I nostri viaggi

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aurreja
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Re: I nostri viaggi

Messaggio da aurreja »

faro ha scritto:
lunedì 20 maggio 2019, 20:54
le mazzate date e prese ma grande giudizio nel vizio, per non farne le spese !
Il nostro ideale prevede galera e ospedale...nè lacrime nè rimpianti...ma ancora fuoco alle volanti! M.C. 1991 8-)



aurreja
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Re: I nostri viaggi

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E pure Podgoriga, in fatto di pulizia per le strade, umilia Roma senza se e senza ma :cry: :tes:

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Mammax
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Re: I nostri viaggi

Messaggio da Mammax »

aurreja ha scritto:
domenica 19 maggio 2019, 14:43
Purtroppo un mio grande limite (o apprezzabile virtù, a seconda dello stile di vita che si ha), è quasi completamente avverso all’alcool. Birra zero, vino si e no un paio di bicchieri all’anno, cocktail a malapena uno ogni 3 mesi. Anche a Londra rimasi esente dall’alzare un minimo il gomito nei pub a Camden Town, così come in qualsiasi altro viaggio all’estero intrapreso nel corso del tempo. Giusto la seconda sortita a Sofia mi stonò un pó, ma solo perchè i 2 gin lemon ingurgitati, erano composti da un dito scarso di Schweppes e il restante tutto Beefeater
Purtroppo (o per fortuna, a seconda dello stile di vita che si ha) Dublino corrisponde a Guinness e Jameson!



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Re: I nostri viaggi

Messaggio da aurreja »

Mammax ha scritto:
martedì 21 maggio 2019, 13:27
Purtroppo (o per fortuna, a seconda dello stile di vita che si ha) Dublino corrisponde a Guinness e Jameson!
Mi adatto bene ovunque. In Tuchia e in tutti i Balcani spadroneggia la rakija (che i meno spavaldi prediligono tagliarla con l’acqua, come i greci con l’ouzo), di conseguenza non essendo uno spirito alcolico, ho sempre preferito le alternative salubri, tipo l’ayran, la boza o l’insipido e torbido succo di betulla a Riga. Proprio ora in territorio montenegrino, ho testato l’autarchico “sok od maline”. Un estratto di succo ai lamponi, zuccheroso peggio de un marshmallow :o
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aurreja
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Re: I nostri viaggi

Messaggio da aurreja »

Che splendore ‘sta stazione! :inchinoblue: :inchinoblue: :inchinoblue: :inchinoblue: :inchinoblue: :inchinoblue: :inchinoblue:

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Re: I nostri viaggi

Messaggio da pisodinosauro »

cosa è...



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Re: I nostri viaggi

Messaggio da aurreja »

pisodinosauro ha scritto:
mercoledì 22 maggio 2019, 12:24
cosa è...
La “stazione” limitrofa all’aeroporto di Podgorica. 1 km di distanza, 8 minuti a piedi. Nè banchina, niente orari affissi su nessun tabellone, zero altoparlanti, meno che mai una biglietteria, solo quella angusta, straordinaria catapecchia di sala d’attesa, che ho immediatamente immortalato in foto. Si scende direttamente sui binari tipo Claudia Cardinale in C’era Una Volta il West. Paesaggio spettrale, con una strada sterrata dove ai lati si scorgono un paio di abitazioni del tutto abusive che ricordano molto la baracca issata da Pippo Franco in Ricchi, Ricchissimi... Praticamente In Mutande. A un certo punto, ho temuto che da qualche infimo pertugio, sarebbero potuti uscire Lee Van Cleef, Clint Eastwood, Mezcal e i suoi scagnozzi, con tanto di fucili imbracciati e schioppettate in aria, pronti a ripulirmi, lasciandomi in mutande asd



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Re: I nostri viaggi

Messaggio da pisodinosauro »

la regalità di Claudia Cardinale che scende ...con a fianco le mucche che scendono anche loro...è storia del cinema



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Re: I nostri viaggi

Messaggio da LegioXII »

Er vecchio faceva finta di dormire in realtà s e' messo in posa
L ho sgamato


"Chiamano violento il fiume impetuoso... ma le sponde che lo comprimono... quelle nessuno le chiama violente" B. Brecht

A chi infama butta 'n occhio... credi ar grillo... no a pinocchio

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Re: I nostri viaggi

Messaggio da aurreja »

LegioXII ha scritto:
mercoledì 22 maggio 2019, 18:41
Er vecchio faceva finta di dormire in realtà s e' messo in posa
L ho sgamato
Potrebbe sembrare pure la copertina di un disco dei Pink Floyd :D



