Roberto Saviano
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Re: Roberto Saviano
Se Roberto Saviano non viene ucciso è perché su 10 persone ce ne sono almeno 3/4 che pensano che lui sia un romanziere... uno che racconta storielle... magari ben scritte ma comunque storielle.
Ucciderlo significherebbe aprire gli occhi anche a quei 3/4 su 10 che pensano questo.
Lui lo sa.
Sa che non lo uccideranno.
Lo dice anche nella puntata de Il Testimone, arriverà il momento in cui gliela faranno pagare, ma quel momento non è ora.
Ucciderlo significherebbe aprire gli occhi anche a quei 3/4 su 10 che pensano questo.
Lui lo sa.
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Re: Roberto Saviano
Ma speriamo di no, storielle un par di palle la sua è cronaca e documentazione pura presa anche da altri,postromantico ha scritto:Se Roberto Saviano non viene ucciso è perché su 10 persone ce ne sono almeno 3/4 che pensano che lui sia un romanziere... uno che racconta storielle... magari ben scritte ma comunque storielle.
Ucciderlo significherebbe aprire gli occhi anche a quei 3/4 su 10 che pensano questo.
Lui lo sa.
Sa che non lo uccideranno.
Lo dice anche nella puntata de Il Testimone, arriverà il momento in cui gliela faranno pagare, ma quel momento non è ora.
ecco chi pensa questo non saprei come definirlo

secondo me non viene ucciso perché non viene considerato così scomodo, ma me lo auguro per lui che sia così ci mancherebbe altro.
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Re: Roberto Saviano
Sono 8 anni che Saviano sta sotto scorta, di Ministri degli Interni (e non so se dipende solo da loro) ne sono cambiati diversi. Cmq non c'è problema, ci mancherebbe, ho capito che per te Saviano non è un eroe, forse non lo è neanche per me (o almeno, se lo è, lo è stato più dopo che prima la pubblicazione di Gomorra), specie se paragonato a Falcone e Borsellino. Sul resto evidentemente non riusciamo a spiegarci o semplicemente la pensiamo diversamente, capita e non c'è nessun problemaJohn Locke ha scritto: Parliamo di gente tipo scajola, alfano etc..
il primo a ritenuto che marco biagi pur con minacce ricevuto non avesse bisogno della scorta per dire..
non capisci il mio discorso dell'eroe è inutile che te lo ripeto di nuovo, mi dispiace non per qualcosa, ma perché credo di non riuscire io a spiegarmi a questo punto.
per me saviano non denuncia, racconta, è diverso ma pur sempre lodevole e importante per carità.
Non ti consiglierei al posto suo di scappare, rischi di più in sud america se ti vogliono fare fuori che qua con la scorta, ma a prescindere se ti vogliono ammazzà purtroppo ci riescono dove stai stai, ma di certo non sei un eroe perché vieni ammazzato io non sto dicendo questo.

Sullo scappare in Sudamerica, boh, datemi tutti i soldi che ha guadagnato lui con i libri (che non penso siano pochi, anche se poveraccio non se li può godere) e poi provo a sparire, se ci riesco vi contatterò tramite John Diablo per confermarvi che sono sparito

jimmy ha scritto:Comunque, dopo l'ennesima ottima serata in compagnia dei forumisti, pensando ai momenti di tensione che ogni tanto si creano sul forum, mi sento di lanciare il seguente slogan:
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Re: Roberto Saviano
Su questo punto concordo più con John, in questo senso: è vero, mafia, brigate rosse, camorra etc. etc. hanno dimostrato che se ti vogliono ammazzare ti ammazzano con tutta la scorta. Ma diventa un discorso di opportunità: quando furono uccisi Falcone e Borsellino e prima di loro Dalla Chiesa (chissà perchè non se lo ricorda mai nessuno) si parlava di uomini dello Stato che con le loro azioni stavano creando seri danni alla mafia, e in quel momento storico, inoltre, la mafia aveva bisogno di gesti eclatanti per dimostrare chi comandava davvero in quelle terre. Saviano in realtà problemi veri, nel senso di toccare gli affari, alla camorra non gliene crea, perchè non è che abbia scoperto chissà quale losco traffico che già non si conoscesse. Ha solo denunciato (o raccontato come direbbe John Locke) pubblicamente uno stato di cose purtroppo ben noto a tutti. La sua condanna a morte è più un fatto se vuoi di ripicca "personale" per la mancanza di rispetto mostrata andando a dire certe cose in faccia a quelle persone in casa loro. E anche il più spietato dei camorristi non credo che si prenderebbe la briga di far fuori Saviano con 10 agenti di scorta e magari qualche vittima civile solo per una ripicca, perchè a quel punto ci sarebbe per forza di cose una reazione delle forze dell'ordine che allora sì potrebbe creare problemi agli affari. In una parola, adesso per loro il gioco non vale la candela.John Locke ha scritto: Ma speriamo di no, storielle un par di palle la sua è cronaca e documentazione pura presa anche da altri,
ecco chi pensa questo non saprei come definirlo![]()
secondo me non viene ucciso perché non viene considerato così scomodo, ma me lo auguro per lui che sia così ci mancherebbe altro.
