Salvador Allende (1908-1973)

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pisodinosauro
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Salvador Allende (1908-1973)

Messaggio da pisodinosauro »

L'altra sera sono andato al concerto degli Inti Illimani a villa Ada.

Durante il concerto, il gruppo ha ricordato come nel 2008, per il centenario della nascita di Salvador Allende, fecero un memorabile concerto di 100 canzoni, davanti alla Moneda, una per ogni anno di vita del ex presidente cileno.

Come tutti dovrebbero sapere, Allende venne rovesciato il 11 settembre del 1973 da un golpe dell'esercito cileno, guidato dal generale augusto pinochet (minuscolo, non merita le maiuscole), rimasto al potere poi per oltre 15 anni.

L'altro 11 settembre, il prossimo saranno 40 anni.

Per non dimenticare mai.

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Re: Salvador Allende (1908-1973)

Messaggio da il_noumeno »

consiglio:

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[youtube][/youtube]


Sembrava poter essere la realizzazione del sogno socialista senza alcuna deriva totalitaria.
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Re: Salvador Allende (1908-1973)

Messaggio da pisodinosauro »

L'unico uomo politico del mondo, di derivazione ed impostazione marxista, eletto democraticamente...si dice.

forse non è vero, magari si.

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Re: Salvador Allende (1908-1973)

Messaggio da il_noumeno »

pisodinosauro ha scritto:L'unico uomo politico del mondo, di derivazione ed impostazione marxista, eletto democraticamente...si dice.

forse non è vero, magari si.
non credo sia vero in assoluto (forse è stato il primo), ma non sarebbe neanche quello il problema. Riflettevo sul possibile esito dell'esperienza di Allende. I dittatori sono sempre stati abili nel garantirsi il consenso, almeno nella fase iniziale delle proprie esperienze. Lui arrivò al potere in un paese spaccato in tre e grazie all'alleanza tra Unidad Popolar e i cristiano-democratici (il cui leader decise per questa alleanza in seguito ad un fatto tragico che coinvolse la destra cilena) riuscì a diventare Presidente (quindi senza plebiscito e con una manovra parlamentare). Ma nonostante quello che dicono i detrattori da una parte e filocastristi dall'altra, è tutto da dimostrare che la via cilena al socialismo, fosse destinata all'instaurazione del solito regime in salsa cubana.
Ultima modifica di il_noumeno il martedì 30 luglio 2013, 15:43, modificato 1 volta in totale.
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Re: Salvador Allende (1908-1973)

Messaggio da ChiamatoreMascherato »

pisodinosauro ha scritto:L'altra sera sono andato al concerto degli Inti Illimani a villa Ada.

Durante il concerto, il gruppo ha ricordato come nel 2008, per il centenario della nascita di Salvador Allende, fecero un memorabile concerto di 100 canzoni, davanti alla Moneda, una per ogni anno di vita del ex presidente cileno.

Come tutti dovrebbero sapere, Allende venne rovesciato il 11 settembre del 1973 da un golpe dell'esercito cileno, guidato dal generale augusto pinochet (minuscolo, non merita le maiuscole), rimasto al potere poi per oltre 15 anni.

L'altro 11 settembre, il prossimo saranno 40 anni.

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purtroppo quando si è aiutati dagli esportatori di democrazia e si appoggiano certi tizi , succede!
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Re: Salvador Allende (1908-1973)

Messaggio da pisodinosauro »

il_noumeno ha scritto:
non credo sia vero in assoluto (forse è stato il primo), ma non sarebbe neanche quello il problema. Riflettevo sul possibile esito dell'esperienza di Allende. I dittatori sono sempre stati abili nel garantirsi il consenso, almeno nella fase iniziale delle proprie esperienze. Lui arrivò al potere in un paese spaccato in tre e grazie all'alleanza tra Unidad Popolar e i cristiano-democratici (il ciui leader decise per questa alleanza in seguito ad un fatto tragico che coinvolgeva la destra cilena) riuscì a diventare Presidente. Ma nonostante quello che dicono i detrattori da una parte e filocastristi dall'altra, è tutto da dimostrare che la via cilena al socialismo, fosse destinata all'instaurazione del solito regime in salsa cubana.
infatti, io credo che non c'è niente da dimostrare, non sarebbe stata un'altra esperienza filo-castrista...

Senza il golpe in Cile, non ci sarebbe stata probabilmente il regime di videla e viola in Argentina...chissà cosa sarebbe successo in LATAM

quien sabe?

