Giancarlo Dotto
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Giancarlo Dotto
Il microfono selvaggio: un gioco al massacro nella Roma città aperta
CORSPORT (G. DOTTO) - Squilla il cellulare. Una ragazza di una radio locale mi chiede con grazia se sono disponibile per un intervento. Sono disponibile. Parlo con gente che sa il fatto suo, rispondo, mi diffondo, pontifico quasi mezz’ora su tutto lo scibile romanista. Zeman, Baldini, De Rossi, Osvaldo e Totti. Saluto, smorzo la tromba, chiudo. Avverto un oscuro disagio. Sento di aver partecipato una volta di più a un festino collettivo che ha qualcosa di abnorme, se non di malsano. Nello stesso istante in cui scrivo queste cose, pomeriggio inoltrato, radio romane sparse sono accese a perdifiato sul tema, conduttori in sede, opinionisti e ascoltatori al telefono. Sarebbe lo stesso se fosse l’alba o notte fonda. Un blob gelatinoso che ogni giorno si gonfia, evacua e ricomincia daccapo la mattina dopo. Un colossale barbecue di massa, solo che, invece di polli o salsicce, ci si diverte a grigliare persone. Si gioca al massacro.
E’ la democrazia del microfono, la Roma città aperta dei giorni nostri. Da queste parti un microfono non si nega a nessuno. Il piatto forte di questi giorni è Daniele Rossi, l’ultimo osso da spolpare. Era un eroe della pelle romanista, è diventato un fellone, un mangiapane a tradimento, uno scansafatiche, secondo alcuni uno che rema contro. Da spedire con urgenza altrove. Risultato: le vene del suo collo non diventeranno più turgide, almeno dentro una maglia gialla e rossa. Il ragazzo ha sale in zucca, avrà capito qualcosa in più sulla psicologia di massa e troverà meno angoscioso a gennaio l’eventuale aereo per Manchester, Parigi o Madrid. Tutto si annulla nella marmellata delle voci. Tutto e il contrario di tutto. E’ stato così con Pizarro, Vucinic, Borriello, tanti altri prima di loro.
Franco Baldini ha ragione e torto allo stesso tempo. Ha ragione quando dice che Roma è una città calcisticamente impossibile, intossicata dall’abuso di parola. Ha torto quando denuncia il problema come puro malessere da esorcizzare con il “bel gesto” della sottrazione, così caro alla sua estetica della vita. Dice “non me li filo” ma poi dimostra, nei fatti e nelle ansie, di filarseli eccome, anche troppo. Il fenomeno esiste, può dispiacerti quanto vuoi, ma non si elude con una formulazione elegante, tantomeno negandosi al telefono o all’invito a cena. Se vuoi ignorarlo devi farlo fino in fondo, se accetti di confrontarti lo fai senza timidezze. In entrambi i casi, con la necessaria virilità. Lo sfogo urlato del ragazzotto senza arte nè parte che alimenta via etere il proprio ego, rilanciato dai siti web e dai social network, incide oggi più del concetto su carta di un opinionista togato. Che, a sua volta, per tenersi a galla cede volentieri alla tentazione di diventare quello che non è mai stato, un tribuno microfonato. E’ il mondo che si è trasformato, bellezza. E non vuol dire che sia un mondo migliore.
Io sono per il confronto, meglio ancora lo scontro. I temi non mancano. Uno su tutti: le radio locali romane hanno modificato, più della stessa televisione, l’indole del tifoso? Dirottato la sua libido dallo stadio della domenica alla chiacchiera della settimana, da comparse qualunque del rito collettivo a protagonisti, si fa per dire, della piazzata mediatica? Esaurito il suo godimento nella parola, il tifoso, svuotato, si accascia la domenica in una comoda poltrona sintonizzata su Sky o Mediaset. Un tifoso impoverito. Il tema è anche un altro. Questa democrazia selvaggia della parola a tutti fa il gioco dei peggiori. E cioè, improvvisatori, mestatori, quelli che tengono famiglia, la propria, e vogliono sfasciare quella degli altri. In questo suk dell’oralità sfrenata trovi di tutto, ragazzi di talento e rabbiosi giacobini, professionisti con i fiocchi e avventurieri senza avventura. Non aver regolamentato radio e internet apre a un teppismo illimitato della parola dalle conseguenze a volte spassose (vedi il noto calciatore che, colto da euforia da twitter, c’informa di tutto, che si è appena infilato il pigiama per andare a letto ma poi perde la trebisonda, insulta o prende a schiaffi il detrattore che, invece di congratularsi per il suo pigiama, lo svillaneggia).
