Claudio Lotito
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Re: Lotito indagato dalla Procura di Napoli
Escono anche gli articoli a difesa dell'aquila ... mai lette tante sciocchezze ... lo metto sotto spoiler perchè è roba forte ...
[spoiler]IL TEMPO (A. MELLONE) - E ci risiamo. La lazialità è così. Quando hai l’onore di essere parte di una grande comunità, che si chiama Polisportiva Lazio, che raggruppa decine e decine di differenti sezioni che ne fanno la più grande polisportiva europea, ente morale dal 1921, Stella d’oro al merito sportivo nel 1967, Collare d’oro al merito sportivo nel 2002, quando hai l’onore di appartenere a una storia eroica che comincia il 9 gennaio 1900, quando le colonne delle tua identità sono Silvio Piola e Fausto Coppi, quando puoi osservare le decine di medaglie d’oro e le centinaia di titoli vinti dagli atleti che gareggiano sotto le ali protettrici dell’aquila imperiale, sai che sotto il cielo esiste anche una terra sporca, e che la bellezza di questa appartenenza è troppo lucente e sgargiante per non essere insozzata e contaminata dalle faccende della bassa gente.
Ed è così, la storia laziale, ed è questa l’identità laziale: allenata alla Bellezza, forgiata alla sopportazione. Come il dio che in sé partorisce il figlio che prova ad avvelenarlo. Questo partorisce, nella fratellanza biancoceleste, un sentimento sano: un distacco imperturbabile, una distanza siderale rispetto alle sciagure che ogni tanto si abbattono sui 115 anni di storia e che alcuni, stupidamente, scambiano per cinismo o disillusione. No, la lazialità è un’identità forgiata nella sofferenza e nell’accettazione di ciò che spesso è troppo umano per essere autenticamente laziale. Il simbolo di tutto questo è la Lazio che vinse lo scudetto nel 1974: finiti i trionfi, arrivarono le tragedie. Ma il laziale sa che è questo il suo destino: guardare i bassi dell’inferno mentre stai toccando il cielo con un dito.
È un atteggiamento, uno stile, una visione della vita che consente, e che ha sempre consentito, di non montarsi mai la testa nei periodi fortunati e non sprofondare nell’angoscia e nei sentimenti popolani quando le cose non vanno per il verso giusto. Se c’è una storia grande che ti sorregge e ti abbraccia, sai che gli scandali piccoli o grandi, le disavventure minime o eclatanti, sono poco più che cronaca. Arrivano, e passano, e assieme a loro trapassano, nel dimenticatoio, coloro che hanno provato a scalfire una gloria più che centenaria. Quegli altri, quelli che dal 1927 sono gli eternamente secondi, e che sono un incidente occasionale e secondario nella storia della Capitale, non lo capiscono. E ancora provano a rinfacciare, per dire, gli undici anni di serie B del calcio laziale. Ebbene, io ero ragazzino in quegli anni, e l’amore verso la squadra che nello stemma porta il simbolo delle legioni romane e i colori della Grecia olimpica ho cominciato a coltivarlo proprio quando era più difficile farlo. E come migliaia e migliaia di altre persone.
Nella visione laziale, conta più il gol di Giuliano Fiorini in Lazio-Vicenza che lo scudetto vinto nel 2000. Siamo fatti così. Con orgoglio, come educatamente e naturalmente impone la fratellanza laziale. Sempre agli stessi dirimpettai devi poi stare a spiegare che tu non idolatri nessuno, che i re di Roma esistono solo nella testa degli illusi, e che tu tifi una maglia e quello che incarna, perché quella maglia rappresenta sempre molto, molto di più di colui che ha l’onere di indossarla. Certo, sappiamo che la storia biancoceleste, nella potenza della sua manifestazione, contiene in sé, come molte volte è stato detto, una sorta di maledizione. È una grande storia costellata di piccole storiacce che, guardacaso, si affacciano e manifestano quasi sempre nei momenti in cui la gioia sembra potersi impadronire della tua fede sportiva. Possano essere una malattia, un proiettile sbagliato, un’inchiesta, un’indagine, un tradimento, un traditore, le disgrazie arrivano sempre.