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Re: I nostri viaggi

Messaggio da Mammax »

aurreja ha scritto:
martedì 21 maggio 2019, 18:39
Mi adatto bene ovunque. In Tuchia e in tutti i Balcani spadroneggia la rakija (che i meno spavaldi prediligono tagliarla con l’acqua, come i greci con l’ouzo), di conseguenza non essendo uno spirito alcolico, ho sempre preferito le alternative salubri, tipo l’ayran, la boza o l’insipido e torbido succo di betulla a Riga. Proprio ora in territorio montenegrino, ho testato l’autarchico “sok od maline”. Un estratto di succo ai lamponi, zuccheroso peggio de un marshmallow :o
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Non ho capito un'acca ma vado a fiducia, mi sembri uno che ne sa! :lol:



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Re: I nostri viaggi

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Mammax ha scritto:
venerdì 24 maggio 2019, 19:09
Non ho capito un'acca ma vado a fiducia, mi sembri uno che ne sa! :lol:
Accantona le mete turistiche convenzionali e sposa l’idea balcanica. Son certo che apprezzeresti di sicuro tutte le bevande di nicchia che ho elencato ;)



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Re: I nostri viaggi

Messaggio da aurreja »

Per la mia quarta presenza ateniese, non fatemi passare da micco...chiedo solo di assistere a un match contro Aris o Paok Salonicco! :prego: :prego: :prego: :prego: :prego: :prego: :prego: :prego: :prego: :prego:

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Re: I nostri viaggi

Messaggio da aurreja »

Le foto di Podgorica le inserirò appena avrò un pó di tempo, per ora, ecco il resoconto



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Re: I nostri viaggi

Messaggio da aurreja »