La domanda è: se si esige una patente per guidare uno scooter o il porto d’armi per tenere in casa una Beretta, perchè non prescrivere una patente anche per guidare un microfono, che è pericoloso almeno quanto uno scooter o una Beretta? Si chiama circo mediatico, ma non c’è circo, anche il più straccione, che non faccia l’esame al saltimbanco.
CORSPORT (G. DOTTO) - Squilla il cellulare. Una ragazza di una radio locale mi chiede con grazia se sono disponibile per un intervento. Sono disponibile. Parlo con gente che sa il fatto suo, rispondo, mi diffondo, pontifico quasi mezz’ora su tutto lo scibile romanista. Zeman, Baldini, De Rossi, Osvaldo e Totti. Saluto, smorzo la tromba, chiudo. Avverto un oscuro disagio. Sento di aver partecipato una volta di più a un festino collettivo che ha qualcosa di abnorme, se non di malsano. Nello stesso istante in cui scrivo queste cose, pomeriggio inoltrato, radio romane sparse sono accese a perdifiato sul tema, conduttori in sede, opinionisti e ascoltatori al telefono. Sarebbe lo stesso se fosse l’alba o notte fonda. Un blob gelatinoso che ogni giorno si gonfia, evacua e ricomincia daccapo la mattina dopo. Un colossale barbecue di massa, solo che, invece di polli o salsicce, ci si diverte a grigliare persone. Si gioca al massacro.
E’ la democrazia del microfono, la Roma città aperta dei giorni nostri. Da queste parti un microfono non si nega a nessuno. Il piatto forte di questi giorni è Daniele Rossi, l’ultimo osso da spolpare. Era un eroe della pelle romanista, è diventato un fellone, un mangiapane a tradimento, uno scansafatiche, secondo alcuni uno che rema contro. Da spedire con urgenza altrove. Risultato: le vene del suo collo non diventeranno più turgide, almeno dentro una maglia gialla e rossa. Il ragazzo ha sale in zucca, avrà capito qualcosa in più sulla psicologia di massa e troverà meno angoscioso a gennaio l’eventuale aereo per Manchester, Parigi o Madrid. Tutto si annulla nella marmellata delle voci. Tutto e il contrario di tutto. E’ stato così con Pizarro, Vucinic, Borriello, tanti altri prima di loro.
Franco Baldini ha ragione e torto allo stesso tempo. Ha ragione quando dice che Roma è una città calcisticamente impossibile, intossicata dall’abuso di parola. Ha torto quando denuncia il problema come puro malessere da esorcizzare con il “bel gesto” della sottrazione, così caro alla sua estetica della vita. Dice “non me li filo” ma poi dimostra, nei fatti e nelle ansie, di filarseli eccome, anche troppo. Il fenomeno esiste, può dispiacerti quanto vuoi, ma non si elude con una formulazione elegante, tantomeno negandosi al telefono o all’invito a cena. Se vuoi ignorarlo devi farlo fino in fondo, se accetti di confrontarti lo fai senza timidezze. In entrambi i casi, con la necessaria virilità. Lo sfogo urlato del ragazzotto senza arte nè parte che alimenta via etere il proprio ego, rilanciato dai siti web e dai social network, incide oggi più del concetto su carta di un opinionista togato. Che, a sua volta, per tenersi a galla cede volentieri alla tentazione di diventare quello che non è mai stato, un tribuno microfonato. E’ il mondo che si è trasformato, bellezza. E non vuol dire che sia un mondo migliore.