A ricordarti che non puoi mai lasciarti andare alla smodatezza, alla tracotanza, al «semo li mejo» perché questi atteggiamenti non ti appartengono, e nemmeno ti sono permessi. Hai fatto una scelta di campo, hai deciso anche tu di caricarti sulle spalle un piccolo pezzo di questa storia eroica e dolorosa, che nessuno può scalfire, indebolire o mettere in discussione. E dunque, quando arriva una tempesta, l’ennesima tempesta, senti le scosse ma senti che la roccia su cui poggi è più forte del tramestio delle onde che si agitano sotto. L’aquila è Roma, e tu voli sempre più in alto di ogni nefandezza.[/spoiler]
[spoiler]IL TEMPO (A. MELLONE) - E ci risiamo. La lazialità è così. Quando hai l’onore di essere parte di una grande comunità, che si chiama Polisportiva Lazio, che raggruppa decine e decine di differenti sezioni che ne fanno la più grande polisportiva europea, ente morale dal 1921, Stella d’oro al merito sportivo nel 1967, Collare d’oro al merito sportivo nel 2002, quando hai l’onore di appartenere a una storia eroica che comincia il 9 gennaio 1900, quando le colonne delle tua identità sono Silvio Piola e Fausto Coppi, quando puoi osservare le decine di medaglie d’oro e le centinaia di titoli vinti dagli atleti che gareggiano sotto le ali protettrici dell’aquila imperiale, sai che sotto il cielo esiste anche una terra sporca, e che la bellezza di questa appartenenza è troppo lucente e sgargiante per non essere insozzata e contaminata dalle faccende della bassa gente.
Ed è così, la storia laziale, ed è questa l’identità laziale: allenata alla Bellezza, forgiata alla sopportazione. Come il dio che in sé partorisce il figlio che prova ad avvelenarlo. Questo partorisce, nella fratellanza biancoceleste, un sentimento sano: un distacco imperturbabile, una distanza siderale rispetto alle sciagure che ogni tanto si abbattono sui 115 anni di storia e che alcuni, stupidamente, scambiano per cinismo o disillusione. No, la lazialità è un’identità forgiata nella sofferenza e nell’accettazione di ciò che spesso è troppo umano per essere autenticamente laziale. Il simbolo di tutto questo è la Lazio che vinse lo scudetto nel 1974: finiti i trionfi, arrivarono le tragedie. Ma il laziale sa che è questo il suo destino: guardare i bassi dell’inferno mentre stai toccando il cielo con un dito.
È un atteggiamento, uno stile, una visione della vita che consente, e che ha sempre consentito, di non montarsi mai la testa nei periodi fortunati e non sprofondare nell’angoscia e nei sentimenti popolani quando le cose non vanno per il verso giusto. Se c’è una storia grande che ti sorregge e ti abbraccia, sai che gli scandali piccoli o grandi, le disavventure minime o eclatanti, sono poco più che cronaca. Arrivano, e passano, e assieme a loro trapassano, nel dimenticatoio, coloro che hanno provato a scalfire una gloria più che centenaria. Quegli altri, quelli che dal 1927 sono gli eternamente secondi, e che sono un incidente occasionale e secondario nella storia della Capitale, non lo capiscono. E ancora provano a rinfacciare, per dire, gli undici anni di serie B del calcio laziale. Ebbene, io ero ragazzino in quegli anni, e l’amore verso la squadra che nello stemma porta il simbolo delle legioni romane e i colori della Grecia olimpica ho cominciato a coltivarlo proprio quando era più difficile farlo. E come migliaia e migliaia di altre persone.
