Porchetta
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Porchetta
Un luogo di ritrovo per tutti gli amanti di questa straordinaria specialità della gastronomia romana. Ma perchè non si riesce ad esportarla all'estero una cosa del genere? Il Kebab che è bono il 50% lo vendeno pure in Cina. Li mortacci de pippo.
La porchetta è un piatto tipico dell'Italia centrale. Consiste in un maiale intero, svuotato, disossato e condito all'interno con sale, pepe, erbe aromatiche, e arrostito in forno. La porchetta si consuma tagliata a fette come secondo piatto oppure fuori pasto in panini imbottiti. È d'obbligo nelle cosiddette merende in cantina, tipiche delle zone di produzione vinicola. Il suo consumo è favorito dai venditori ambulanti che si recano dov'è previsto un notevole afflusso di persone (feste paesane, fiere, mercati, concerti, raduni, eccetera).
Indice
1 Origine
2 Tradizione e sapori
3 Come si fa
4 Come si mangia
5 Sagre
6 Curiosità
7 Note
8 Bibliografia
Origine
Il luogo di elaborazione della ricetta della porchetta è a tutt'oggi incerto. Gli abitanti di Ariccia, nel Lazio, rivendicano la paternità della ricetta originaria. In Umbria si sostiene che sia nata a Norcia, famosa sin dai tempi dei romani per l'allevamento del maiale (da cui il sostantivo "norcino"). Nell'Alto Lazio la si fa risalire all'epoca degli Etruschi. Antichissima è la tradizione della porchetta di Campli in provincia di Teramo (Abruzzo), dove sono state rinvenute prove nella vicina Necropoli picena di Campovalano. A Campli già gli Statuti comunali del 1575, rinnovati per opera di Margherita d'Austria, contenevano numerose indicazioni sull'uso, la vendita e la cottura della porchetta. Analoghe rivendicazioni di primogenitura si riscontrano in località delle Marche. La porchetta è diffusa anche in Romagna e nel Ferrarese.
Nel novecento la porchetta ha avuto successo in Veneto, diffondendosi a Treviso[1] e Padova, diventando un prodotto familiarmente locale per i consumatori veneti.
Tradizione e sapori
Esistono due tipi fondamentali di condimento e quindi di gusto, dettati dalla tradizione. Nella Toscana meridionale, nei Castelli Romani del sud e in altre aree del centro Italia, si aromatizza con il rosmarino (ramerino in toscano). Tipica è quella di Ariccia: "la porca co un bosco de rosmarino in de la panza", come scrisse Carlo Emilio Gadda in Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Nella zona dei Castelli Romani e in particolare nei paesi di Ariccia, Cecchina e Marino si trovano dei locali caratteristici, chiamati "fraschette", dove si gustano porchetta e vino locali. Oltre ai tradizionali chioschi dove pane di Genzano e Porchetta di Ariccia, imperano con le loro fraganze. Nell’Alto Lazio, in Umbria, nelle Marche e in Romagna invece si aromatizza col finocchio selvatico, che le conferisce un profumo e un gusto assolutamente inconfondibili. Tipiche di questa tradizione sono le porchette che si preparano a Vignanello e Vallerano (Tuscia viterbese) e a Costano, in Umbria. La porchetta di Campli si differenzia e si distingue da quella preparata in Umbria, nelle Marche, nel Lazio, in Toscana e in Sardegna per gli aromi, i tempi e i modi di cottura. Non è utilizzato ad esempio il finocchio selvatico. A Poggio Bustone in provincia di Rieti (paese natale di Lucio Battisti) si celebra da 60 anni una sagra dedicata alla porchetta tipica del paese nella prima domenica di ottobre di ogni anno, legata alla festività religiosa della Madonna e S. Francesco.
Come si fa
Per farla, l’artigiano sceglie un suino di un anno, del peso massimo di un quintale. Una volta abbattuto e dissanguato, il maiale s'immerge in una caldaia d’acqua bollente per procedere alla depilazione. Quindi, accuratamente lavato, si apre, si eviscera, si disossa e si riempie di condimento: sale da cucina, pepe, teste d’aglio con tutta la camicia e, a seconda della tradizione, fegato e milza tagliati a tocchetti e manciate di rosmarino o di finocchio selvatico (si usano sia i fiori del finocchio, sia la cosiddetta barba anche amarene e mandorle).