UN VIAGGIO IN MONTENEGRO, SAPORE VERO

Non c’è niente da fare. Ci sono luoghi e determinate aree, che ad ognuno di noi esaltano il pensiero, andando a fare breccia nel proprio cuore, creando un susseguirsi di emozioni difficilmente riscontrabili altrove. Chi ciclicamente sceglie di ritornare a Ibiza o Amsterdam, per un vizioso sballo senza freni. Chi adora capitare frequentemente a Londra, adorando tutte le varianti originali, bizzarre e fashion che la Capitale inglese sa offrire al forestiero; chi non resiste al contorno elegante e sfarzoso, delle romantiche Vienna e Parigi. E poi c’è chi come il sottoscritto, ad eccezione di Budapest che continua a fare storia a sé, si esalta e viene letteralmente conquistato dai modi rudi, coloriti ma veraci, dei popoli balcanici. Atene (3), Salonicco (2), Sofia (2), Bucarest, Lubiana, Istanbul, Tirana, Skopje, Belgrado, Durazzo, Podgorica, ogni sortita in queste terre, è stata emozionante, all’insegna del divertimento e di simpatici e bislacchi contrattempi. Per questo viaggio, non posso esimermi davvero, dall’andare a ringraziare la persona che mi ha nuovamente ceduto a un prezzo oltremodo onesto, i suoi biglietti staff in opzione standby, facendomi andare a risparmiare una somma veramente considerevole. Gente così corretta, altruista e bonaria nei modi verso il prossimo, è una perla rara in via d’estinzione. Volo AZ da FCO, inizialmente programmato alle 10:00. Orario comodo, confortevole, quasi da sottosegretario mi viene da dire, rispetto ai miei abituali decolli, che generalmente avvengono quasi sempre tra le 06:30 e le 07:00. Di conseguenza, anche il modo di approdare a Fiumicino è stato meno traumatico del solito. Bus 77 semivuoto fino a Ostiense, Roma - Lido fino a Ostia Centro e poi Cotral fino all’aeroporto, il tutto come da buona tradizione insegna, tenendo fiero e ben issato in cielo, il vessillo rossoverde della lusitanità. Passati rapidamente, sia i controlli per il bagaglio che quelli per i documenti, ho raggiunto il gate, imbarcandomi poco dopo l’annuncio che ne ha determinato l’apertura. Volo per nulla pieno, perciò non c’è stato alcun problema nel poter salire a bordo, attraverso l’odiosissimo finger. Embraer E175, sedute da 2, per 88 posti in totale, l’aereo più piccolo in cui ho messo piede fino ad oggi. Pioggia torrenziale che ha fatto la sua detestabile comparsa in pochi minuti, facendo annunciare al comandante, che ci sarebbe stato un ritardo di una decina di minuti con la speranza che si allentasse un minimo il temporale. Una volta iniziati a far girare le ruote in pista, ci si è dovuti arenare poco dopo, ascoltando un secondo annuncio, che sottolineava come si fosse accesa una spia in cabina, che per chiare questioni di sicurezza non dava modo di consentire il decollo. Rientro dinanzi al terminal e arrivo fulmineo dei tecnici, per vedere se si poteva sistemare l’inconveniente. Appena il pilota si è mostrato ai passeggeri, per chiedere più volte scusa e pazientare un pó, in un aereo composto al 90% da soli montenegrini, la solita figura riprovevole, di uno dei tanti connazionali cafoni che fanno accrescere ogni giorno di più in me, un sentimento di rigogliosa apolidia, ha fatto la sua sfuriata insolente. Con grida, rimproveri, parole di sfida, gesticolando come un invasato nell’articolare i suoi discorsi sconnessi. Saggio e fin troppo placido il comandante, nel far sbollire un simile troglodita, lasciandolo sfogare, andandogli quindi a dare il giusto peso. Niente da fare purtroppo, il guasto non si è potuto riparare, perció, discesa dall’aereo e di nuovo nella plancia dell’hub in attesa di comunicazioni. Variante inattesa, che ha mostrato tutte le differenze in questi casi fuori dall’ordinario, tra il volare con una compagnia di linea e una low-cost. Un drappello di hostess di terra ci ha accolto da subito, dicendo che saremmo stati riprotetti alle 13:30 e che da Chef Express nel frattempo, ci sarebbe spettato uno snack più una bevanda. Accompagnandoci fino al ristorante, rimarcando tutto il loro dispiacere per questo inconveniente. Nutro seri dubbi che tutto ciò, sarebbe potuto concretizzarsi su un volo operato dalle varie: U2, VY, FR, DY, DP, V7, 0B, W6. E lo dice uno in cui il 95% dei suoi voli durante l’anno, li effettua tramite compagnie low-cost; l’onestà intellettuale anzitutto. Terminato il pasto, ci si è nuovamente congiunti con gli altri passeggeri al nuovo gate indicato, imbarcandoci e decollando di li a breve. I deliziosi Frolletti all’arancia ogni volta che viaggio con AZ, mi ricordano come sia da riconsiderare la Basilicata. Regione che