Nella visione laziale, conta più il gol di Giuliano Fiorini in Lazio-Vicenza che lo scudetto vinto nel 2000. Siamo fatti così. Con orgoglio, come educatamente e naturalmente impone la fratellanza laziale. Sempre agli stessi dirimpettai devi poi stare a spiegare che tu non idolatri nessuno, che i re di Roma esistono solo nella testa degli illusi, e che tu tifi una maglia e quello che incarna, perché quella maglia rappresenta sempre molto, molto di più di colui che ha l’onere di indossarla. Certo, sappiamo che la storia biancoceleste, nella potenza della sua manifestazione, contiene in sé, come molte volte è stato detto, una sorta di maledizione. È una grande storia costellata di piccole storiacce che, guardacaso, si affacciano e manifestano quasi sempre nei momenti in cui la gioia sembra potersi impadronire della tua fede sportiva. Possano essere una malattia, un proiettile sbagliato, un’inchiesta, un’indagine, un tradimento, un traditore, le disgrazie arrivano sempre.
A ricordarti che non puoi mai lasciarti andare alla smodatezza, alla tracotanza, al «semo li mejo» perché questi atteggiamenti non ti appartengono, e nemmeno ti sono permessi. Hai fatto una scelta di campo, hai deciso anche tu di caricarti sulle spalle un piccolo pezzo di questa storia eroica e dolorosa, che nessuno può scalfire, indebolire o mettere in discussione. E dunque, quando arriva una tempesta, l’ennesima tempesta, senti le scosse ma senti che la roccia su cui poggi è più forte del tramestio delle onde che si agitano sotto. L’aquila è Roma, e tu voli sempre più in alto di ogni nefandezza.[/spoiler]
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Re: Lotito indagato dalla Procura di Napoli
sempre le stesse cose dicono, e lo stile e la storia e la morale... mo ce fanno pure gli articoli che scesa de coglioni..LazioEqualShit ha scritto:Escono anche gli articoli a difesa dell'aquila ... mai lette tante sciocchezze ... lo metto sotto spoiler perchè è roba forte ...
[spoiler]IL TEMPO (A. MELLONE) - E ci risiamo. La lazialità è così. Quando hai l’onore di essere parte di una grande comunità, che si chiama Polisportiva Lazio, che raggruppa decine e decine di differenti sezioni che ne fanno la più grande polisportiva europea, ente morale dal 1921, Stella d’oro al merito sportivo nel 1967, Collare d’oro al merito sportivo nel 2002, quando hai l’onore di appartenere a una storia eroica che comincia il 9 gennaio 1900, quando le colonne delle tua identità sono Silvio Piola e Fausto Coppi, quando puoi osservare le decine di medaglie d’oro e le centinaia di titoli vinti dagli atleti che gareggiano sotto le ali protettrici dell’aquila imperiale, sai che sotto il cielo esiste anche una terra sporca, e che la bellezza di questa appartenenza è troppo lucente e sgargiante per non essere insozzata e contaminata dalle faccende della bassa gente.
Ed è così, la storia laziale, ed è questa l’identità laziale: allenata alla Bellezza, forgiata alla sopportazione. Come il d*o che in sé partorisce il figlio che prova ad avvelenarlo. Questo partorisce, nella fratellanza biancoceleste, un sentimento sano: un distacco imperturbabile, una distanza siderale rispetto alle sciagure che ogni tanto si abbattono sui 115 anni di storia e che alcuni, stupidamente, scambiano per cinismo o disillusione. No, la lazialità è un’identità forgiata nella sofferenza e nell’accettazione di ciò che spesso è troppo umano per essere autenticamente laziale. Il simbolo di tutto questo è la Lazio che vinse lo scudetto nel 1974: finiti i trionfi, arrivarono le tragedie. Ma il laziale sa che è questo il suo destino: guardare i bassi dell’inferno mentre stai toccando il cielo con un dito.