Una volta imbottita di sapori, la porchetta viene infilzata con un bastone che fuoriesce dalla bocca e dall’altra estremità (un bastone utile anche per il trasporto) e si lega ben bene con lo spago. A questo punto si mette al forno. La cottura dura da due a cinque ore, a seconda della mole dell’animale, e va controllata di tanto in tanto per constatare il progressivo rosolamento. La tradizione vuole che la porchetta sia arrostita nel forno a legna, ma questo metodo di cottura non assicura il rispetto delle severe norme in tema di igiene, che prevedono un perfetto lavaggio del forno dopo l'uso. Inoltre, non garantisce una cottura uniforme a temperatura costante e tende a seccare le parti più magre del maiale. Per questi motivi si tende ormai ad arrostire la porchetta in forni in acciaio inossidabile.
In alcune località si preferiscono maiali più giovani, di sei o sette mesi, e si cuociono allo spiedo.
Come si mangia
Un venditore di porchetta
La porchetta dev'essere consumata il giorno stesso dell’acquisto. Le parti più gustose sono quelle grasse. La freschezza si riconosce dalla croccantezza della crosta. Essa è tradizionalmente servita in panini imbottiti di porchetta e crosta, ovvero la pelle del maiale, grassa e croccante. Se non si consuma subito, l'affettato di porchetta si può conservare per qualche ora in luogo fresco, nel suo cartoccio di carta paglia. Per mantenerne la fragranza bisogna evitare di riporla in frigorifero. È buona anche ripassata in padella con un goccio d’olio, un paio di pomodorini, uno spicchio d’aglio e tutto il suo condimento. Molto buona accompagnata da del pane arabo.
Sagre
Sagre della porchetta si svolgono in diverse località d'Italia, anche molto distanti tra loro: a Sant'Antonio Abate, in provincia di Napoli, dove la Sagra è giunta nel 2011 alla sua trentaduesima edizione, ed è abbinata ad una famosa Fiera Campionaria; a Campli (in estate ad agosto, giunta nel 2011 alla 40ª edizione e riconosciuta come miglior porchetta italiana in un concorso gastronomico tenutosi a Venezia nel 2009)[2], ad Ariccia[3] (inizio settembre), a Costano (metà agosto), a Monte San Savino il secondo fine settimana di settembre, nel 2011 si è svolta la 48ª edizione, e a San Terenziano - Gualdo Cattaneo (a maggio)[4].
Curiosità
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Questa sezione contiene «curiosità» da riorganizzare.
Contribuisci a migliorarla integrando se possibile le informazioni nel corpo della voce e rimuovendo quelle inappropriate.
La porchetta di Ariccia ha ricevuto il marchio IGP e malgrado si possa pensare il contrario, la porchetta non è un alimento grasso, poiché, nella fase di cottura, proprio i grassi vengono sciolti dal calore e raccolti in speciali vaschette. Va servita fredda e, nonostante sia priva di additivi e conservanti, rimane saporita e fragrante almeno per due settimane se mantenuta nel modo giusto. (fonte Porchetta di Ariccia IGP)
Con il termine "porchettare" si intende un metodo di preparazione che prende spunto dalla "porchetta" propriamente detta e si applica ad altre carni (agnello, coniglio, istrice) o pesci (carpa). Di qui, il "coniglio porchettato" (o "coniglio in porchetta"), la "carpa porchettata", eccetera.
Una porchetta dalla lunghezza di 21,65 m, dal peso di 935 kg, realizzata da Nicola Genobile - Torrevecchia Teatina (CH), con 22 maiali, è stata esposta e venduta nel gennaio 2008, presso l'ipermercato Auchan di Pescara.
Alla porchetta di Monte San Savino il nuovo record di porchetta più lunga del mondo con il raggiungimento di 44,93 m. Il 13 giugno 2010, in Piazza Gamurrini, il giudice federale del Guinness World Records, Lucia Sinigagliesi, certifica che la lunghezza della porchetta preparata dai quattro ‘maestri porchettai’ savinesi Aldo Iacomoni, Walter Iacomoni, Giuliano Di Goro e Gino Mencuccini è di metri 44,93 dunque rappresenta il nuovo record mondiale.