passa spesso in sordina, da molti addirittura è messa seriamente in dubbio la sua reale esistenza, con la prodigiosa Laurieri Master Bakers, producendo queste diaboliche bontà, va prontamente ad azzerare ogni malevolo sospetto. Ore 15:10, si atterra nell’aeroporto più piccolo che abbia mai visto. Presenti in pista, solo il velivolo di AZ da dove ero appena sceso e un altro di OS. Gli scali aerei di Skopje e Santander, che tanto mi erano apparsi minuti, messi al confronto con questo micro hub, appaiono immensi quanto Schiphol e Gatwick. Controllo documenti trascorso col fiato sospeso, visto tutti i dubbi e i minuti di allarmante attesa, in cui incappai a Skopje, per colpa di un funzionario fin troppo zelante. Nessun problema in questa circostanza fortunatamente. Cielo plumbeo e con un leggero venticello a dare il benvenuto. Non è stata di certo la questione meteorologica a mettermi in ansia. Nei giorni precedenti al viaggio, avevo letto un pó sul web, che dall’aeroporto al Centro di Podgorica, l’unica soluzione è rappresentata dai taxi. Niente autobus, corriere o treni. O meglio, la stazione Aerodrom è sita a 1 km di distanza dall’aeroporto, ma non essendo Europa, avendo perciò disattivato già da FCO la connessione dati, altrimenti il credito sarebbe svanito in un istante, con l’aggravante di essermi dimenticato in precedenza (stesso dicasi per Tirana e Skopje) di scaricare le mappe offline della cittá sia su Google Maps che su HERE WeGo; ritrovandomi perciò costretto nell’andare alla cieca. Dovendo inoltre resistere e declinare con incredibile tenacia, i molteplici inviti dei tassisti, nel farmi portare da uno di loro in città. Al banco informazioni dell’aeroporto, un’addetta piuttosto svogliata, mi ha detto solo quello che già sapevo: “eight minutes walking for the ralway station”. Sul piazzale esterno, i gendarmi, sicuramente a gazzimme coi tassisti, mi hanno detto che solo col taxi c’è modo di arrivare in città. Siccome l’anello al naso e la sveglia al collo non ce l’ho, provenendo da una delle città che ha davvero pochi rivali al mondo, in fatto di elementi infingardi e traffichini, ho dato ascolto solo a me stesso, facendomi largo tra i vari drivers. Molti dei quali, sapientemente conoscitori dell’italica lingua. Nell’udire i miei continui rifiuti: “vado in treno”, “no no, niente taxi grazie”, sono stati originali e variopinti i loro strenui tentativi per provare a dissuadermi. “Non c’è nessun treno”, la stazione è stata dismessa”. Infischiandomene di queste raccomandazioni fasulle, mi sono incamminato lungo una stradina, ritrovandomi ben presto in “una selva oscura, ché la diritta via era smarrita.” Di stazioni ferroviarie all’orizzonte neanche a parlarne. L’idea di aver preso una cantonata mi è balenata in mente, ma la perseveranza del non voler tornare sui miei passi è stata più forte. Di li a breve, ho incontrato un tipo in macchina, che se ne stava tranquillo e beato a leggere un giornale. Nel chiedergli lumi sulla stazione, mi ha rassicurato da subito, esordendo con un rinfrancante: “no problem”. Il tempo di aprire lo sportello e scendere dal veicolo per spiegarmi dettagliatamente, che ecco sopraggiungere dall’altra parte della strada un tassista, che senza farsi accorgere, mi aveva seguito, marcandomi stretto tipo Scirea su Maradona a Spagna ‘82. Pur non capendo mezza parola dell’incomprensibile lingua locale, deve sicuramente avergli detto di non darmi alcuna indicazione. Infatti, d’improvviso il suo iniziale: “no problem”, è divenuto un irritante: “I don’t know sorry”. Tra il sorriso beffardo del tassinaro, che giá prefigurava di potermi caricare in macchina alzando un buon gruzzolo. Nonostante i miei continui rifiuti, una volta che si è sentito dire: “tanto prima o poi la stazione la trovo, 12€ è troppo esagerata come somma”, ha iniziato una contrattazione degna da Gran Bazar di Istanbul. Scendendo subito a 6€, ma anche in quel caso, non gli ho dato minimamente ascolto. Al punto poi di sentirlo esclamare: “ok, quanto mi vorresti dare?” La mia risposta è stata logica e ragionevole: “visto che il biglietto del treno appena trovo la stazione mi costerà 1€, al massimo posso darti 2€”. La trattativa estenuante, alla fine si è chiusa a 2,50€. Facendomi salire davanti con tanto di pacca sulla spalla. Banale e scontata la sua esclamazione: “Totti! Vucinic!” Una volta che gli ho risposto, dicendo che provenivo da Roma. Curioso come non mai, alle mie domande su come sono attualmente i rapporti tra i montenegrini e gli altri piccoli stati limitrofi, mi ha detto che fondamentalmente vanno d’accordo con i