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Re: Salvador Allende (1908-1973)

Messaggio da Alevt86 »

up dopo segnalazione di piso sull'apertura di questo topic di cui non ero a conoscenza

mi leggerò volentieri anche il libro segnalato da ciro, sempre un piacere leggere ciò che consiglia :ok:


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Re: Salvador Allende (1908-1973)

Messaggio da pisodinosauro »

Alevt86 ha scritto:up dopo segnalazione di piso sull'apertura di questo topic di cui non ero a conoscenza

mi leggerò volentieri anche il libro segnalato da ciro, sempre un piacere leggere ciò che consiglia :ok:


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eh si...40 anni.

ricordo che ero piccolo (12 anni) e lessi sul Messaggero del golpe in Cile.

chiesi cosa fosse un golpe...mi dissero che era un colpo di stato...ma non capii lo stesso.

pinochet era stato messo a capo delle forze armate dal suo predecessore, ammiraglio Prats (mi pare si chiamasse così...ma non sono sicuro del nome) , amico di Allende e che si era dimesso per una storia di un incidente stradale in cui era coinvolta una sua amica...vado a memoriae, con molta fatica.

bel successore...figlio di puxxana...spero stia rosolando all'inferno!

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Re: Salvador Allende (1908-1973)

Messaggio da porcaccia »

Dobbiamo ringraziare la CIA per averci tolto Allende e averci dato in dono Pinochet.

Famiglia che ha regalato al mondo anche una grande scrittrice.
Ultima modifica di porcaccia il mercoledì 11 settembre 2013, 17:59, modificato 1 volta in totale.
Non ho capito un ciufolo della vita
paz ha scritto: Poi Danilo ha un qualcosa in più: ha quel tocco macho del bestemmiatore solitario, insomma, di chi non conosce solo le vette ardite dell'intelletto, ma anche la suburra della materialità.

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Re: Salvador Allende (1908-1973)

Messaggio da porcaccia »

Roma, 11 set. (TMNews) - Sul sito di Amnesty International la scrittrice cilena Isabel Allende ricorda il colpo di stato militare dell'11 settembre 1973 e come quel giorno cambiò la sua vita e il suo paese per sempre.

Quali furono i primi segnali dell'imminente colpo di stato contro Salvador Allende? Se ne parlava da un po di tempo, ma erano voci cui nessuno dava retta. Invece Salvador Allende era convinto che la minaccia fosse reale e che la Cia era dietro tutto questo. Il Cile aveva una così lunga e stabile tradizione militare che l'idea di un intervento militare era pressoché impensabile, così le paure di Allende sembravano esagerate. Di certo, nessuno pensava che Augusto Pinochet sarebbe diventato un traditore. La prima volta che sapemmo che era coinvolto nel colpo di stato fu proprio l'11 settembre.

Pablo Neruda era un simbolo dell'opposizione. Il suo funerale, il 23 settembre 1973, fu la prima protesta contro il colpo di stato.

Cosa ricordi di quel giorno? La sua morte, che meritava un giorno di lutto nazionale, fu ignorata dalla dittatura. La sua casa di Isla Negra era stata perquisita dai militari, che fecero irruzione anche in quella di Santiago. Quando si sparse la notizia del funerale, la gente arrivò per accompagnare i suoi resti al cimitero.Sapevamo di rischiare. Il governo militare cercò di impedire che vi fosse alcuna manifestazione politica durante la cerimonia. Ma, a meno di non sparare a tutti, sarebbe stato impossibile evitare che le persone presenti non recitassero i versi più rivoluzionari di Neruda o non intonassero slogan e canzoni di protesta, come quelle di Victor Jara, che era stato torturato e ucciso allo Stadio Nazionale pochi giorni prima. Camminammo per diversi isolati prima di raggiungere la tomba provvisoria di Neruda. Prima di morire, aveva espresso il desiderio di essere tumulato nella sua casa di Isla Negra, in direzione dell'Oceano Pacifico, il luogo che più aveva amato. All'inizio eravamo in pochi e avevamo paura dei soldati, ma più metri percorrevamo e più si univa gente, sempre di più, e ci sentivamo più forti. L'umore della folla era mutevole. Alcuni cantavano, altri gridavano il nome di Neruda, altri di Allende e Jara. Eravamo molto emozionati e spaventati allo stesso tempo. I soldati erano nervosi, non sapevano cosa fare. Vedevo le loro dita sul grilletto, le loro mascelle serrate. Era una bella giornata di primavera. Arrivammo al cimitero da ogni dove, piangendo, cantando, abbracciati gli uni agli altri. Quel giorno non seppellimmo solo il poeta. Seppellimmo Allende, Jara e centinaia di altre vittime. Quel giorno seppellimmo la nostra democrazia. Quel giorno seppellimmo la nostra libertà.

