Zlatan Ibrahimović
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Re: Zlatan Ibrahimović, un uomo di parola...
ma non era ibrahimovic a vantarsi di aver fatto arti marziali?postromantico ha scritto: il ragazzone in foto gli ruppe una costola.
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Re: Zlatan Ibrahimović, un uomo di parola...
Da "Io Ibra" biografia ufficiale dell'idiota svedese.
Io non mi vendico con le parole ma con il corpo, e lo dissi anche a Onyewu. Ma lui continuava
come se niente fosse, giorno dopo giorno: «Tu e la tua cazzo di bocca» diceva. Un
giorno, durante una partitella, gridai: «Quello non era fallo» e lui mi fece segno con il dito di
stare zitto, tipo: «Vedi, dici solo stronzate». Lì pensai: “Adesso basta, adesso la misura è
colma”.
«Sta’ attento» gli dissi.
Lui mi fece di nuovo segno col dito e allora vidi rosso. Ma non dissi nulla, non una parola,
“Quel bastardo vedrà come parlo in certe situazioni” pensai, e appena ebbe di nuovo la palla
entrai su di lui a piedi uniti. Ma lui mi vide, fece in tempo a spostarsi di lato e finimmo a terra
entrambi. Pensai: “Merda, l’ho mancato. Lo beccherò la prossima volta”. Ma quando mi alzai
per andarmene ricevetti un pugno sulla spalla, e non fu davvero una buona idea, Oguchi
Onyewu.
Gli risposi con una testata e scoppiò la rissa, e non sto parlando di una piccola zuffa
qualsiasi. Volevamo farci a pezzi. Fu uno scontro durissimo, eravamo due ragazzi di più di
novanta chili e rotolavamo tirandoci ginocchiate e pugni, e naturalmente tutta la squadra si
precipitò per cercare di dividerci. Ma non era facile, eravamo furiosi, impazziti di rabbia, e ok,
in campo devi avere adrenalina, devi combattere, ma quello superava i limiti. Era come una
questione di vita o di morte. Ma la cosa più brutta successe dopo: Onyewu si mise in ginocchio
sul campo a pregare Dio con le lacrime agli occhi, si fece il segno della croce. Io pensai:
“Ma che sta facendo?” e mi salì ancora di più la rabbia. La vedevo come una provocazione, e
a quel punto mi si avvicinò Allegri: «Calmati, Ibra». Ma non servì. Lo spinsi da parte e corsi di
nuovo verso Oguchi, ma venni fermato dai compagni e probabilmente fu un bene: sarebbe
potuta finire molto male. Più tardi Allegri ci convocò tutti e due, ci stringemmo la mano e ci
scusammo. Ma Oguchi era freddo come un pesce. “Se lui è freddo, sarò freddo anch’io, nessun
problema” pensai, e poco dopo mi riaccompagnarono a casa. Allora telefonai a Galliani, e
dovete saperlo, non mi piace dare la colpa agli altri. Non è da uomo. È meschino, soprattutto
in una squadra dove ti sei assunto il ruolo di leader.
«Ascolta» dissi a Galliani, «è successa una brutta cosa in allenamento. È stata colpa mia
e me ne assumo la responsabilità. Voglio chiedere scusa e puoi darmi la punizione che ti
pare.»
«Ibra» fece lui, «questo è il Milan. Noi non lavoriamo così. Tu hai già chiesto scusa. Adesso
guardiamo avanti.»
Ma non era ancora finita. All’allenamento c’erano dei tifosi e la storia arrivò ai giornali.
Nessuno conosceva i retroscena, ma si seppe della rissa. C’erano volute dieci persone per
separarci, scrivevano, e si parlò di preoccupazione nella squadra, di Ibra bad boy e tutta la
solita solfa. Non me ne fregava niente, scrivessero pure quel che volevano! Ma sentivo un
dolore fortissimo al torace, facemmo un controllo e venne fuori che nello scontro mi ero rotto
una costola. Per le costole rotte non c’è rimedio, e i medici poterono soltanto farmi una fasciatura.
Non era esattamente la cosa migliore che potesse succedere in quel momento.