serbi, gli albanesi, i macedoni e gli sloveni. Tutta la sua cordialità e un profuso sorriso, sono svaniti in un sol colpo, appena ho provato a domandargli: “e coi kossovari?” Gelida è impossibile da controbattere la sua risposta: “Kosovo je Srbija”. Divenendo scuro in volto e oltremodo serioso tipo Paolo Panelli su Sing Sing, quando con tanto di manata sulla schiena di Lando Fiorini, gli rimarca con durezza e fare deciso: “Edoardo è tu fratello!” Meglio evitarli certi argomenti spinosi da queste parti. Il nervo è sempre sensibile e scoperto. A fargli tornare il sorriso e il buonumore, è bastato poco fortunatamente. In lontananza, si sono palesati 2 ragazzi e una ragazza, con tanto di borsoni tipo scout, anche loro evidentemente alla ricerca dell’inguattatissima stazione. Accelerata nel sorpassarli, con inchiodata volta ad andargli a tagliare volutamente la strada. Incredulità e paura per i 3 stranieri (dai tratti somatici mi sono apparsi nitidamente scandinavi). Se poi si aggiunge che io come passeggero ero seduto in modo anomalo davanti, letteralmente piegato in due dalle risate davanti a questa scena, nessun insegna taxi si scorgeva sul tettuccio (la teneva sotto al sedile) leciti sono stati i loro dubbi, nell’andare a chiedergli: “this is real taxi?” Appena gli ha mostrato il tesserino, si sono tranquillizzati e saliti in macchina. Contrattazione più semplice con loro, 5€ a testa e via, pochi minuti ed eccoci tutti nel Centro cittadino. Saluto collettivo battendo il cinque al tassista, poi una volta scesi, ognuno ha preso la propria strada. L’impatto con la città è stato meno traumatico rispetto a Skopje, dove tutte le varie insegne in cirillico, mandarono inizialmente nel pallone sia me che l’amico con cui affrontai il viaggio. In questa circostanza, anche l’aiuto dei tantissimi hotspot gratuiti per il Wi-Fi posizionati in più punti (giusto ad Eindhoven ne scovai di più), mi hanno aiutato parecchio nel darmi una prima orientata. Viaggio all’insegna degli imprevisti in tutto e per tutto. Generalmente sempre accorto in ogni 3 giorni lontana da casa, nella ricerca degli hotel per soggiornare, stavolta l’errore è stato marchiano, inutile negarlo. Non appena mi sono reso conto sul posto, che il mio alloggio distava ben 4 km dal Centro. In una città dove transitano solamente poche linee di autobus (in cui gli autisti fanno salire solo dalla porta anteriore), senza tram, niente metro, nè funicolari, non ho voluto prendere neanche lontanamente in considerazione tale opzione. Potendo anche usufruire dell’opportunità su Booking, di poter cancellare gratuitamente per intero la prenotazione fino alle 20:00 senza alcuna penale. Prenotandone uno nuovo, stavolta centralissimo a soli 22€ per due notti in camera singola, con tanto di colazione inclusa. Lampante il fattore di luogo estremamente conveniente. Prima nazione balcanica tra quelle visitate, dove c’è l’Euro come valuta in vigore. Il costo della vita è veramente basso, non ai livelli di Tirana, Skopje, Bucarest e Belgrado, ma giù di lì. 20€ da queste parti, sono difficili da spendere, al contrario dell’Italia dove volano via come il vento. Trovato velocemente l’hotel, ho fatto il check-in e posato lo zaino, uscendo di corsa per girare e scoprire il più possibile della città. Fermato poco dopo da un tale, che individuandomi come italiano, mi ha apostrofato e liquidato in due secondi con fare sorprendente, dicendo che secondo lui: “il miglior prosciutto in Italia, è quello di Parma, ciao.” Lasciandomi inevitabilmente spiazzato su due piedi. Con più calma, gli avrei voluto rispondere che quello di Bassiano non conosce rivali, ma tant’è. Un fattore mi è subito balzato all’occhio: è stato quello delle bandiere montenegrine dislocate praticamente ovunque. Piazze, vicoli e boulevard, totalmente addobbati di vessilli giallorossi. Nazionalisti sicuramente, fino a questo punto mi è sembrato troppo e infatti non mi sono sbagliato. Il punto focale cittadino di Trg Republike, ha fatto bello sfoggio di se, tra decine di piccoli graziosi stand in legno (Tredicine prenda spunto...), una serie di mini scansa ruote in cemento piazzati su più vie, per far evitare ogni tipo di sosta ai veicoli, dove si è potuto trovare cibo locale, birre, t-shirt e balocchi per i bimbi. Una fontana con piccoli getti d’acqua e un grande palco dove sin dalle prime ore del pomeriggio, sono andati in scena spettacoli in costume, danze e concerti disparati. Passeggiando nelle attigue viuzze, ho potuto constatare da subito, come la pulizia delle strade sia quasi maniacale, tantissimi i cestini per