jimmy ha scritto:Comunque, dopo l'ennesima ottima serata in compagnia dei forumisti, pensando ai momenti di tensione che ogni tanto si creano sul forum, mi sento di lanciare il seguente slogan:
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Re: Roberto Saviano
ti quoto tutto in quest'intervento, è proprio quello che penso anche io che lui ha smosso poco alla fine, proprio per questo pure in sud america te vengono a pizzicà se voglionovale.not ha scritto: Su questo punto concordo più con John, in questo senso: è vero, mafia, brigate rosse, camorra etc. etc. hanno dimostrato che se ti vogliono ammazzare ti ammazzano con tutta la scorta. Ma diventa un discorso di opportunità: quando furono uccisi Falcone e Borsellino e prima di loro Dalla Chiesa (chissà perchè non se lo ricorda mai nessuno) si parlava di uomini dello Stato che con le loro azioni stavano creando seri danni alla mafia, e in quel momento storico, inoltre, la mafia aveva bisogno di gesti eclatanti per dimostrare chi comandava davvero in quelle terre. Saviano in realtà problemi veri, nel senso di toccare gli affari, alla camorra non gliene crea, perchè non è che abbia scoperto chissà quale losco traffico che già non si conoscesse. Ha solo denunciato (o raccontato come direbbe John Locke) pubblicamente uno stato di cose purtroppo ben noto a tutti. La sua condanna a morte è più un fatto se vuoi di ripicca "personale" per la mancanza di rispetto mostrata andando a dire certe cose in faccia a quelle persone in casa loro. E anche il più spietato dei camorristi non credo che si prenderebbe la briga di far fuori Saviano con 10 agenti di scorta e magari qualche vittima civile solo per una ripicca, perchè a quel punto ci sarebbe per forza di cose una reazione delle forze dell'ordine che allora sì potrebbe creare problemi agli affari. In una parola, adesso per loro il gioco non vale la candela.

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Re: Roberto Saviano
bè bardellino(che era il numero 1 assoluto dei casalesi) è stato ucciso in sudamerica e magari era convinto che fosse al sicuro
cmq mi sa che le rivelazioni che sta facendo in queste ore iovine siano ancora più scottanti di quelle di saviano
cmq mi sa che le rivelazioni che sta facendo in queste ore iovine siano ancora più scottanti di quelle di saviano
voglia di stringersi un po'... curva sud roma vecchie maniere...
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Re: Roberto Saviano
I giornalisti Roberto Saviano e Rosaria Capacchione rischiavano di essere oggetto di una "reazione pericolosa" da parte della camorra. A raccontarlo è Antonio Iovine, boss del clan dei Casalesi che di recente ha deciso di collaborare con la giustizia. In un verbale del 28 maggio scorso, depositato nel processo per le minacce a Saviano e Capacchione, Iovine fa riferimento all'istanza di rimessione avanzata dagli avvocati Michele Santonastaso e Carmine D'Aniello nel corso del processo Spartacus.
"Io non so se l'avvocato Santonastaso si rendeva conto di quanto fosse pericoloso discutere con Bidognetti di queste cose che avrebbero potuto, per l'indole di Bidognetti, scatenare davvero una reazione pericolosa per Roberto Saviano e per Rosaria Capacchione", dice Iovine. Roberto Saviano, su twitter, parla di "parole dolorose da leggere" e di conferma delle "minacce ricevute per quanto scritto sul clan dei Casalesi". "Dopo anni la verità emerge", aggiunge il giornalista e scrittore napoletano.