La porchetta è un piatto tipico dell'Italia centrale. Consiste in un maiale intero, svuotato, disossato e condito all'interno con sale, pepe, erbe aromatiche, e arrostito in forno. La porchetta si consuma tagliata a fette come secondo piatto oppure fuori pasto in panini imbottiti. È d'obbligo nelle cosiddette merende in cantina, tipiche delle zone di produzione vinicola. Il suo consumo è favorito dai venditori ambulanti che si recano dov'è previsto un notevole afflusso di persone (feste paesane, fiere, mercati, concerti, raduni, eccetera).
Indice
1 Origine
2 Tradizione e sapori
3 Come si fa
4 Come si mangia
5 Sagre
6 Curiosità
7 Note
8 Bibliografia
Origine
Il luogo di elaborazione della ricetta della porchetta è a tutt'oggi incerto. Gli abitanti di Ariccia, nel Lazio, rivendicano la paternità della ricetta originaria. In Umbria si sostiene che sia nata a Norcia, famosa sin dai tempi dei romani per l'allevamento del maiale (da cui il sostantivo "norcino"). Nell'Alto Lazio la si fa risalire all'epoca degli Etruschi. Antichissima è la tradizione della porchetta di Campli in provincia di Teramo (Abruzzo), dove sono state rinvenute prove nella vicina Necropoli picena di Campovalano. A Campli già gli Statuti comunali del 1575, rinnovati per opera di Margherita d'Austria, contenevano numerose indicazioni sull'uso, la vendita e la cottura della porchetta. Analoghe rivendicazioni di primogenitura si riscontrano in località delle Marche. La porchetta è diffusa anche in Romagna e nel Ferrarese.
Nel novecento la porchetta ha avuto successo in Veneto, diffondendosi a Treviso[1] e Padova, diventando un prodotto familiarmente locale per i consumatori veneti.
Tradizione e sapori
Esistono due tipi fondamentali di condimento e quindi di gusto, dettati dalla tradizione. Nella Toscana meridionale, nei Castelli Romani del sud e in altre aree del centro Italia, si aromatizza con il rosmarino (ramerino in toscano). Tipica è quella di Ariccia: "la porca co un bosco de rosmarino in de la panza", come scrisse Carlo Emilio Gadda in Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Nella zona dei Castelli Romani e in particolare nei paesi di Ariccia, Cecchina e Marino si trovano dei locali caratteristici, chiamati "fraschette", dove si gustano porchetta e vino locali. Oltre ai tradizionali chioschi dove pane di Genzano e Porchetta di Ariccia, imperano con le loro fraganze. Nell’Alto Lazio, in Umbria, nelle Marche e in Romagna invece si aromatizza col finocchio selvatico, che le conferisce un profumo e un gusto assolutamente inconfondibili. Tipiche di questa tradizione sono le porchette che si preparano a Vignanello e Vallerano (Tuscia viterbese) e a Costano, in Umbria. La porchetta di Campli si differenzia e si distingue da quella preparata in Umbria, nelle Marche, nel Lazio, in Toscana e in Sardegna per gli aromi, i tempi e i modi di cottura. Non è utilizzato ad esempio il finocchio selvatico. A Poggio Bustone in provincia di Rieti (paese natale di Lucio Battisti) si celebra da 60 anni una sagra dedicata alla porchetta tipica del paese nella prima domenica di ottobre di ogni anno, legata alla festività religiosa della Madonna e S. Francesco.
Come si fa
Per farla, l’artigiano sceglie un suino di un anno, del peso massimo di un quintale. Una volta abbattuto e dissanguato, il maiale s'immerge in una caldaia d’acqua bollente per procedere alla depilazione. Quindi, accuratamente lavato, si apre, si eviscera, si disossa e si riempie di condimento: sale da cucina, pepe, teste d’aglio con tutta la camicia e, a seconda della tradizione, fegato e milza tagliati a tocchetti e manciate di rosmarino o di finocchio selvatico (si usano sia i fiori del finocchio, sia la cosiddetta barba anche amarene e mandorle).