l’indifferenziata e una gran mole di cassonetti per la differenziata. A dir poco strano, è stato trovare lo stadio Pod Goricom situato nel mezzo del cuore della città. Un pó come se l’Olimpico fosse collocato a Piazza del Popolo. Impianto che ospita le partite della nazionale montenegrina e dei biancoblu del FK Budućnost Podgorica. Contornato da una vasta serie di pub, ristoranti ed accattivanti murales, impressi dagli ultras locali, sparsi un pó ovunque come in tutta la città. Spostandomi di pochi metri, ho attraversato la modaiola Hercegovačka street, esclusivamente adibita a pedoni e ciclisti. Impeccabile per la pulizia, coi vari dehors dei tanti locali di tendenza, non invasivi e molto signorili; panchine con punti di ricarica touch o con usb per gli smartphone. Attraversando l’elegante Millennium Bridge, ho deciso di affacciarmi nella parte più spartana della città, affollata di attività commerciali ma nulla più. Incredibile li come in tutta la città, la mole impressionante di farmacie, agenzie di scommesse, sale slot e casinò. Costeggiando un pó le rive del Morača, ho poi deciso di ritornare in Centro, camminando sul bellissimo Moscow Bridge. Interamente pedonale, con tante panchine e pensiline rialzate a fare da riparo. Il luogo ideale, per rilassarsi e riprendersi i propri momenti di pace fuori dai ritmi imposti, mettendosi seduti per leggere un buon libro. Desideroso come non mai di andare a visitare l’old town, ho ripreso il cammino, trovandomi in 5 minuti a Stara Varoš. Giungendo nei pressi della Clock Tower e successivamente ai piedi della graziosa Starodoganjska Mosque poi. Qualche difficoltà in più nell’individuare la Fortezza, dopo aver attraversato il Ribnica Bridge. Una vetusta signora del luogo, nel darmi indicazioni, mi ha chiesto di seguirla, portandomi in pochi istanti all’interno del suo B&B, denominato per l’appunto “Fortress”, convinta che dovessi albergare presso la sua struttura...! La zona composta da vicoli stretti e stradine a dedalo, non sarebbe nemmeno brutta, se non fosse che si notano a occhio nudo, i decadimenti della quasi completa distruzione che avvenne durante la Seconda Guerra Mondiale, a seguito della fugace occupazione italiana avvenuta tra il 1941 e il 1943. Capitolo Italiani, pochi, pochissimi (6) quelli avvistati per fortuna. Riconosciuti già a diversi metri di distanza, per il solito fare cialtrone, di comunicare a voce alta, gesticolando freneticamente durante un dialogo, per poi ridere sguaiatamente. Ad esclusione di Tirana, che per un discorso di forte presenza lavoratrice tricolore, con imprenditori e varie aziende che hanno spostato li le loro attività, poi di connazionali nei balcani ne ho sempre scorti pochi. Ma è un fatto risaputo, come all’italiano medio piaccia il soggiorno comodo, in una meta di massa, come ad esempio Praga, Vienna, Barcellona, Madrid, Amsterdam, Londra, Berlino, Budapest (ahimè), mentre in questi territori, ci mettono piede solo i più arditi. Meglio così, il fatto di vedersi srotolare ai propri piedi il tappeto rosso da queste parti appena si viene individuati come forestieri, è da ricercare fattispecie, nella scarna presenza straniera di turisti, che ancora non ha scelto di giungere a frotte in questi luoghi. Tempo che è trascorso inesorabile, seppur ancora abbastanza sereno, il non aver avvistato alcun negozio di souvenir da nessuna parte, un minimo di ansia me l’ha fatta percepire. Tra le tante persone a cui ho chiesto, nessuno ha saputo indicarmene uno, girando in lungo e in largo, non ho individuato nemmeno l’ombra di una cartolina. Anche presso le edicole, zero assoluto. Abbastanza sconfortato, ho provato uno degli ultimi tentativi, chiedendo a una ragazza ferma al semaforo, intenta a fare footing in attesa di attraversare. La sua risposta: “yes, follow me”, mi ha rasserenato, andando con somma gioia, a fidarmi ciecamente delle sue parole. Verde semaforico per noi ed ecco che la sua corsa è ripresa ad andatura svelta ed energica. Quindi anche a me, è toccato adeguarmi di conseguenza, calandomi nei panni dell’improvvisato turista-podista per starle dietro. Tedesca di Colonia, trapiantata a Podgorica da un decennio, innamorata follemente di Milano, dove vorrebbe trasferirsi un giorno. Dopo un paio di km di running, mi ha lasciato davanti a una cartolibreria, indicandomela come luogo idoneo per i miei acquisti. Ringraziamenti e saluti, per poi entrare dentro e scorgere una piccola lavagnetta magnetica, dove ho potuto trovare le ambite calamite. Neanche l’ombra, di portachiavi o t-shirt della città. Tra le tante Capitali visitate, non mi era