È un atteggiamento, uno stile, una visione della vita che consente, e che ha sempre consentito, di non montarsi mai la testa nei periodi fortunati e non sprofondare nell’angoscia e nei sentimenti popolani quando le cose non vanno per il verso giusto. Se c’è una storia grande che ti sorregge e ti abbraccia, sai che gli scandali piccoli o grandi, le disavventure minime o eclatanti, sono poco più che cronaca. Arrivano, e passano, e assieme a loro trapassano, nel dimenticatoio, coloro che hanno provato a scalfire una gloria più che centenaria. Quegli altri, quelli che dal 1927 sono gli eternamente secondi, e che sono un incidente occasionale e secondario nella storia della Capitale, non lo capiscono. E ancora provano a rinfacciare, per dire, gli undici anni di serie B del calcio laziale. Ebbene, io ero ragazzino in quegli anni, e l’amore verso la squadra che nello stemma porta il simbolo delle legioni romane e i colori della Grecia olimpica ho cominciato a coltivarlo proprio quando era più difficile farlo. E come migliaia e migliaia di altre persone.
Nella visione laziale, conta più il gol di Giuliano Fiorini in Lazio-Vicenza che lo scudetto vinto nel 2000. Siamo fatti così. Con orgoglio, come educatamente e naturalmente impone la fratellanza laziale. Sempre agli stessi dirimpettai devi poi stare a spiegare che tu non idolatri nessuno, che i re di Roma esistono solo nella testa degli illusi, e che tu tifi una maglia e quello che incarna, perché quella maglia rappresenta sempre molto, molto di più di colui che ha l’onere di indossarla. Certo, sappiamo che la storia biancoceleste, nella potenza della sua manifestazione, contiene in sé, come molte volte è stato detto, una sorta di maledizione. È una grande storia costellata di piccole storiacce che, guardacaso, si affacciano e manifestano quasi sempre nei momenti in cui la gioia sembra potersi impadronire della tua fede sportiva. Possano essere una malattia, un proiettile sbagliato, un’inchiesta, un’indagine, un tradimento, un traditore, le disgrazie arrivano sempre.
A ricordarti che non puoi mai lasciarti andare alla smodatezza, alla tracotanza, al «semo li mejo» perché questi atteggiamenti non ti appartengono, e nemmeno ti sono permessi. Hai fatto una scelta di campo, hai deciso anche tu di caricarti sulle spalle un piccolo pezzo di questa storia eroica e dolorosa, che nessuno può scalfire, indebolire o mettere in discussione. E dunque, quando arriva una tempesta, l’ennesima tempesta, senti le scosse ma senti che la roccia su cui poggi è più forte del tramestio delle onde che si agitano sotto. L’aquila è Roma, e tu voli sempre più in alto di ogni nefandezza.[/spoiler]
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Re: Lotito indagato dalla Procura di Napoli
ma chi è questo Galeazzo Ciano..tico??John Locke ha scritto: sempre le stesse cose dicono, e lo stile e la storia e la morale... mo ce fanno pure gli articoli che scesa de co***oni..
buaahahahahahahahha
er cinegiornale Luce in confronto era una cricca de hipster cazzo..
er "Collare d'ORo" cmq me piace.... quello sì che je lo invidio e se lo meritano tutto....
La Sindrome di Setubal: sai benissimo di chi è la colpa, ne conosci i limiti invalicabili, l'obsolescenza naturale... eppure non vuoi ammetterlo, e al primo sorriso ti sciogli come neve al sole, e pensi si possa ripartire.
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Re: Lotito indagato dalla Procura di Napoli
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Chi fa la spia non è figlio di Maria
Claudio_asr ha scritto: ↑martedì 13 febbraio 2024, 12:26Poi se a qualcuno si fanno notare le dissonanze cognitive che applicano a Mourinho e agli altri si risente anche
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Re: Lotito indagato dalla Procura di Napoli
col fatto che questi giorni ho pochissimo tempo per stare su internet , qualche ora fa ho telefonato ad un mio amico che lavora al coni, da quello che sa lui su questa vicenda m ha detto che hanno perquisito anche gli uffici di tavecchio (e se ho capito bene anche casa)e sembra che lotito era amico di tavecchio da molto tempo e non da poco come fanno credere i giornali
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Re: Lotito indagato dalla Procura di Napoli
Angelo MelloneDaniel Faraday ha scritto: ma chi è questo Galeazzo Ciano..tico??
buaahahahahahahahha
er cinegiornale Luce in confronto era una cricca de hipster cazzo..
er "Collare d'ORo" cmq me piace.... quello sì che je lo invidio e se lo meritano tutto....