"Io non so se l'avvocato Santonastaso si rendeva conto di quanto fosse pericoloso discutere con Bidognetti di queste cose che avrebbero potuto, per l'indole di Bidognetti, scatenare davvero una reazione pericolosa per Roberto Saviano e per Rosaria Capacchione", dice Iovine. Roberto Saviano, su twitter, parla di "parole dolorose da leggere" e di conferma delle "minacce ricevute per quanto scritto sul clan dei Casalesi". "Dopo anni la verità emerge", aggiunge il giornalista e scrittore napoletano.
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Re: Roberto Saviano
ilmauro ha scritto: non ce capisco un cazzo
postromantico ha scritto: so 'na merda Mattè
'na grande merda.
fidati.
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Re: Roberto Saviano
http://www.repubblica.it/spettacoli/tv- ... ef=HRER2-1
Perché sono tutti cattivi nella Gomorra che va in tv
di di ROBERTO SAVIANO
Ricordate in C'eravamo tanto amati di Ettore Scola la scena della proiezione di Ladri di biciclette? Siamo ancora tutti là, dentro quel piccolo cinema di paese, dove il professor Caprigno, disgustato dopo aver visto il film di De Sica, si alza e dichiara: "Opere siffatte offendono la grazia, la poesia, il bello. Questi stracci e questi cessi ci diffamano di fronte al mondo. Di questi filmacci bene ha detto un giovane cattolico di grande avvenire, vicino a De Gasperi (Andreotti): i panni sporchi si lavano in famiglia". Talvolta ho l'impressione che qualcuno non sia mai uscito da quel cineforum di Nocera Inferiore.
Di professor Caprigno il nostro paese è pieno. Ne sono usciti fuori molti quando Gomorra - il libro - iniziò ad avere successo. E ancora oggi molti criticano Gomorra, la serie tv. Napoletani che si sentono umiliati, italiani che lo vedono come un modo per diffamare il paese. Eppure - con la puntata che si conclude oggi - questa è la serie italiana tv più vista di sempre, ed è già stata venduta in 50 paesi. Ma anche questo delude i professor Caprigno che lo vedono come un'onta fatta all'Italia.
Video
Epilogo record per Gomorra - La serie, che si è chiusa ieri con gli episodi 11 e 12, visti su Sky Atlantic HD e Sky Cinema1HD da 850 mila spettatori medi. In particolare, l'11a puntata è stata vista in media da 822 mila spettatori con uno share del 2,83%, mentre la 12a è la più vista dell'intera stagione con 875 mila spettatori medi, uno share del 3% e una permanenza che ha sfiorato anche ieri il 90%. Con 700 mila spettatori medi a puntata, è la serie targata Sky più vista in assoluto nella storia della pay tv. La conversazione totale sul finale di stagione è stata di oltre 13.700 tweet di cui più di 11.400 con hashtag #GomorraLaSerie; il programma è tra i più twittati dell'ultima settimana. Dal suo debutto, il 6 maggio, Gomorra - La serie ha raccolto oltre 44.200 tweet.
Non immaginavo, quando iniziai a pensare di poter costruire una serie televisiva dalle storie scritte in Gomorra, che davvero saremmo arrivati a costruire un progetto come quello che è andato in onda su Sky. Che saremmo riusciti a condensare in uno spazio limitato il maggior numero di informazioni, dettagli.
Dettagli, di questo è fatto il racconto di Gomorra. Di dettagli reali, di dettagli presi dalle inchieste, dai verbali delle intercettazioni, dalla cronaca quotidiana. Dalla cronaca attuale e da quella che ormai appartiene alla storia. A una storia che per me, per noi, non è affatto lontana, anche se sono in molti a volerla dimenticare perché è più facile in questo modo guardare in faccia i propri fallimenti.
Ma la sfida era difficile e per questo non era scontato che alla fine ci saremmo riusciti. La sfida era raccontare il male dal suo interno, mantenendo credibilità, alleggerendo la narrazione senza suscitare mai empatia. Avevamo l'ambizione di tracciare una via italiana alternativa per le serie tv per non ricalcare le produzioni americane. Non volevamo raccontare la camorra al mondo, ma al contrario raccontare il mondo attraverso la camorra.