Io sono per il confronto, meglio ancora lo scontro. I temi non mancano. Uno su tutti: le radio locali romane hanno modificato, più della stessa televisione, l’indole del tifoso? Dirottato la sua libido dallo stadio della domenica alla chiacchiera della settimana, da comparse qualunque del rito collettivo a protagonisti, si fa per dire, della piazzata mediatica? Esaurito il suo godimento nella parola, il tifoso, svuotato, si accascia la domenica in una comoda poltrona sintonizzata su Sky o Mediaset. Un tifoso impoverito. Il tema è anche un altro. Questa democrazia selvaggia della parola a tutti fa il gioco dei peggiori. E cioè, improvvisatori, mestatori, quelli che tengono famiglia, la propria, e vogliono sfasciare quella degli altri. In questo suk dell’oralità sfrenata trovi di tutto, ragazzi di talento e rabbiosi giacobini, professionisti con i fiocchi e avventurieri senza avventura. Non aver regolamentato radio e internet apre a un teppismo illimitato della parola dalle conseguenze a volte spassose (vedi il noto calciatore che, colto da euforia da twitter, c’informa di tutto, che si è appena infilato il pigiama per andare a letto ma poi perde la trebisonda, insulta o prende a schiaffi il detrattore che, invece di congratularsi per il suo pigiama, lo svillaneggia).
La domanda è: se si esige una patente per guidare uno scooter o il porto d’armi per tenere in casa una Beretta, perchè non prescrivere una patente anche per guidare un microfono, che è pericoloso almeno quanto uno scooter o una Beretta? Si chiama circo mediatico, ma non c’è circo, anche il più straccione, che non faccia l’esame al saltimbanco.
Ich begriff, daß Menschen zwar zueinander sprechen, aber sich nicht verstehen; daß ihre Worte Stöße sind, die an den Worten der anderen abprallen; daß es keine größere Illusion gibt als die Meinung, Sprache sei ein Mittel der Kommunikation zwischen Menschen.
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Re: Il microfono selvaggio
This is the end
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My only friend, the end
Of our elaborate plans, the end
Of everything that stands, the end
No safety or surprise, the end
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- shaka
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Re: Il microfono selvaggio
gran pezzo...
shaka ha scritto:Grande Ramon, ora deve andare al prossimo incontro, accettare tutte le richieste di quel maiale di Atangana, firmare tutto, poi s'abbassa i pantaloni davanti a tutti, se mette in posizione de squat e su quel foglio ce fa na bella cacata
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Re: Il microfono selvaggio
avrebbe pure una sua credibilità 'sto articolo, se non fosse scritto sul Corriere dello Sport, che da qualche tempo a questa parte di saltimbanchi ne annovera davvero tanti.
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Re: Il microfono selvaggio
D'accordissimo per quanto riguarda il giudizio sul CdS: pessimo quotidiano e non da oggi, ma la credibilità di un articolo dipende esclusivamente dal suo autore.Thanos_endspur ha scritto:avrebbe pure una sua credibilità 'sto articolo, se non fosse scritto sul Corriere dello Sport, che da qualche tempo a questa parte di saltimbanchi ne annovera davvero tanti.
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settimottavoposto
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Re: Il microfono selvaggio
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Ultima modifica di porcaccia il giovedì 21 aprile 2016, 10:01, modificato 1 volta in totale.
Non ho capito un ciufolo della vita
paz ha scritto: Poi Danilo ha un qualcosa in più: ha quel tocco macho del bestemmiatore solitario, insomma, di chi non conosce solo le vette ardite dell'intelletto, ma anche la suburra della materialità.
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Re: Il microfono selvaggio
Thanos_endspur ha scritto:avrebbe pure una sua credibilità 'sto articolo, se non fosse scritto sul Corriere dello Sport, che da qualche tempo a questa parte di saltimbanchi ne annovera davvero tanti.
però l'opinione di dotto vale come sua opinione, non come opinione del corsport.
E ringraziate che ci sono io, che sono una moltitudine
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Re: Il microfono selvaggio
non sono d'accordo. Una settimana fa e' stata convocata una conferenza stampa perche' la quantita' di vaccate scritte sui giornali, in primis il corriere, era arrivato al livello di destabilizzare la societa'. Ora, dove sono gli articoli di scuse? Dove sono le accuse di essere dei saltimbanchi ai vari giornalisti di carta stampata?paz ha scritto:
però l'opinione di dotto vale come sua opinione, non come opinione del corsport.