Com'era l'atmosfera a Santiago dopo il colpo di stato? Chi stava dalla parte della dittatura festeggiava la morte di Allende con lo champagne. Giustificavano tutto, compresa la tortura. Ci sarebbero voluti parecchi anni perché si rendessero conto della dimensione della brutalità e mettessero in discussione la dittatura. Ma alcuni stettero dalla parte di Pinochet fino al suo ultimo giorno. Nel 1973-74 l'atmosfera tra le persone che conoscevo (studenti, giornalisti, intellettuali, artisti, operai...) era molto dimessa. Avevamo paura, eravamo quasi paralizzati dal terrore. La maggior parte della gente non voleva finire nei guai, preferiva tenere un basso profilo e portare avanti una vita tranquilla. Non c'erano vere e proprie informazioni, solo voci. Sentivamo dire di centri di tortura, campi di concentramento, omicidi, irruzioni nei quartieri poveri, di migliaia di persone arrestate e un numero ancora maggiore che aveva lasciato il paese, ma non c'era modo di avere conferma. Temevamo che i telefoni fossero controllati e che molte persone fossero diventate informatrici, così eravamo cauti nel parlare anche coi parenti meno stretti. Alcuni di noi diedero una mano alle persone che volevano fuggire, era impossibile rifiutare un aiuto a chi cercava un posto dove nascondersi. All'inizio non ci rendemmo conto delle conseguenze. Per chi in quel periodo visitava il Cile da turista, quel terrore non si avvertiva. Il turista trovava una città pulita, quasi priva di criminalità; incontrava persone cordiali ed educate; tornava a casa convinto che il Cile fosse un paese molto organizzato.

Ti presero di mira per i tuoi legami di parentela? Ero una giornalista e il mio nome era piuttosto noto. Ero una femminista, un'attivista di sinistra e una parente di Salvador Allende, tre buone ragioni per la dittatura militare per tenermi sotto sorveglianza. Venni fatta fuori da ogni lavoro ma fino all'inizio del 1975 non mi sentii davvero in pericolo. A Santiago provavo molta tristezza e iniziai a pensare con mio marito di trasferirci altrove. Non avevamo soldi, non conoscevamo nessuno all'estero e non avevamo idea di dove andare. Decidemmo di aspettare, sperando che prima o poi i militari sarebbero tornati nelle loro caserme e avremmo avuto di nuovo la democrazia.

Quale fu l'episodio che ti convinse ad andar via? In una settimana successero diverse cose che mi fecero andare in panico. Scoprii che un mio nuovo amico era in realtà un infiltrato della temutissima polizia segreta. Un parente che lavorava per il governo ci rivelò che il mio nome era su una lista nera e che potevo essere arrestata da un momento all'altro. Una persona che avevo nascosto in casa nostra era stata arrestata e mi resi conto che, se avesse parlavo, per me sarebbe stata la fine. Dovevo andarmene immediatamente. Avevo un passaporto valido. Lasciai il Cile alla luce del sole. Non era un fatto strano: migliaia di persone stavano andando via. Arrivai in Venezuela. Un mese dopo, quando era diventato evidente che ritornare in Cile sarebbe stato troppo rischioso, mio marito mi raggiunse coi nostri due figli. Vivemmo tutti insieme a Caracas per 13 anni. Oltre 3000 persone furono uccise in Cile e molte altre sparirono.

La gente sapeva di questo orrore? Sono sicura che la maggior parte lo sapeva. Io lo sapevo e così tutti i miei amici. Tuttavia, molti riuscivano, o cercavano di riuscire, a ignorare la violenza e la corruzione della dittatura. Nel 2003, in occasione del trentesimo anniversario, ero in Cile. A quel punto, tutte le informazioni sui massacri, le torture, le fosse comuni e tutto il resto erano state ampiamente pubblicate, c'erano tante iniziative pubbliche per ricordare le vittime. E c'era ancora chi negava tutto. È molto difficile vivere nella paura. In caso di necessità, uno si adatta facilmente. Negare è un modo per proteggere se stessi. Si prova una sensazione di solitudine e impotenza. Il terrore è efficace nell'isolare le persone. Ogni nucleo familiare è a casa, ascolta la versione ufficiale dalla tv di stato, non c'è interazione, un dibattito pubblico, una discussione, uno scambio di idee che possa ispirare la ribellione.