mai capitato di trovarne una così povera di negozi a carattere turistico. Avvistandone solo un altro in seguito e nulla più. Ritornato in hotel per posare i magneti e andarmi a fare una doccia, in seguito alla corsetta inattesa in stile Gelindo Bordin, sono poi riuscito, cenando con un’ottima fetta di krompiruša (sfoglia ripiena di patate) e un altrettanto gustoso trancio di zelianjca (sfoglia ripiena di spinaci). Accompagnando il tutto, con un paio di bicchieri di ayran alla spina da sballo. Con tanto di foglioline di menta, che solo a Istanbul avevo visto in uso. Saldato un conto fin troppo onesto (appena 3€), mi sono avviato verso Trg Republike, dove ho trascorso la serata, ascoltando buona musica live, con vari artisti che si sono succeduti, proponendo svariati successi pop, glam rock, folk e dance del passato. Intorno alle 02:30, dietro avvisaglie nefaste di tuoni e lampi in avvicinamento, ho preferito riprendere la strada maestra per rientrare in hotel. Giusto pochi istanti prima, che si scatenasse un temporale tremebondo. Risveglio alle 07:30, colazione, doccia e un grande dubbio amletico, all’improvviso mi è balzato in mente. Stampe della prenotazione aerea per il ritorno, dimenticata a Roma. Poco male mi sono detto, chiedo la cortesia di stamparle alla reception. Giusto il tempo di arrivare al desk, ma prima di emettere un solo sibilo, ho ascoltati il portiere rammaricarsi con due ragazzi spagnoli prima di me, a cui sarebbe occorsa lo stessa gentilezza. Stampante guasta e buonanotte ai suonatori. Nessun problema mi sono ripetuto, troveró in seguito un internet point per sbrigare tale pratica. Avendo adocchiato dalle finestre, che un rigoglioso sole splendeva in cielo, ho preso in prestito come buona abitudine, un paio di “spugne” dell’hotel, infilandole nello zaino, per poi uscire e raggiungere la limitrofa stazione dei pullman, che è sita a 10 metri da quella ferroviaria. Troppo forte l’intenzione di recarmi a visitare una località balneare. 80 km di tragitto, 3€ di biglietto, tornelli stravaganti ma efficaci, per accedere al piazzale dei pullman ed eccomi a bordo del torpedone diretto a Ulcinj (Dulcigno nella traduzione italiana). Che dire, il viaggio con qualche fermata nel mezzo, è stato senz’altro piacevole. Mozzafiato il panorama, con continui affacci sull’Adriatico e numerose vette montuose sullo sfondo. Arrivati alle 11:10 a destinazione, è stato un gioco da ragazzi raggiungere l’arenile, non prima di aver acquistato un magnete del posto e una t-shirt del Montenegro. Se a Podgorica ho faticato più del dovuto, qui i negozi di souvenir essendo una località rivierasca, spopolano in ogni via. Giunto finalmente in spiaggia, anche se ancora semi deserta, non ho resistito nell’adagiare il teli e rimanere in costume, per l’esordio assoluto in riva al mare in questa balorda è maledettamente uggiosa stagione. Tanti i minareti dislocati un pó ovunque, la maggioranza musulmana, la si percepisce anche dai richiami alla preghiera, emanati a viva forza dal muezzin, come giá avevo udito ripetutamente anni fa ad Istanbul. Ora di pranzo, gambe in spalla e impegnativa arrampicata incantevole lungo un sentiero nella roccia, fino ad arrivare alla Fortezza. Ristorantini tipici con affaccio sul mare, dove poter gustare menù completi a soli 7/8€. Impossibile da immaginare in Italia una cosa così, dove generalmente ti vengono chiesti 10€, per una bottiglietta d’acqua e un’insalatona. Terminato il pasto, sono tornato in spiaggia per una ventina di minuti, per poi riprendere la strada per l’autostazione. Altro biglietto da 3€ e via di nuovo verso Podgorica. Anche se il conducente rimbambito, un paio di volte mi ha invitato a scendere nella ridente Bar, convinto che il mio titolo di viaggio valesse fino a li. Mostratogli il ticket e chiarito l’equivoco, si è scusato e ripartito a tutto gas, giungendo intorno alle 18:00 nella Capitale montenegrina. Breve capatina in hotel per posare lo zaino e rimettere le spugne al proprio posto in bagno. Appena tornato in strada, il primo pensiero è stato quello di risolvere la questua riguardante la stampa della prenotazione aerea per il ritorno. Molte delle persone a cui mi sono rivolto per chiedere delle informazioni, o non hanno saputo darmi una precisa risposta, o ancora peggio, mi hanno fatto notare, come essendo capitato in pieno Dan Nezavisnosti (Giorni dell’Indipendenza montenegrina, 21-22/5) internet point, copisterie, negozi di informatica e telefonia, erano tutti con le serrande abbassate, per via dei conseguenti festeggiamenti nazionali. Tentando di rimanere lucido, dopo