Ex (credo) Rai in quota AN e mito di una certa destra... quindi il parallelo con i cinegiornali ci sta tutto.
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Re: Lotito indagato dalla Procura di Napoli
Loro non idolatreranno nessuno ma hanno uno che si era venduto talmente tante partite che nell'80 sarebbero andati in serie B anche senza totonero... Ancora parla in radio, introdotto al grido di "Grande Capitano!"...LazioEqualShit ha scritto:Escono anche gli articoli a difesa dell'aquila ... mai lette tante sciocchezze ... lo metto sotto spoiler perchè è roba forte ...
[spoiler]IL TEMPO (A. MELLONE) - E ci risiamo. La lazialità è così. Quando hai l’onore di essere parte di una grande comunità, che si chiama Polisportiva Lazio, che raggruppa decine e decine di differenti sezioni che ne fanno la più grande polisportiva europea, ente morale dal 1921, Stella d’oro al merito sportivo nel 1967, Collare d’oro al merito sportivo nel 2002, quando hai l’onore di appartenere a una storia eroica che comincia il 9 gennaio 1900, quando le colonne delle tua identità sono Silvio Piola e Fausto Coppi, quando puoi osservare le decine di medaglie d’oro e le centinaia di titoli vinti dagli atleti che gareggiano sotto le ali protettrici dell’aquila imperiale, sai che sotto il cielo esiste anche una terra sporca, e che la bellezza di questa appartenenza è troppo lucente e sgargiante per non essere insozzata e contaminata dalle faccende della bassa gente.
Ed è così, la storia laziale, ed è questa l’identità laziale: allenata alla Bellezza, forgiata alla sopportazione. Come il d*o che in sé partorisce il figlio che prova ad avvelenarlo. Questo partorisce, nella fratellanza biancoceleste, un sentimento sano: un distacco imperturbabile, una distanza siderale rispetto alle sciagure che ogni tanto si abbattono sui 115 anni di storia e che alcuni, stupidamente, scambiano per cinismo o disillusione. No, la lazialità è un’identità forgiata nella sofferenza e nell’accettazione di ciò che spesso è troppo umano per essere autenticamente laziale. Il simbolo di tutto questo è la Lazio che vinse lo scudetto nel 1974: finiti i trionfi, arrivarono le tragedie. Ma il laziale sa che è questo il suo destino: guardare i bassi dell’inferno mentre stai toccando il cielo con un dito.
È un atteggiamento, uno stile, una visione della vita che consente, e che ha sempre consentito, di non montarsi mai la testa nei periodi fortunati e non sprofondare nell’angoscia e nei sentimenti popolani quando le cose non vanno per il verso giusto. Se c’è una storia grande che ti sorregge e ti abbraccia, sai che gli scandali piccoli o grandi, le disavventure minime o eclatanti, sono poco più che cronaca. Arrivano, e passano, e assieme a loro trapassano, nel dimenticatoio, coloro che hanno provato a scalfire una gloria più che centenaria. Quegli altri, quelli che dal 1927 sono gli eternamente secondi, e che sono un incidente occasionale e secondario nella storia della Capitale, non lo capiscono. E ancora provano a rinfacciare, per dire, gli undici anni di serie B del calcio laziale. Ebbene, io ero ragazzino in quegli anni, e l’amore verso la squadra che nello stemma porta il simbolo delle legioni romane e i colori della Grecia olimpica ho cominciato a coltivarlo proprio quando era più difficile farlo. E come migliaia e migliaia di altre persone.