E' sempre importante da quale pulpito la predica viene, perche' di travi e pagliuzze la storia e' piena. Quindi trovo fondamentalmente ipocrita questo pezzo: insomma, se il clima e' avvelenato, una buona dose di colpa e' dei quotidiani, il corriere dello sport su tutti.
Poi, entrando nel merito dell'articolo, in generale sto potere di dare patenti di legittimita' a parlare o meno io non lo riesco a riconoscere a nessuno. Questo pezzo non e' altro che un minestrone populista, che spara nel mucchio. Ci sono radio che sono vergognose per forma e contenuti, ci sono radio che tentano piu' o meno di fare un lavoro onesto di intrattenimento e di informazione, cosi' come ci sono giornalisti della carta stampata che scrivono vaccate spesso per interessi malcelati, ed altri che fanno discretamente il loro lavoro. Ma ovviamente e' piu' facile prendersela con un'altra categoria, no?
- shaka
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Re: Il microfono selvaggio
però scusate a me sembra che dotto se la prenda con i radioascoltatori che chiamano e quelli che mandano sms...non con gli speaker
shaka ha scritto:Grande Ramon, ora deve andare al prossimo incontro, accettare tutte le richieste di quel maiale di Atangana, firmare tutto, poi s'abbassa i pantaloni davanti a tutti, se mette in posizione de squat e su quel foglio ce fa na bella cacata
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Re: Il microfono selvaggio
io non sono entrato nel merito del contenuto dell'articolo. Il tema è di retroguardia. C'è solo un punto che secondo me è interessante, quello del conflitto, sia perché fa parte del background culturale di dotto, sia perché per la prima volta qualcuno sostiene di far saltare il banco attraverso uno scontro aperto - e non, ad esempio, attraverso criptiche frecciatine che tutti si scambiano reciprocamente, senza però osare apertamente (e infatti la discussione di TRS di stamattina è stata la consueta sequela di luoghi comuni) e discutere seriamente. Qui mi fermo per non annoiare te e il forum.Thanos_endspur ha scritto: non sono d'accordo. Una settimana fa e' stata convocata una conferenza stampa perche' la quantita' di vaccate scritte sui giornali, in primis il corriere, era arrivato al livello di destabilizzare la societa'. Ora, dove sono gli articoli di scuse? Dove sono le accuse di essere dei saltimbanchi ai vari giornalisti di carta stampata?
E' sempre importante da quale pulpito la predica viene, perche' di travi e pagliuzze la storia e' piena. Quindi trovo fondamentalmente ipocrita questo pezzo: insomma, se il clima e' avvelenato, una buona dose di colpa e' dei quotidiani, il corriere dello sport su tutti.
Sulla prima parte non ho nulla da obiettare: se vai a vedere i miei post passati noterai quanto io concordi con te. Però l'art. di dotto si riferisce alle radio, anzi "alla democrazia delle radio". Dotto non può essere accusato di cose che non ha scritto, e non può essere nemmeno accusato di quello che scrive roberto maida (cazzaro come pochi) o d'ubaldo e nemmeno della politica editoriale di quella ***** di vocalelli, quella sì destabilizzante - anche se un art. sulle amicizie di baldini dell'anno scorso grida vendetta e me lo ha fatto calare.
Il giornalismo romano è una fogna, bien sûr. Se qualche giornalista lo dice insieme a noi, non mi pare degno di accusa. si ragioni sul perché lui denunci la fogna e se le argomentazioni che porta sono giuste o sono banalità. Se dobbiamo sempre giudicare lo sfondo, nessuno è più degno di dire nulla
Poi, entrando nel merito dell'articolo, in generale sto potere di dare patenti di legittimita' a parlare o meno io non lo riesco a riconoscere a nessuno. Questo pezzo non e' altro che un minestrone populista, che spara nel mucchio. Ci sono radio che sono vergognose per forma e contenuti, ci sono radio che tentano piu' o meno di fare un lavoro onesto di intrattenimento e di informazione, cosi' come ci sono giornalisti della carta stampata che scrivono vaccate spesso per interessi malcelati, ed altri che fanno discretamente il loro lavoro. Ma ovviamente e' piu' facile prendersela con un'altra categoria, no?