Io non mi vendico con le parole ma con il corpo, e lo dissi anche a Onyewu. Ma lui continuava
come se niente fosse, giorno dopo giorno: «Tu e la tua cazzo di bocca» diceva. Un
giorno, durante una partitella, gridai: «Quello non era fallo» e lui mi fece segno con il dito di
stare zitto, tipo: «Vedi, dici solo stronzate». Lì pensai: “Adesso basta, adesso la misura è
colma”.
«Sta’ attento» gli dissi.
Lui mi fece di nuovo segno col dito e allora vidi rosso. Ma non dissi nulla, non una parola,
“Quel bastardo vedrà come parlo in certe situazioni” pensai, e appena ebbe di nuovo la palla
entrai su di lui a piedi uniti. Ma lui mi vide, fece in tempo a spostarsi di lato e finimmo a terra
entrambi. Pensai: “Merda, l’ho mancato. Lo beccherò la prossima volta”. Ma quando mi alzai
per andarmene ricevetti un pugno sulla spalla, e non fu davvero una buona idea, Oguchi
Onyewu.
Gli risposi con una testata e scoppiò la rissa, e non sto parlando di una piccola zuffa
qualsiasi. Volevamo farci a pezzi. Fu uno scontro durissimo, eravamo due ragazzi di più di
novanta chili e rotolavamo tirandoci ginocchiate e pugni, e naturalmente tutta la squadra si
precipitò per cercare di dividerci. Ma non era facile, eravamo furiosi, impazziti di rabbia, e ok,
in campo devi avere adrenalina, devi combattere, ma quello superava i limiti. Era come una
questione di vita o di morte. Ma la cosa più brutta successe dopo: Onyewu si mise in ginocchio
sul campo a pregare Dio con le lacrime agli occhi, si fece il segno della croce. Io pensai:
“Ma che sta facendo?” e mi salì ancora di più la rabbia. La vedevo come una provocazione, e
a quel punto mi si avvicinò Allegri: «Calmati, Ibra». Ma non servì. Lo spinsi da parte e corsi di
nuovo verso Oguchi, ma venni fermato dai compagni e probabilmente fu un bene: sarebbe
potuta finire molto male. Più tardi Allegri ci convocò tutti e due, ci stringemmo la mano e ci
scusammo. Ma Oguchi era freddo come un pesce. “Se lui è freddo, sarò freddo anch’io, nessun
problema” pensai, e poco dopo mi riaccompagnarono a casa. Allora telefonai a Galliani, e
dovete saperlo, non mi piace dare la colpa agli altri. Non è da uomo. È meschino, soprattutto
in una squadra dove ti sei assunto il ruolo di leader.
«Ascolta» dissi a Galliani, «è successa una brutta cosa in allenamento. È stata colpa mia
e me ne assumo la responsabilità. Voglio chiedere scusa e puoi darmi la punizione che ti
pare.»
«Ibra» fece lui, «questo è il Milan. Noi non lavoriamo così. Tu hai già chiesto scusa. Adesso
guardiamo avanti.»
Ma non era ancora finita. All’allenamento c’erano dei tifosi e la storia arrivò ai giornali.
Nessuno conosceva i retroscena, ma si seppe della rissa. C’erano volute dieci persone per
separarci, scrivevano, e si parlò di preoccupazione nella squadra, di Ibra bad boy e tutta la
solita solfa. Non me ne fregava niente, scrivessero pure quel che volevano! Ma sentivo un
dolore fortissimo al torace, facemmo un controllo e venne fuori che nello scontro mi ero rotto
una costola. Per le costole rotte non c’è rimedio, e i medici poterono soltanto farmi una fasciatura.
Non era esattamente la cosa migliore che potesse succedere in quel momento.
Non ho capito un ciufolo della vita
paz ha scritto: Poi Danilo ha un qualcosa in più: ha quel tocco macho del bestemmiatore solitario, insomma, di chi non conosce solo le vette ardite dell'intelletto, ma anche la suburra della materialità.
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Re: Zlatan Ibrahimović, un uomo di parola...
ChiamatoreMascherato ha scritto: ma non era ibrahimovic a vantarsi di aver fatto arti marziali?
appunto, se non le aveva fatte ora era sulla sedia a rotelle ...