Nella visione laziale, conta più il gol di Giuliano Fiorini in Lazio-Vicenza che lo scudetto vinto nel 2000. Siamo fatti così. Con orgoglio, come educatamente e naturalmente impone la fratellanza laziale. Sempre agli stessi dirimpettai devi poi stare a spiegare che tu non idolatri nessuno, che i re di Roma esistono solo nella testa degli illusi, e che tu tifi una maglia e quello che incarna, perché quella maglia rappresenta sempre molto, molto di più di colui che ha l’onere di indossarla. Certo, sappiamo che la storia biancoceleste, nella potenza della sua manifestazione, contiene in sé, come molte volte è stato detto, una sorta di maledizione. È una grande storia costellata di piccole storiacce che, guardacaso, si affacciano e manifestano quasi sempre nei momenti in cui la gioia sembra potersi impadronire della tua fede sportiva. Possano essere una malattia, un proiettile sbagliato, un’inchiesta, un’indagine, un tradimento, un traditore, le disgrazie arrivano sempre.
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We came, we saw, we kicked its ass!
"Posso affermare, con il rispetto dovuto alle società che mi hanno fatto lavorare, che alla Roma si rimane calciatori giallorossi per tutta la vita." - A. Venturi, 2016
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Re: Lotito indagato dalla Procura di Napoli
come immaginavo... ha pisciato troppo fuori dal vaso
il sistema dai factotum esige moderazione, un fare nascosto, grande ipocrisia
questo è un povero troglodita del potere e come tale, il Potere sta per lui preparando il frullatore
auguri claudie'
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questo è un povero troglodita del potere e come tale, il Potere sta per lui preparando il frullatore
auguri claudie'
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Re: Lotito indagato dalla Procura di Napoli
quanto ci godrei...Daniel Faraday ha scritto:come immaginavo... ha pisciato troppo fuori dal vaso
il sistema dai factotum esige moderazione, un fare nascosto, grande ipocrisia
questo è un povero troglodita del potere e come tale, il Potere sta per lui preparando il frullatore
auguri claudie'
...però "la pirateria uccide il calcio"
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Re: Lotito indagato dalla Procura di Napoli
l'unico giornale romano che dà spazio a sti mitomani burini non può che essere il mein kampf de noantri
voglia di stringersi un po'... curva sud roma vecchie maniere...
Re: Lotito indagato dalla Procura di Napoli
nell'intervista non l'ho visto cosi' tranquillo tavecchio,preghiamo insiemeChiamatoreMascherato ha scritto:col fatto che questi giorni ho pochissimo tempo per stare su internet , qualche ora fa ho telefonato ad un mio amico che lavora al coni, da quello che sa lui su questa vicenda m ha detto che hanno perquisito anche gli uffici di tavecchio (e se ho capito bene anche casa)e sembra che lotito era amico di tavecchio da molto tempo e non da poco come fanno credere i giornali
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Re: Lotito indagato dalla Procura di Napoli
Scusame Daniel, ma quando hai scritto 'ste cose qui sotto t'avevano rubato l'account...?Daniel Faraday ha scritto:come immaginavo... ha pisciato troppo fuori dal vaso
il sistema dai factotum esige moderazione, un fare nascosto, grande ipocrisia
questo è un povero troglodita del potere e come tale, il Potere sta per lui preparando il frullatore
auguri claudie'
Daniel Faraday ha scritto: pochi ca##i: avessimo noi UN dirigente come lotito...
che amarena...
Daniel Faraday ha scritto:l' ho sempre considerato il + bravo di tutti
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Re: Lotito indagato dalla Procura di Napoli
Non hai mai visto lost? Se l'hai visto e pensi proprio a Daniel faraday, allora è spiegabilealectric ha scritto: Scusame Daniel, ma quando hai scritto 'ste cose qui sotto t'avevano rubato l'account...?
Re: Lotito indagato dalla Procura di Napoli
lele ha scritto: Non hai mai visto lost? Se l'hai visto e pensi proprio a Daniel faraday, allora è spiegabile
Chi c’è in linea
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