Una volta imbottita di sapori, la porchetta viene infilzata con un bastone che fuoriesce dalla bocca e dall’altra estremità (un bastone utile anche per il trasporto) e si lega ben bene con lo spago. A questo punto si mette al forno. La cottura dura da due a cinque ore, a seconda della mole dell’animale, e va controllata di tanto in tanto per constatare il progressivo rosolamento. La tradizione vuole che la porchetta sia arrostita nel forno a legna, ma questo metodo di cottura non assicura il rispetto delle severe norme in tema di igiene, che prevedono un perfetto lavaggio del forno dopo l'uso. Inoltre, non garantisce una cottura uniforme a temperatura costante e tende a seccare le parti più magre del maiale. Per questi motivi si tende ormai ad arrostire la porchetta in forni in acciaio inossidabile.
In alcune località si preferiscono maiali più giovani, di sei o sette mesi, e si cuociono allo spiedo.
Come si mangia
Un venditore di porchetta
La porchetta dev'essere consumata il giorno stesso dell’acquisto. Le parti più gustose sono quelle grasse. La freschezza si riconosce dalla croccantezza della crosta. Essa è tradizionalmente servita in panini imbottiti di porchetta e crosta, ovvero la pelle del maiale, grassa e croccante. Se non si consuma subito, l'affettato di porchetta si può conservare per qualche ora in luogo fresco, nel suo cartoccio di carta paglia. Per mantenerne la fragranza bisogna evitare di riporla in frigorifero. È buona anche ripassata in padella con un goccio d’olio, un paio di pomodorini, uno spicchio d’aglio e tutto il suo condimento. Molto buona accompagnata da del pane arabo.
Sagre
Sagre della porchetta si svolgono in diverse località d'Italia, anche molto distanti tra loro: a Sant'Antonio Abate, in provincia di Napoli, dove la Sagra è giunta nel 2011 alla sua trentaduesima edizione, ed è abbinata ad una famosa Fiera Campionaria; a Campli (in estate ad agosto, giunta nel 2011 alla 40ª edizione e riconosciuta come miglior porchetta italiana in un concorso gastronomico tenutosi a Venezia nel 2009)[2], ad Ariccia[3] (inizio settembre), a Costano (metà agosto), a Monte San Savino il secondo fine settimana di settembre, nel 2011 si è svolta la 48ª edizione, e a San Terenziano - Gualdo Cattaneo (a maggio)[4].
Curiosità
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Questa sezione contiene «curiosità» da riorganizzare.
Contribuisci a migliorarla integrando se possibile le informazioni nel corpo della voce e rimuovendo quelle inappropriate.
La porchetta di Ariccia ha ricevuto il marchio IGP e malgrado si possa pensare il contrario, la porchetta non è un alimento grasso, poiché, nella fase di cottura, proprio i grassi vengono sciolti dal calore e raccolti in speciali vaschette. Va servita fredda e, nonostante sia priva di additivi e conservanti, rimane saporita e fragrante almeno per due settimane se mantenuta nel modo giusto. (fonte Porchetta di Ariccia IGP)
Con il termine "porchettare" si intende un metodo di preparazione che prende spunto dalla "porchetta" propriamente detta e si applica ad altre carni (agnello, coniglio, istrice) o pesci (carpa). Di qui, il "coniglio porchettato" (o "coniglio in porchetta"), la "carpa porchettata", eccetera.
Una porchetta dalla lunghezza di 21,65 m, dal peso di 935 kg, realizzata da Nicola Genobile - Torrevecchia Teatina (CH), con 22 maiali, è stata esposta e venduta nel gennaio 2008, presso l'ipermercato Auchan di Pescara.
Alla porchetta di Monte San Savino il nuovo record di porchetta più lunga del mondo con il raggiungimento di 44,93 m. Il 13 giugno 2010, in Piazza Gamurrini, il giudice federale del Guinness World Records, Lucia Sinigagliesi, certifica che la lunghezza della porchetta preparata dai quattro ‘maestri porchettai’ savinesi Aldo Iacomoni, Walter Iacomoni, Giuliano Di Goro e Gino Mencuccini è di metri 44,93 dunque rappresenta il nuovo record mondiale.
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Re: Porchetta
Non lo so perchè la porchetta non riusciamo ad esportarla in tutto il mondo, so solo che m'hai fatto venire fame e voglia di fraschetta!