Lo scopo non è comprare giocatori, lo scopo è comprare vittorie, ecco 25 giocatori sottovalutati, un'isola dei giocattoli difettosi, qui dentro c'è una squadra vincente che possiamo permetterci
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Re: Zlatan Ibrahimović, un uomo di parola...
quante cazzate avrà scritto?porcaccia ha scritto:Da "Io Ibra" biografia ufficiale dell'idiota svedese.
Io non mi vendico con le parole ma con il corpo, e lo dissi anche a Onyewu. Ma lui continuava
come se niente fosse, giorno dopo giorno: «Tu e la tua ca##o di bocca» diceva. Un
giorno, durante una partitella, gridai: «Quello non era fallo» e lui mi fece segno con il dito di
stare zitto, tipo: «Vedi, dici solo stron##te». Lì pensai: “Adesso basta, adesso la misura è
colma”.
«Sta’ attento» gli dissi.
Lui mi fece di nuovo segno col dito e allora vidi rosso. Ma non dissi nulla, non una parola,
“Quel bastardo vedrà come parlo in certe situazioni” pensai, e appena ebbe di nuovo la palla
entrai su di lui a piedi uniti. Ma lui mi vide, fece in tempo a spostarsi di lato e finimmo a terra
entrambi. Pensai: “me#da, l’ho mancato. Lo beccherò la prossima volta”. Ma quando mi alzai
per andarmene ricevetti un pugno sulla spalla, e non fu davvero una buona idea, Oguchi
Onyewu.
Gli risposi con una testata e scoppiò la rissa, e non sto parlando di una piccola zuffa
qualsiasi. Volevamo farci a pezzi. Fu uno scontro durissimo, eravamo due ragazzi di più di
novanta chili e rotolavamo tirandoci ginocchiate e pugni, e naturalmente tutta la squadra si
precipitò per cercare di dividerci. Ma non era facile, eravamo furiosi, impazziti di rabbia, e ok,
in campo devi avere adrenalina, devi combattere, ma quello superava i limiti. Era come una
questione di vita o di morte. Ma la cosa più brutta successe dopo: Onyewu si mise in ginocchio
sul campo a pregare d*o con le lacrime agli occhi, si fece il segno della croce. Io pensai:
“Ma che sta facendo?” e mi salì ancora di più la rabbia. La vedevo come una provocazione, e
a quel punto mi si avvicinò Allegri: «Calmati, Ibra». Ma non servì. Lo spinsi da parte e corsi di
nuovo verso Oguchi, ma venni fermato dai compagni e probabilmente fu un bene: sarebbe
potuta finire molto male. Più tardi Allegri ci convocò tutti e due, ci stringemmo la mano e ci
scusammo. Ma Oguchi era freddo come un pesce. “Se lui è freddo, sarò freddo anch’io, nessun
problema” pensai, e poco dopo mi riaccompagnarono a casa. Allora telefonai a Galliani, e
dovete saperlo, non mi piace dare la colpa agli altri. Non è da uomo. È meschino, soprattutto
in una squadra dove ti sei assunto il ruolo di leader.
«Ascolta» dissi a Galliani, «è successa una brutta cosa in allenamento. È stata colpa mia
e me ne assumo la responsabilità. Voglio chiedere scusa e puoi darmi la punizione che ti
pare.»
«Ibra» fece lui, «questo è il Milan. Noi non lavoriamo così. Tu hai già chiesto scusa. Adesso
guardiamo avanti.»
Ma non era ancora finita. All’allenamento c’erano dei tifosi e la storia arrivò ai giornali.
Nessuno conosceva i retroscena, ma si seppe della rissa. C’erano volute dieci persone per
separarci, scrivevano, e si parlò di preoccupazione nella squadra, di Ibra bad boy e tutta la
solita solfa. Non me ne fregava niente, scrivessero pure quel che volevano! Ma sentivo un
dolore fortissimo al torace, facemmo un controllo e venne fuori che nello scontro mi ero rotto
una costola. Per le costole rotte non c’è rimedio, e i medici poterono soltanto farmi una fasciatura.
