Re: Le sale cinematografiche di Roma, il vecchio ed il nuovo
Inviato: mercoledì 23 ottobre 2013, 10:33
Viaggio negli ultimi cinema porno
Gli anni d’oro e oggi, la crisi con l’avvento del web e la trasformazione in luoghi di battuage e cruising
GLI ANNI D’ORO E OGGI - Negli anni ottanta i cinema della capitale erano quattordici: l’Aniene, il President, il Moderno, il Modernissimo, l’Avorio e tutti gli altri. Ora ci sono l’Ambasciatori in zona Stazione Termini e l’Ulisse in via Tiburtina, due società diverse ma stesso proprietario. «Questi posti man mano si sgretolano. Fra sei o sette anni qui non ci sarà più nulla, mannaggia a me» racconta il cassiere del cinema Ulisse «qui ce vengono ministri, preti, pensionati, tanto per dì eh. Economicamente stanno bene, c’è chi ci viene anche tutti i giorni, c’era uno che veniva in treno da Latina. Hanno un rapporto di confidenza, sono affezionati. Sottinteso, non raccontano mai la loro vita privata. Ci vengono tanti rumeni e ragazzi stranieri, si fanno pagare il biglietto, entrano e poi nun so. Ci stanno anche i carabinieri che con la scusa dei controlli poi si fanno dare le tessere omaggio, e te che fai? Nun gliele dai?». A sorpresa, l’ora di punta è dalle 10 alle 14.30, dopo le 19 non c’è quasi nessuno. «Il cliente medio è il pensionato, per l’80% è omosessuale anche se il film che guarda è etero. Ci ho anche provato a cambiare film, ma quelli poi se alzano e se ne vanno. E ti chiedono pure i soldi del biglietto».
A Roma le pellicole 35mm, cambiate ancora manualmente alla fine di ogni proiezione, vengono acquistate direttamente dal cinema. In questo modo, rispetto alle dinamiche commerciali di altri film proiettati, l’utile che va alla casa di distribuzione anziché essere intorno al 60% scende al 15. «Un tempo si guadagnavano fino a 800 euro al giorno, oggi ne prendiamo neanche 300. Che ci sta la crisi, poi, te ne accorgi anche dagli oggetti smarriti, un tempo ce trovavi i soldi. Oggi vecchi cellulari, che poi si vengono pure a riprendere».
LA CRISI E I CLIENTI - Con l’avvento di Internet, la crisi riguarda più il luogo che il genere. In effetti, secondo YouPorn, il sito web di porno video sharing, sono proprio Roma e Milano a guidare la top ten mondiale 2012 di utenti, prima di Parigi, Londra e New York. I dati dell’anno appena passato parlano di quasi cinque miliardi di visitatori e di un tempo medio di visita intorno ai 10 minuti e 22 secondi. Ha fatto notizia il sondaggio che vede l’Italia al quarto posto, dopo USA, Germania e Francia.
«Ci vengo per trasgredire. È osceno, lo ammetto» confessano gli occhi cerulei di Antonio prima di entrare in sala «La scusa è sempre la stessa: straordinari al lavoro. Anche se mia moglie mi ha trovato il biglietto nei pantaloni prima di far la lavatrice. Ci sto poco» promette «entro, mi metto in fondo alla sala in piedi per vedere chi c’è e chi non c’è, anche se sono quasi sempre facce note. Qualcuno guarda, qualcuno fa, qualcuno esibisce. Quando l’atmosfera si scalda si va di sopra, in galleria o, ancora meglio, nei bagni».
Intanto in sala Damiano, la maschera dell’Ambasciatori, bassino e muto come una sfinge, stacca i biglietti e ogni venti minuti si fa trascinare dalla torcia nel buio. Nel fumo albuminoso di qualche sigaretta vietata, scorge masturbazioni dentro e fuori la scena fra i rumori di amplessi fasulli e schiere brune nell’ombra. «Girano come trottole, se tu li lasci fare si ammucchiano in galleria, e allora devi andare con la torcia. Appena giri l’angolo, si rimettono in mucchio. Se li becchi a masturbarsi a vicenda, poi glielo devi dire di andarsene. Sempre per cortesia, eh... che poi magari poi ti fanno il dispetto e sporcano».