E ringraziate che ci sono io, che sono una moltitudine
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Re: Il microfono selvaggio
ho riletto piu' attentamente dopo il tuo intervento, e in effetti non mi e' chiara al 100% la cosa, ma probabilmente si riferisce a tutto l'ambiente delle radio, compresi gli ascoltatori.shaka ha scritto:però scusate a me sembra che dotto se la prenda con i radioascoltatori che chiamano e quelli che mandano sms...non con gli speaker
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Re: Il microfono selvaggio
quest'articolo non mi piace molto e sospetto che dotto lo abbia fatto sotto dettatura
voglia di stringersi un po'... curva sud roma vecchie maniere...
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Re: Il microfono selvaggio
credo di non aver capito del tutto cosa intendi, comunque ti assicuro che se ti va di estendere un po' questo punto non mi annoiero' assolutamentepaz ha scritto:io non sono entrato nel merito del contenuto dell'articolo. Il tema è di retroguardia. C'è solo un punto che secondo me è interessante, quello del conflitto, sia perché fa parte del background culturale di dotto, sia perché per la prima volta qualcuno sostiene di far saltare il banco attraverso uno scontro aperto - e non, ad esempio, attraverso criptiche frecciatine che tutti si scambiano reciprocamente, senza però osare apertamente (e infatti la discussione di TRS di stamattina è stata la consueta sequela di luoghi comuni) e discutere seriamente. Qui mi fermo per non annoiare te e il forum.
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Re: Il microfono selvaggio
io vorrei capire qual e' la tesi che si porta avanti in questo articolo. La premessa e' corretta: in giro si sentono tante cazzate. Radio, social network e compagnia bella hanno permesso a tutti di poter parlare di tutto, cosa che ha inevitabilmente portato ad un aumento vertiginoso del tasso di idiozie a cui siamo sottoposti tutti i giorni. Basta leggere i commenti su facebook a un qualunque articolo di Repubblica per rendersi conto di quante persone abusino della liberta' di parola.
Ora, se quest'articolo voleva essere una provocazione sulla comunicazione del Terzo Millennio, ben venga, ma mi pare sinceramente mal riuscito in quanto tale, sia perche' ha limitato l'ambito a quello delle radio romane, dove e' facile sparare nel mucchio, sia perche' la soluzione provocatoriamente proposta e' chiaramente reazionaria: chiudere i bocchettoni, richiedere una patente di parola.
L'unico modo invece di reagire in maniera positiva a questo problema e' fortificare il proprio spirito critico, imparare ancora meglio a discernere le cazzate dalle opinioni degne di essere ascoltate, ed anche instillare questo spirito critico nelle persone dovrebbe essere un obiettivo dei giornalisti, invece di pensare che il problema sia che "Lo sfogo urlato del ragazzotto senza arte nè parte che alimenta via etere il proprio ego, rilanciato dai siti web e dai social network, incide oggi più del concetto su carta di un opinionista togato".
Ora, se quest'articolo voleva essere una provocazione sulla comunicazione del Terzo Millennio, ben venga, ma mi pare sinceramente mal riuscito in quanto tale, sia perche' ha limitato l'ambito a quello delle radio romane, dove e' facile sparare nel mucchio, sia perche' la soluzione provocatoriamente proposta e' chiaramente reazionaria: chiudere i bocchettoni, richiedere una patente di parola.
L'unico modo invece di reagire in maniera positiva a questo problema e' fortificare il proprio spirito critico, imparare ancora meglio a discernere le cazzate dalle opinioni degne di essere ascoltate, ed anche instillare questo spirito critico nelle persone dovrebbe essere un obiettivo dei giornalisti, invece di pensare che il problema sia che "Lo sfogo urlato del ragazzotto senza arte nè parte che alimenta via etere il proprio ego, rilanciato dai siti web e dai social network, incide oggi più del concetto su carta di un opinionista togato".
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Re: Il microfono selvaggio
Il commento di un molisano/trentino/umbro dopo aver letto l'articolo "Certo questi romanisti sono proprio stupidi"
Tifoso tarzanELLO porti male
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