Non era esattamente la cosa migliore che potesse succedere in quel momento.
Stefano.
Edin.
La Roma chic è con voi.
Edin.
La Roma chic è con voi.
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Re: Zlatan Ibrahimović, un uomo di parola...
Tante parole per dire che Onyewu l'ha gonfiato come una zampogna e la telefonata a Galliani era per dirgli: "cedete quel bestione sennò vado via io"
“You know, boring i think is 10 years without a title. That's very boring. You support the club and you're waiting, waiting, waiting for so many years without a title, so that's very boring.” (JM)
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Re: Zlatan Ibrahimović, un uomo di parola...
Alevt86 ha scritto:Tante parole per dire che Onyewu l'ha gonfiato come una zampogna e la telefonata a Galliani era per dirgli: "cedete quel bestione sennò vado via io"
jimmy ha scritto:Comunque, dopo l'ennesima ottima serata in compagnia dei forumisti, pensando ai momenti di tensione che ogni tanto si creano sul forum, mi sento di lanciare il seguente slogan:
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Re: Zlatan Ibrahimović, un uomo di parola...
ce li avrà du' muscoli?sardaccio ha scritto:lo saluta Onyewu
Vladimir Putin pelato
L'Ucraina c'hai rovinato
È tutta colpa tua
De li mortacci tua
L'Ucraina c'hai rovinato
È tutta colpa tua
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Re: Zlatan Ibrahimović, un uomo di parola...
Alevt86 ha scritto:Tante parole per dire che Onyewu l'ha gonfiato come una zampogna e la telefonata a Galliani era per dirgli: "cedete quel bestione sennò vado via io"
vabbè se scriveva così il libro era lungo 30 pagine
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Re: Zlatan Ibrahimović, un uomo di parola...
Alevt86 ha scritto:Tante parole per dire che Onyewu l'ha gonfiato come una zampogna e la telefonata a Galliani era per dirgli: "cedete quel bestione sennò vado via io"
A chi infama butta 'N OCCHIO
credi "AR GRILLO" no a "PINOCCHIO"
https://www.youtube.com/watch?v=xxqF9TbWhIc
AMERICAN IDIOT
"Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo"
credi "AR GRILLO" no a "PINOCCHIO"
https://www.youtube.com/watch?v=xxqF9TbWhIc
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Re: Zlatan Ibrahimović, un uomo di parola...
ChiamatoreMascherato ha scritto:
vabbè se scriveva così il libro era lungo 30 pagine
a me invece stupisce che un IBRA sia riuscito a scrivere un libro senza mai averne letto uno ....
Lo scopo non è comprare giocatori, lo scopo è comprare vittorie, ecco 25 giocatori sottovalutati, un'isola dei giocattoli difettosi, qui dentro c'è una squadra vincente che possiamo permetterci
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Re: Zlatan Ibrahimović, un uomo di parola...
Dubito l'abbia scritto lui...as_marco ha scritto:
a me invece stupisce che un IBRA sia riuscito a scrivere un libro senza mai averne letto uno ....
jimmy ha scritto:Comunque, dopo l'ennesima ottima serata in compagnia dei forumisti, pensando ai momenti di tensione che ogni tanto si creano sul forum, mi sento di lanciare il seguente slogan:
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Re: Zlatan Ibrahimović, un uomo di parola...
bah...svedese di merxa
- pisodinosauro
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Re: Zlatan Ibrahimović, un uomo di parola...
pisodinosauro ha scritto:bah...svedese di merxa
se preferite, uomo di merxa
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Re: Zlatan Ibrahimović, un uomo di parola...
pisodinosauro ha scritto:bah... svedese di merxa
piso razzista.
Ich begriff, daß Menschen zwar zueinander sprechen, aber sich nicht verstehen; daß ihre Worte Stöße sind, die an den Worten der anderen abprallen; daß es keine größere Illusion gibt als die Meinung, Sprache sei ein Mittel der Kommunikation zwischen Menschen.
- pisodinosauro
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Re: Zlatan Ibrahimović, un uomo di parola...
[underline]adesso[/underline], posso chiedere [underline]scusa[/underline] per le offese razziste a Ibra...
Chi c’è in linea
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