Il nostro punto di partenza era questo: il peggior modo di raccontare il bene è farlo in modo didascalico. Tutti cattivi? Sì, in quel mondo non ci sono personaggi positivi, il bene ne è alieno. Nessuno con cui lo spettatore può solidarizzare, nel quale si può identificare. Nessun balsamo consolatorio. Nessun respiro di sollievo. Lo spettatore, in maniera simbolica, non doveva avere tregua, come non ha tregua chi vive nei territori in guerra. Quindi la visuale doveva essere unica. Nessuna salvezza per nessuno. Polizia, società civile, sono state messe in secondo piano perché così è nella testa dei personaggi che raccontiamo. Quindi nessuna via di fuga narrativa, nessuna quota di bontà pari a quella della cattiveria. Non una serie in cui ci sono " il cattivo irredimibile, il cattivo che si redime, un buono con delle ombre e il buono redentore". Con la storia di sangue e la storia d'amore. Questa dialettica così classica e così scontata non serve più a un paese che è andato culturalmente oltre.
Ecco perché abbiamo scelto un modo diverso di raccontare, non l'unico, non il più giusto, ma certamente diverso. Condivido la critica che spesso viene mossa alle serie italiane - e soprattutto ai direttori di rete che le scelgono - di essere costruite come se qualcuno le avesse masticate prima di darle in pasto ai telespettatori per evitare che possano strozzarsi. Noi non volevamo costruire storie masticate, ma storie difficili da digerire, di quelle che ti tornano in mente il giorno dopo e ancora devi forzarti a scrollartele di dosso.
Tutte le polemiche suscitate dal mio lavoro, dal nostro lavoro, me le spiego solo analizzando l'attitudine di gran parte della classe dirigente e intellettuale napoletana, che dopo il dominio della Dc e i Gava, aveva creduto di costruire un nuovo rinascimento. E invece tutto è sprofondato in un nuova degenerazione. Questi amministratori e questi intellettuali hanno una cecità colpevole e complice, incapaci di raccontare ciò che hanno sotto gli occhi. Hanno visto male e poco, hanno scelto di sottovalutare e pensare ad altro.
L'accusa più elementare di solito riguarda l'empatia, l'immedesimazione con personaggi negativi. "I ragazzi - dicono i critici severi - che guarderanno la serie emuleranno le loro gesta". Ma non è vero: l'immedesimazione non avviene con la realtà, ma con una sua rappresentazione. Non c'è nulla di male. È proprio questo il meccanismo narrativo che faceva scattare la catarsi, la purificazione, nel teatro elisabettiano e prima ancora in quello greco. Comprendere il male per riconoscerlo, per conoscerlo. Quanto di loro c'è in me? Mi comporterei allo stesso modo? Non lo faccio per codardia o per coraggio?
Se non conosciamo la storia di chi compie atti atroci, se non conosciamo la storia di chi sceglie il male, come possiamo conoscere il bene? Come possiamo scegliere il bene? Ma - affermano gli sdegnati censori - Napoli è il sole, il mare, la cultura, i frutti di mare e la pizza più buona del mondo, le canzoni, Enrico Caruso e Villa Pignatelli. Caravaggio e San Domenico Maggiore. Parla di questo no?
Rispondo che queste bellezze fanno parte della sua stupenda complessità. Tra l'altro ogni meraviglia appena citata porta con sè sudore, sangue, sporcizia, corruzione. La bellezza di Napoli, isolata e cantata per promuoverne l'immagine, è il modo migliore per renderla sterile. Nelle pagine di Norman Lewis c'è la bellezza di Napoli, ma è colma di dolore, stupri, prostitute, feccia, corruzione. È una bellezza reale. Se dovessimo giudicare Napoli 44, Ferito a morte, La pelle, dalle quote di bene e di male, da quanto parlano bene o male di Napoli, distruggeremmo ogni potenza letteraria riducendola a banale minestrone. Non riusciremmo a notare l'equilibrio nel racconto e non riusciremmo a comprenderne la complessità, la necessità. Napoli come racconto universale. Eppure l'Italia dei professor Caprigno chiedeva a Gomorra La serie di essere una agiografia, non una narrazione. Che cosa assurda.
New York si è mai ribellata alle centinaia di film che la raccontavano colma di contraddizioni? Ha boicottato Scorsese? Albuquerque avrebbe dovuto promuovere una class action contro Breaking Bad? La Germania dovrebbe forse raccogliere firme per dire al mondo: basta raccontare il nazismo noi siamo anche altro?