Bisogna sapersi comportare bene anche in un cinema a luci rosse, è una questione di etichetta e di bon ton. Nel Manuale del perfetto Gentilomo, Aldo Busi raccomanda al cinefilo: «Al Porno Cinema Mondo ci si dovrebbe andare muniti di fazzolettini di carta, di lubrificante e di preservativi. Se non avete nessuno dei tre utensili, soprattutto se non avete i fazzoletti di carta per ripulirvi e avete ancora le mani lorde, non cominciate a dare pacche di benvenuto sulle spalle... consiglio generale: non recatevi in un cinema a luci rosse con abiti formali e costosi».
I RICORDI - «Che nun me li ricordo? Giovani e vecchi ben vestiti, qualche donna» racconta il barista del caffè di fronte allo storico cinema Avorio nel quartiere del Pigneto, che oggi conserva solo l’insegna e forse diventerà la sede di rassegne cinematografiche d’essai. «Lì» - indica poco lontano dalla macchina del caffè - «ci stava il telefono, e li sentivi chiamare la moglie. Dicevano: "Guarda che ho bucato, sto a cercà il gommista". Poi entravano dentro. Un tempo lavoravo di più, il 50% dei miei clienti veniva da lì». Poco lontano alle prese con l’abbacchio, il macellaio dell’angolo rimpiange i bei tempi andati: «Al porno ci andavo in compagnia, da regazzino, all’Ambra Jovinelli. Andavo a vedé Sordi, Totò, poi c’era lo spogliarello e quindi il film porno. Insomma mica c’era internet, ti portavi un pezzo di pizza, metti che te veniva fame... te mettevi in prima fila, perché nelle ultime ce stavano le checche e le marchette. La programmazione delle sale a luci rosse stava nell’ultima pagina del Messaggero, appena sotto quella delle sale parrocchiali. Ora più nulla, sono destinati a morire, o troveranno altre vie».
http://www.corriere.it/cronache/13_otto ... 615f.shtml
Gli anni d’oro e oggi, la crisi con l’avvento del web e la trasformazione in luoghi di battuage e cruising
GLI ANNI D’ORO E OGGI - Negli anni ottanta i cinema della capitale erano quattordici: l’Aniene, il President, il Moderno, il Modernissimo, l’Avorio e tutti gli altri. Ora ci sono l’Ambasciatori in zona Stazione Termini e l’Ulisse in via Tiburtina, due società diverse ma stesso proprietario. «Questi posti man mano si sgretolano. Fra sei o sette anni qui non ci sarà più nulla, mannaggia a me» racconta il cassiere del cinema Ulisse «qui ce vengono ministri, preti, pensionati, tanto per dì eh. Economicamente stanno bene, c’è chi ci viene anche tutti i giorni, c’era uno che veniva in treno da Latina. Hanno un rapporto di confidenza, sono affezionati. Sottinteso, non raccontano mai la loro vita privata. Ci vengono tanti rumeni e ragazzi stranieri, si fanno pagare il biglietto, entrano e poi nun so. Ci stanno anche i carabinieri che con la scusa dei controlli poi si fanno dare le tessere omaggio, e te che fai? Nun gliele dai?». A sorpresa, l’ora di punta è dalle 10 alle 14.30, dopo le 19 non c’è quasi nessuno. «Il cliente medio è il pensionato, per l’80% è omosessuale anche se il film che guarda è etero. Ci ho anche provato a cambiare film, ma quelli poi se alzano e se ne vanno. E ti chiedono pure i soldi del biglietto».
A Roma le pellicole 35mm, cambiate ancora manualmente alla fine di ogni proiezione, vengono acquistate direttamente dal cinema. In questo modo, rispetto alle dinamiche commerciali di altri film proiettati, l’utile che va alla casa di distribuzione anziché essere intorno al 60% scende al 15. «Un tempo si guadagnavano fino a 800 euro al giorno, oggi ne prendiamo neanche 300. Che ci sta la crisi, poi, te ne accorgi anche dagli oggetti smarriti, un tempo ce trovavi i soldi. Oggi vecchi cellulari, che poi si vengono pure a riprendere».