- Ale66andro
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Porchetta
Il Maiale è vietato in quasi tutte le religioni... ahimè
"Certe persone sono impermeabili alle seduzioni della logica"
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Re: Porchetta
Che porcata però! -,-'''Ale66andro ha scritto:Il Maiale è vietato in quasi tutte le religioni... ahimè
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Re: Porchetta
Però c'è l'America, l'Europa e tante altre zone dove questo è un problema trascurabile. Comunque la porchetta col vinello dei castelli non si batte.Ale66andro ha scritto:Il Maiale è vietato in quasi tutte le religioni... ahimè
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Re: Porchetta
amoR ha scritto:Non lo so perchè la porchetta non riusciamo ad esportarla in tutto il mondo, so solo che m'hai fatto venire fame e voglia di fraschetta!
ilmauro ha scritto: non ce capisco un cazzo
postromantico ha scritto: so 'na merda Mattè
'na grande merda.
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Re: Porchetta
avoja! poi ripensi che pe parcheggià la devi lascià a porta furba e me passa la fameamoR ha scritto:Non lo so perchè la porchetta non riusciamo ad esportarla in tutto il mondo, so solo che m'hai fatto venire fame e voglia di fraschetta!
ilmauro ha scritto: quoto, perché tutte le ragazze che ho avuto se so avvicinate loro
RomaTiAmo ha scritto:Perché sei un gran figo
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Re: Porchetta
quento e' bona la porchetta
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Re: Porchetta
Oppure devi pagà 984 euro de parcheggioilmauro ha scritto: avoja! poi ripensi che pe parcheggià la devi lascià a porta furba e me passa la fame
ilmauro ha scritto: non ce capisco un cazzo
postromantico ha scritto: so 'na merda Mattè
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Re: Porchetta
Se mai ci capiterete io vi consiglio la porchetta di Vallerano, un piccolo paese a due passi dove abito io, in provincia di Viterbo. E' una cosa sublime. Molti romani che conosco hanno riconosciuto che è migliore di quella d'Ariccia. Per me è assolutamente così.
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Re: Porchetta
Sul vinello - quello che servono in fraschetteria - c'avrei qualcosa da ridere:zucchero, anidride carbonica e colorante.......vino di pessima qualità!!Luke Skywalker ha scritto: Però c'è l'America, l'Europa e tante altre zone dove questo è un problema trascurabile. Comunque la porchetta col vinello dei castelli non si batte.
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Re: Porchetta
Luke Skywalker ha scritto:Se mai ci capiterete io vi consiglio la porchetta di Vallerano, un piccolo paese a due passi dove abito io, in provincia di Viterbo. E' una cosa sublime. Molti romani che conosco hanno riconosciuto che è migliore di quella d'Ariccia. Per me è assolutamente così.
Ho un amico di Montefiascone che mi ha indicato l' Est est est! , tu che né pensi??
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Re: Porchetta
Montefiascone è la capitale del vino nel viterbese! Ma se ne produce un po' dappertutto. Anche il mio paese, Vignanello, produce(va) vino di ottima qualità (il greco). Pensa che la produzione era sicuramente attiva già nel IV secolo a. C. L'est est est! è buono ma il problema è che (come tutti i vini della zona) è prodotto industrialmente e molto spesso con uve non del posto. Questo perchè gli agricoltori della Tuscia da decenni si concentrano sulle nocciole che rendono relativamente di più. Questi sono vini da gustare nelle cantine di qualche amatore (per lo più anziano) che ancora si diverte a fare un po' di vino per conto suo.deacon frost ha scritto:
Ho un amico di Montefiascone che mi ha indicato l' Est est est! , tu che né pensi??
Comunque visto che siamo in argomento ti posto un sonetto del Belli che parla dell'est est est comparandolo tra l'altro proprio col vino del mio paese:
"È bbono asciutto, dorce, tonnarello,
solo o ccor pane in zuppa, e, ssi è sincero,
te se confà a lo stommico e ar ciarvello.
È bbono bbianco, è bbono rosso e nnero;
de Ggenzano, d’Orvieti e Vviggnanello:
ma l’este-este è un paradiso vero!"
Giuseppe Gioacchino Belli, Er vino è ssempre vino, Lutugarda, del 3 ottobre del 1831
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