Il racconto del male, d'altra parte, non annichilisce affatto il lavoro delle associazioni e della politica che davvero lavora. Anzi. Mentre scrivo, a Casal di Principe è stato eletto sindaco Renato Natale, un uomo da sempre in lotta contro i clan. La sua elezione è un miracolo: aver raccontato il mondo nero della camorra non l'ha danneggiato ma ha reso più necessaria e imperativa la sua candidatura.
La censura del resto è così: solerte tanto quanto la sua impotenza. Nel film di Scola così Satta Flores, rispondeva a Caprigno: "Egregio signor Preside, noi qui stasera abbiamo visto un film stupendo! Con i suoi cessi e i suoi stracci, esso ci fa riconoscere i veri nemici della collettività proprio nei falsi difensori della grazia, della poesia, del bello e di tutti gli altri ipocriti valori borghesia". Forza, usciamo tutti dal cineforum di Nocera Inferiore.
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Di professor Caprigno il nostro paese è pieno. Ne sono usciti fuori molti quando Gomorra - il libro - iniziò ad avere successo. E ancora oggi molti criticano Gomorra, la serie tv. Napoletani che si sentono umiliati, italiani che lo vedono come un modo per diffamare il paese. Eppure - con la puntata che si conclude oggi - questa è la serie italiana tv più vista di sempre, ed è già stata venduta in 50 paesi. Ma anche questo delude i professor Caprigno che lo vedono come un'onta fatta all'Italia.
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Epilogo record per Gomorra - La serie, che si è chiusa ieri con gli episodi 11 e 12, visti su Sky Atlantic HD e Sky Cinema1HD da 850 mila spettatori medi. In particolare, l'11a puntata è stata vista in media da 822 mila spettatori con uno share del 2,83%, mentre la 12a è la più vista dell'intera stagione con 875 mila spettatori medi, uno share del 3% e una permanenza che ha sfiorato anche ieri il 90%. Con 700 mila spettatori medi a puntata, è la serie targata Sky più vista in assoluto nella storia della pay tv. La conversazione totale sul finale di stagione è stata di oltre 13.700 tweet di cui più di 11.400 con hashtag #GomorraLaSerie; il programma è tra i più twittati dell'ultima settimana. Dal suo debutto, il 6 maggio, Gomorra - La serie ha raccolto oltre 44.200 tweet.
Non immaginavo, quando iniziai a pensare di poter costruire una serie televisiva dalle storie scritte in Gomorra, che davvero saremmo arrivati a costruire un progetto come quello che è andato in onda su Sky. Che saremmo riusciti a condensare in uno spazio limitato il maggior numero di informazioni, dettagli.
Dettagli, di questo è fatto il racconto di Gomorra. Di dettagli reali, di dettagli presi dalle inchieste, dai verbali delle intercettazioni, dalla cronaca quotidiana. Dalla cronaca attuale e da quella che ormai appartiene alla storia. A una storia che per me, per noi, non è affatto lontana, anche se sono in molti a volerla dimenticare perché è più facile in questo modo guardare in faccia i propri fallimenti.
Ma la sfida era difficile e per questo non era scontato che alla fine ci saremmo riusciti. La sfida era raccontare il male dal suo interno, mantenendo credibilità, alleggerendo la narrazione senza suscitare mai empatia. Avevamo l'ambizione di tracciare una via italiana alternativa per le serie tv per non ricalcare le produzioni americane. Non volevamo raccontare la camorra al mondo, ma al contrario raccontare il mondo attraverso la camorra.
Il nostro punto di partenza era questo: il peggior modo di raccontare il bene è farlo in modo didascalico. Tutti cattivi? Sì, in quel mondo non ci sono personaggi positivi, il bene ne è alieno. Nessuno con cui lo spettatore può solidarizzare, nel quale si può identificare. Nessun balsamo consolatorio. Nessun respiro di sollievo. Lo spettatore, in maniera simbolica, non doveva avere tregua, come non ha tregua chi vive nei territori in guerra. Quindi la visuale doveva essere unica. Nessuna salvezza per nessuno. Polizia, società civile, sono state messe in secondo piano perché così è nella testa dei personaggi che raccontiamo. Quindi nessuna via di fuga narrativa, nessuna quota di bontà pari a quella della cattiveria. Non una serie in cui ci sono " il cattivo irredimibile, il cattivo che si redime, un buono con delle ombre e il buono redentore". Con la storia di sangue e la storia d'amore. Questa dialettica così classica e così scontata non serve più a un paese che è andato culturalmente oltre.