Come riuscì Pinochet a restare al potere per 17 anni? La paura è uno strumento molto potente e Pinochet lo usò con successo. Controllava i militari e i giudici, non c'erano un parlamento, la libertà di stampa, il diritto di habeas corpus, il diritto al dissenso. Impose un sistema economico che all'inizio sembrava avesse successo, sebbene favorisse i capitalisti tenendo la forza lavoro sotto un tallone di ferro. Il divario che ancora oggi esiste in Cile tra ricchi e poveri è vergognoso. Col tempo, il sostegno per Pinochet diminuì e alla fine l'opposizione riuscì a sconfiggerlo al referendum. Ma ho sempre in mente le migliaia di persone che piansero al suo funerale.

Il procedimento penale nei confronti di Pinochet non arrivò mai a una conclusione. Quale spiegazione ti sei data? Pinochet fu protetto dalla sua stessa amnistia, dal suo status di senatore a vita, dalle sue relazioni e, soprattutto, dalle forze armate. Penso che non volessero che Pinochet affrontasse un processo, fecero di tutto per poter rimandare le cose per dargli tempo di morire in pace, nel suo letto.

Com'era il tuo rapporto con Salvador Allende e cosa pensi delle sue idee e della sua azione politica? Salvador Allende era cugino di mio padre. Dunque, ero sua nipote. Mio padre lasciò mia madre quando ero così piccola che non ho alcun ricordo di lui, mentre Salvador Allende rimase vicino a lei. Ricordo che facevamo dei pic-nic o andavamo alla spiaggia, ci incontravano ai compleanni e durante le feste. Salvador Allende aveva il sogno di trasformare il Cile in un paese giusto e uguale. Aveva in mente riforme profonde, una rivoluzione pacifica e democratica. Era sempre in anticipo sui tempi. Negli anni Settanta il mondo era diviso dalla Guerra fredda e gli Usa erano determinati a non consentire ad alcun paese dell'America Latina di seguire la strada di Cuba. La Cia intervenne dall'inizio per far cadere il governo di Allende. I partiti politici di destra erano disposti a distruggere il paese pur di togliere di mezzo il sogno socialista di Allende.

Le ferite del Cile si risaneranno mai? Sì, il tempo cancella le ferite. Sono passati 40 anni dal colpo di stato militare. Presto Pinochet sarà solo un nome che metterà paura ai bambini nelle storie che racconti loro quando li metti a letto.
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Re: Salvador Allende (1908-1973)

Messaggio da pisodinosauro »

il nome di quello sporco individuo sempre in minuscolo....

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Re: Salvador Allende (1908-1973)

Messaggio da paz »

bravo piso (non metto emoticon per la serietà dell'argomento)


questo è un articolo di gennaro carotenuto. eccellente.

Perché l’11 settembre 1973 nacque il mondo nel quale viviamo

http://www.gennarocarotenuto.it/27282-p ... e-viviamo/
Sarebbe bello poter dire che il «pueblo unido» abbia infine vinto in Cile e che le grandi vie dove passano gli uomini liberi si siano riaperte, come aveva vaticinato Salvador Allende nel suo altissimo discorso a braccio dallo studio della Moneda dove di lì a poco si sarebbe tolto la vita a testimoniare il suo sacrificio in nome della legalità, della democrazia e del popolo cileno. Allo stesso tempo sarebbe stato bello che quel «no pasarán» della guerra civile spagnola si fosse concretizzato almeno nella fine della tirannia franchista al momento della sconfitta del nazi-fascismo in Europa. Ricordare che Francisco Franco e Augusto Pinochet siano morti impuni nel loro letto non dice abbastanza di quanto questi abbiano trionfato. Lasciamo da parte il gallego e concentriamoci su quanto il Cile attuale sia ancora il trionfo pieno di Augusto Pinochet.

Oggi tre cileni su quattro dichiarano di non avere opinioni politiche. E questo è il trionfo più grande della dittatura e non solo in Cile iniziò un riflusso nel quale la militanza politica perse il senso che aveva avuto nei due secoli precedenti. Più della metà si considerano dei «perdenti» del modello economico vigente, quello neoliberale, ma la maggior parte di loro non saprebbe indicare un’alternativa o una maniera di mitigare le disuguaglianze. Non si considerano vittime. Incolpano se stessi dell’essere perdenti, perché non hanno saputo cogliere le enormi opportunità di uno dei paesi più aperti al mondo. Soprattutto sono stati indotti a pensare che tale modello sia naturale e che governi l’umanità dal tempo di Adamo ed Eva. Le ingiustizie non sono più ingiustizie. Semplicemente così va il mondo e chi siamo noi per pensare di cambiarlo?