alcune imprecazioni rivolte al mai trentaquattrenne, ho optato per la soluzione più semplice di tutte. Entrando in un hotel a 5 stelle, chiedendo al concierge la gentilezza di tale pratica, dopo avergli spiegato le varie vicissitudini che mi che mi sono capitate. Nessun problema, stampe effettuate in due secondi e messe nello zainetto. Non so se il giudizio della città puó risultare “drogato”, nell’esser capitato nel pieno di allegre giornate di festa, ma a me il contorno non è affatto dispiaciuto. Canti popolari per le strade, concerti da due palchi differenti, stand gastronomici di autentico street food slavo ćevapčići da sogno) e fuochi d’artificio, di meglio non avrei potuto chiedere. Rientrato in hotel intorno alle 03:00, ho preparato lo zaino per l’indomani, per poi docciarmi e mettermi a dormire. Sveglia alle 08:00, degna colazione, check out e via di nuovo in strada, direzione stazione ferroviaria, per andarmi a informare, se questo benedetto treno per l’aeroporto esistesse realmente. Stazione centrale raccolta e minuta, con soli 2 binari tipo Muratella, ció fa comprendere come non sono di certo i mezzi su rotaia, il fiore all’occhiello dei trasporti montenegrini. In biglietteria, appena scorti gli orari, ed aver notato quanto siano diradate le frequenze di passaggio mattiniere (09:30 - 12:50), avendo il volo alle 12:10, ho naturalmente optato per la prima soluzione. Una sola fermata da effettuare, costo del ticket 1€, appena 15 i minuti di tragitto, senza alcun bisogno di doverlo vidimare. Il tempo di fare un salto in un supermercato limitrofo, per acquistare un pacchetto di Tuc e verificare come da queste parti, i wafer abbiano dimensioni mastodontiche, per poi tornare al binario e attendere il treno. Arrivato alle 10:00 con ben 30 minuti di ritardo. Partito nell’immediato, ho trovato posto in un meraviglioso scompartimento, di quelli vecchio stampo, adibiti nei tanto rimpianti EXP (Moretti boia!). Controllore passato rapidamente, che mi ha segnato con la penna il biglietto. Ricordandomi in almeno 3 occasioni, che la mia fermata sarebbe stata quella successiva. Appena sceso, ho compreso bene, il perché di tanta insistenza, considerato che Podgorica Aerodrom, tutto mi è sembrata, tranne che una stazione ferroviaria. Una minuscola struttura in cemento, adibita a sala d’attesa, priva di porta, senza vetri alle finestre, con una sola insegna mezza arrugginita e nulla più. Dopo una breve camminata sullo sterrato, ho imboccato una strada asfaltata, riconoscendo la sede della DHL, che avevo visto all’andata. Anche senza indicazioni nel ripensarci, a naso ero stato brillante nel scegliere la direzione esatta, prima dell’arrivo disperato del tassista, pronto ad accalappiarmi per pochi spiccioli. Individuando perfettamente l’aeroporto, stavolta ho tirato dritto senza dubbio alcuno, notando come ai bordi della strada, sia pieno di tassisti con le vetture fermi all’ombra sotto gli alberi, tipo leoni nella Savana. In trepidante attesa del passaggio, di qualche intraprendente avventuriero alla ricerca della stazione, per ostacolarlo e poi braccarlo in ogni modo. Lavorandolo ai fianchi fino a sfinirlo, tra mille proposte di un passaggio a prezzi stracciati e folkloristiche bugie, riuscendo a fargli accettare la corsa dopo mille tentativi. Giunto in aeroporto ed individuato facilmente il banco di AZ, la mia agognata boarding pass è stata emessa in pochi istanti, stando sereno nell’aver appreso già da giorni, che il volo sarebbe stato mezzo vuoto. Se solo ripenso a tutte le paturnie e i sospiri di speranza emanati lo scorso agosto a Tirana, qui al confronto è stato semplice come bere un bicchier d’acqua. Controllo documenti e poi quello per i bagagli veramente molto snelli. Giro fugace al Duty Free, per poi sedermi in prossimità del gate in attesa della sua apertura. Avvenuta in orario, con salita a bordo sul minuto velivolo tramite le scalette. Decollo avvenuto alle 12:00, con 10 minuti d’anticipo rispetto all’orario previsto. Ancor più scarna dell’andata la presenza di passeggeri, volo liscio come l’olio,succo d’arancia e biscottini (non ho mai scelto i salatini nei miei voli AZ) ed approdo a Fiumicino intorno alle 13:10. Uscito da quel labirinto di aeroporto, un buon Cotral versione Portugal, diretto a Ostia Centro è passato dopo pochi minuti. Un’omaggiosa Roma - Lido e le altrettanto gratuite linea B, più linea A mi hanno beatamente condotto a casa. Felice e più che soddisfatto di questa ennesima strampalata sortita in territorio balcanico. Next stop Malaga



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