Ecco perché abbiamo scelto un modo diverso di raccontare, non l'unico, non il più giusto, ma certamente diverso. Condivido la critica che spesso viene mossa alle serie italiane - e soprattutto ai direttori di rete che le scelgono - di essere costruite come se qualcuno le avesse masticate prima di darle in pasto ai telespettatori per evitare che possano strozzarsi. Noi non volevamo costruire storie masticate, ma storie difficili da digerire, di quelle che ti tornano in mente il giorno dopo e ancora devi forzarti a scrollartele di dosso.
Tutte le polemiche suscitate dal mio lavoro, dal nostro lavoro, me le spiego solo analizzando l'attitudine di gran parte della classe dirigente e intellettuale napoletana, che dopo il dominio della Dc e i Gava, aveva creduto di costruire un nuovo rinascimento. E invece tutto è sprofondato in un nuova degenerazione. Questi amministratori e questi intellettuali hanno una cecità colpevole e complice, incapaci di raccontare ciò che hanno sotto gli occhi. Hanno visto male e poco, hanno scelto di sottovalutare e pensare ad altro.
L'accusa più elementare di solito riguarda l'empatia, l'immedesimazione con personaggi negativi. "I ragazzi - dicono i critici severi - che guarderanno la serie emuleranno le loro gesta". Ma non è vero: l'immedesimazione non avviene con la realtà, ma con una sua rappresentazione. Non c'è nulla di male. È proprio questo il meccanismo narrativo che faceva scattare la catarsi, la purificazione, nel teatro elisabettiano e prima ancora in quello greco. Comprendere il male per riconoscerlo, per conoscerlo. Quanto di loro c'è in me? Mi comporterei allo stesso modo? Non lo faccio per codardia o per coraggio?
Se non conosciamo la storia di chi compie atti atroci, se non conosciamo la storia di chi sceglie il male, come possiamo conoscere il bene? Come possiamo scegliere il bene? Ma - affermano gli sdegnati censori - Napoli è il sole, il mare, la cultura, i frutti di mare e la pizza più buona del mondo, le canzoni, Enrico Caruso e Villa Pignatelli. Caravaggio e San Domenico Maggiore. Parla di questo no?
Rispondo che queste bellezze fanno parte della sua stupenda complessità. Tra l'altro ogni meraviglia appena citata porta con sè sudore, sangue, sporcizia, corruzione. La bellezza di Napoli, isolata e cantata per promuoverne l'immagine, è il modo migliore per renderla sterile. Nelle pagine di Norman Lewis c'è la bellezza di Napoli, ma è colma di dolore, stupri, prostitute, feccia, corruzione. È una bellezza reale. Se dovessimo giudicare Napoli 44, Ferito a morte, La pelle, dalle quote di bene e di male, da quanto parlano bene o male di Napoli, distruggeremmo ogni potenza letteraria riducendola a banale minestrone. Non riusciremmo a notare l'equilibrio nel racconto e non riusciremmo a comprenderne la complessità, la necessità. Napoli come racconto universale. Eppure l'Italia dei professor Caprigno chiedeva a Gomorra La serie di essere una agiografia, non una narrazione. Che cosa assurda.
New York si è mai ribellata alle centinaia di film che la raccontavano colma di contraddizioni? Ha boicottato Scorsese? Albuquerque avrebbe dovuto promuovere una class action contro Breaking Bad? La Germania dovrebbe forse raccogliere firme per dire al mondo: basta raccontare il nazismo noi siamo anche altro?
Il racconto del male, d'altra parte, non annichilisce affatto il lavoro delle associazioni e della politica che davvero lavora. Anzi. Mentre scrivo, a Casal di Principe è stato eletto sindaco Renato Natale, un uomo da sempre in lotta contro i clan. La sua elezione è un miracolo: aver raccontato il mondo nero della camorra non l'ha danneggiato ma ha reso più necessaria e imperativa la sua candidatura.
La censura del resto è così: solerte tanto quanto la sua impotenza. Nel film di Scola così Satta Flores, rispondeva a Caprigno: "Egregio signor Preside, noi qui stasera abbiamo visto un film stupendo! Con i suoi cessi e i suoi stracci, esso ci fa riconoscere i veri nemici della collettività proprio nei falsi difensori della grazia, della poesia, del bello e di tutti gli altri ipocriti valori borghesia". Forza, usciamo tutti dal cineforum di Nocera Inferiore.
Coraggio, il meglio è passato (Ennio Flaiano)