I governi democratici succedutisi alla fine della dittatura hanno amministrato bene l’eredità pinochetista, diligentemente pattuita con la transizione che lascia intatta la costituzione scritta dal tiranno. In un paese ordinato, luccicoso di modernità, la forbice tra ricchi e poveri (il 10% più ricco possiede quasi il 60% delle ricchezze, quello più povero un quarantesimo) è costantemente aumentata anche negli ultimi decenni. Non è compito della democrazia ridurre le disuguaglianze. Come buoni amministratori di condominio gli inquilini della Moneda devono far andare bene le cose, cambiare le luci delle scale, assicurare la lucidatura dei pomelli delle porte, rassicurare gli investitori stranieri su quante poche tasse pagheranno e quanto pochi diritti hanno i lavoratori. Se dovessimo indicare una riforma civile in quasi un quarto di secolo di governi «riformisti» viene ancora in mente l’introduzione del divorzio da parte di Ricardo Lagos.

In Cile Milton Friedman e i suoi Chicago Boys, oltre un lustro prima che divenisse mondiale la rivoluzione conservatrice di Ronald Reagan e Margaret Thatcher, dimostrarono che al massimo di libertà economica potesse corrispondere il minimo di libertà civili. Quel giorno alla Moneda non poteva essere chiaro a Salvador Allende dove il mondo stesse andando. Lui, un uomo figlio della Seconda internazionale, entrato in parlamento durante la guerra civile spagnola, che credeva fermamente che il socialismo potesse essere realizzato in pace, libertà e democrazia, non poteva neanche immaginare che il golpe significasse chiudere scuole e ospedali, privare gli anziani di pensioni dignitose, espellere con rette altissime chiunque non fosse figlio delle classi dirigenti dalle università.

Allende non fa in tempo a sapere e non teme che il neoliberismo, che sarà la cifra della dittatura militare, spazzerà via la convivenza civile così come lui la concepisce. Confida nei sindacati, nei partiti, nelle rappresentanze di classe e non sa neanche immaginare una società non mediata da quelle strutture. Don Salvador pensava che nel Cile e nel mondo nessuno dovesse essere lasciato indietro ed era la punta più avanzata di un pensiero umanista che ha attraversato tutta la nostra modernità per finire bombardato quel giorno alla Moneda e divenire inattuabile e fuori moda. Il mondo che venne dopo, il mondo nel quale viviamo, pensa che sia giusto, naturale, utile lasciare indietro moltitudini. Non è un caso che laddove il medico Allende aveva concesso a tutti i bambini cileni la giusta razione quotidiana di latte una delle prime “riforme” di Pinochet fu negare quel latte a milioni di bambini che non potevano permetterselo.

Con quali parole dovremmo spiegare a Salvador Allende il Cile attuale nel quale i ricchi hanno una sanità privata tutta per loro e non contribuiscono affatto alla sanità pubblica alla quale sono condannati i poveri con le classi medie che si svenano per avere accesso a servizi migliori? Con quali parole dovremmo spiegare a Víctor Jara un’università del Cile sventrata, esclusiva ed escludente?

Smettete di far girare sul piatto quel vecchio vinile degli Inti-illimani che avete tirato fuori dalla soffitta stamane. Il Cile attuale, il mondo attuale, l’Italia attuale sono il trionfo di Augusto Pinochet.
E ringraziate che ci sono io, che sono una moltitudine

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Re: Salvador Allende (1908-1973)

Messaggio da Alevt86 »

Grazie a danilo (porcaccia) e paz per i contributi.
Soprattutto l'ultimo articolo di paz inquadra in maniera impietosa la situazione politica non solo cilena, ma italiana.

Ieri sera, invece, mi sono visto tutto il documentario postato da ciro (il noumeno) di cui in precedenza avevo visto solo il discorso all'ONU tenuto da Allende.

Grazie a tutti :ook:
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Re: Salvador Allende (1908-1973)

Messaggio da cerbero »

figurete se ce lo lasciavano la.......
A chi infama butta 'N OCCHIO
credi "AR GRILLO" no a "PINOCCHIO"

https://www.youtube.com/watch?v=xxqF9TbWhIc
AMERICAN IDIOT
"Nessuno è più schiavo di colui che si ritiene libero senza esserlo"

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Re: Salvador Allende (1908-1973)

Messaggio da bibiroma »

un botto che nn la sentivo...un grande uomo

[youtube][/youtube]
GRAZIE A FRANCESCO TOTTI PER ESSERE NATO!

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