto da "cos'è la Roma, di lorenzo contucci)
“La Roma è una droga, noi non ne possiamo fare a meno”, si leggeva sul finire degli anni Settanta sui muri di Roma.
In fondo è proprio così.
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Dicevamo dei giocatori.
La mia estrazione e formazione mi porta più ad amare la maglia rispetto ai giocatori, soprattutto in questi tempi di calcio svilito dei suoi valori fondanti, anche se il concetto del “tifiamo solo la maglia” per me non è un valore assoluto in quanto – sia pur raramente – sono apparsi giocatori che sono essi stessi la maglia.
Sta a noi distinguerli, riconoscerli ed esserne inflessibili critici sotto il profilo del romanismo.
L’amore per il giocatore della Roma – al di là della simpatia estemporanea che può portare il tifoso ad infatuarsi per questo o per quello – spesso deriva dal romanismo che esso esprime, valore sempre più raro nel calcio di oggi.
Non abbiamo timore a rivendicare il nostro folle amore per Agostino Di Bartolomei.
Non abbiamo timore di farlo per il cremonese Giacomo Losi, per Francesco Rocca di San Vito Romano, per Amedeo Amadei di Frascati, per Francesco Totti e per Daniele De Rossi.
Perché Francesco Totti e Daniele De Rossi sono la Roma e NOI, non altri, siamo fortunati ad avere l’intera collezione delle figurine Panini in cui vestono solamente e consecutivamente la nostra gloriosa casacca.
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“Quando gioca la Roma io non ascolto i Prefetti, io prendo e parto”.
Questa frase, pronunciata da un anonimo tifoso durante la stagione dello scudetto 2000/01 e che si spiega con l’inizio dei divieti frapposti ai sostenitori del calcio per seguire le proprie squadre, è stata per diverso tempo la mia preferita e la dice lunga sulla passionalità del tifoso giallorosso, pronto a mettersi contro chiunque pur di seguire la propria squadra.
Quel giorno, era un Fiorentina/Roma, si pensò di limitare l’invasione giallorossa giocando di lunedì e la risposta della Curva Sud fu “Dal 1° al 31, da Gennaio a Dicembre, da Lunedì a Domenica, dall’01.00 alle 24.00, giocatela quando volete, sempre 15.000 saremo” e quando, il lunedì successivo, la Roma giocò in quel di Firenze, apparve lo straconosciuto striscione “semo tutti parrucchieri”, che condensa in queste tre parole lo spirito romano e la passionalità giallorossa.
Già, la Curva Sud, conquistata, non esattamente in modo pacifico, l’11 marzo del 1973, in quanto in precedenza sia i tifosi più accesi della Lazio che quelli della Roma seguivano la partita da quel settore, visto che da lì uscivano i giocatori.
E’ anche e soprattutto il nostro settore per eccellenza che ha sempre mantenuto alto il fuoco dell’amore per la Roma.
Malgrado nel calcio di oggi si stia cercando in tutti i modi di renderlo un settore come un altro, perché nella massificazione generale e nel non troppo celato tentativo di decerebrare il tifoso per trasformarlo in esclusivo consumatore del prodotto calcio, la Curva Sud ancora resiste.
Ci abbiamo passato, chi più chi meno, una buona parte della nostra vita domenicale.
Lì dentro abbiamo conosciuto tutta Roma, la Roma vera.
Prendo a prestito le splendide parole scritte da un anonimo tifoso giallorosso il giorno dopo la morte di Gabriele Sandri, per descriverne la realtà: “Disoccupati sì, ma anche precari, professionisti, avvocati, ingegneri, imprenditori, impiegati, operai, autisti, panettieri, e moltissimi studenti universitari …. Poverissimi, piccoli borghesi, benestanti, qualcuno ha anche origini nobili … Chi non esce mai di casa, chi fa tanto sport, chi va in discoteca, chi non ha mai una donna e chi non sa più come tenerle a bada, chi legge i filosofi contemporanei e chi a malapena conosce la lingua italiana, belli come il sole o brutti come la fame, chi è sempre incazzato e chi ha una vena comica che fa invidia a Zelig, solitari e trascinatori, pacati e mansueti o violenti da non poterli guardare negli occhi”.
Questo era ed è la nostra curva, dove siamo cresciuti.
E quando si andava in trasferta, ma anche nelle partite in casa, questa massa informe di persone diversissime tra loro divenivano una unità sola: i tifosi della Roma.
(tratto da "cos'è la Roma, di lorenzo contucci)
"Chiamano violento il fiume impetuoso... ma le sponde che lo comprimono... quelle nessuno le chiama violente" B. Brecht
A chi infama butta 'n occhio... credi ar grillo... no a pinocchio
MULTRAS
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Re: Romanismo
Non so adesso, ma fino a qualche anno fa era abbonato in Tevere, stava qualche fila sotto a dove stavo io, poi nelle ultime stagioni non l'ho più vistoElisa ha scritto:Sempre stimato. Se non sbaglio abbonato in sud come un qualsiasi essere umano.
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