LA CRISI E I CLIENTI - Con l’avvento di Internet, la crisi riguarda più il luogo che il genere. In effetti, secondo YouPorn, il sito web di porno video sharing, sono proprio Roma e Milano a guidare la top ten mondiale 2012 di utenti, prima di Parigi, Londra e New York. I dati dell’anno appena passato parlano di quasi cinque miliardi di visitatori e di un tempo medio di visita intorno ai 10 minuti e 22 secondi. Ha fatto notizia il sondaggio che vede l’Italia al quarto posto, dopo USA, Germania e Francia.
«Ci vengo per trasgredire. È osceno, lo ammetto» confessano gli occhi cerulei di Antonio prima di entrare in sala «La scusa è sempre la stessa: straordinari al lavoro. Anche se mia moglie mi ha trovato il biglietto nei pantaloni prima di far la lavatrice. Ci sto poco» promette «entro, mi metto in fondo alla sala in piedi per vedere chi c’è e chi non c’è, anche se sono quasi sempre facce note. Qualcuno guarda, qualcuno fa, qualcuno esibisce. Quando l’atmosfera si scalda si va di sopra, in galleria o, ancora meglio, nei bagni».
Intanto in sala Damiano, la maschera dell’Ambasciatori, bassino e muto come una sfinge, stacca i biglietti e ogni venti minuti si fa trascinare dalla torcia nel buio. Nel fumo albuminoso di qualche sigaretta vietata, scorge masturbazioni dentro e fuori la scena fra i rumori di amplessi fasulli e schiere brune nell’ombra. «Girano come trottole, se tu li lasci fare si ammucchiano in galleria, e allora devi andare con la torcia. Appena giri l’angolo, si rimettono in mucchio. Se li becchi a masturbarsi a vicenda, poi glielo devi dire di andarsene. Sempre per cortesia, eh... che poi magari poi ti fanno il dispetto e sporcano».
Bisogna sapersi comportare bene anche in un cinema a luci rosse, è una questione di etichetta e di bon ton. Nel Manuale del perfetto Gentilomo, Aldo Busi raccomanda al cinefilo: «Al Porno Cinema Mondo ci si dovrebbe andare muniti di fazzolettini di carta, di lubrificante e di preservativi. Se non avete nessuno dei tre utensili, soprattutto se non avete i fazzoletti di carta per ripulirvi e avete ancora le mani lorde, non cominciate a dare pacche di benvenuto sulle spalle... consiglio generale: non recatevi in un cinema a luci rosse con abiti formali e costosi».
I RICORDI - «Che nun me li ricordo? Giovani e vecchi ben vestiti, qualche donna» racconta il barista del caffè di fronte allo storico cinema Avorio nel quartiere del Pigneto, che oggi conserva solo l’insegna e forse diventerà la sede di rassegne cinematografiche d’essai. «Lì» - indica poco lontano dalla macchina del caffè - «ci stava il telefono, e li sentivi chiamare la moglie. Dicevano: "Guarda che ho bucato, sto a cercà il gommista". Poi entravano dentro. Un tempo lavoravo di più, il 50% dei miei clienti veniva da lì». Poco lontano alle prese con l’abbacchio, il macellaio dell’angolo rimpiange i bei tempi andati: «Al porno ci andavo in compagnia, da regazzino, all’Ambra Jovinelli. Andavo a vedé Sordi, Totò, poi c’era lo spogliarello e quindi il film porno. Insomma mica c’era internet, ti portavi un pezzo di pizza, metti che te veniva fame... te mettevi in prima fila, perché nelle ultime ce stavano le checche e le marchette. La programmazione delle sale a luci rosse stava nell’ultima pagina del Messaggero, appena sotto quella delle sale parrocchiali. Ora più nulla, sono destinati a morire, o troveranno altre vie».
http://www.corriere.it/cronache/13_otto ... 615f.shtml