Parliamo della crisi economica

romolo1988
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Re: Parliamo della crisi economica

Messaggio da romolo1988 »

Dedé ha scritto: A chi?
A chi porta avanti l'ideologia opposta. Corruzione, non corruzione? Penso più che altro indottrinamento e convenienza
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Re: Parliamo della crisi economica

Messaggio da Dedé »

romolo1988 ha scritto: A chi porta avanti l'ideologia opposta. Corruzione, non corruzione? Penso più che altro indottrinamento e convenienza
Indottrinamento? Perché loro si e tu no, che da una notizia arrivi ad ipotizzare grande manovre per destabilizzare un paese (volontarie o meno che siano)?
Convenienza? Di che tipo? Editoriale?
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Re: Parliamo della crisi economica

Messaggio da Dedé »

romolo1988 ha scritto: All'Argentina
Intendi alla Kirchner? Ma anche Nestor o solo Cristina?
O l'intero peronismo? E ti riferisci anche a Menem?
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Re: Parliamo della crisi economica

Messaggio da romolo1988 »

Dedé ha scritto: Intendi alla Kirchner? Ma anche Nestor o solo Cristina?
O l'intero peronismo? E ti riferisci anche a Menem?
Mi riferisco alle misure economiche adottate dopo la crisi economica del 2001
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Re: Parliamo della crisi economica

Messaggio da romolo1988 »

Dedé ha scritto: Indottrinamento? Perché loro si e tu no, che da una notizia arrivi ad ipotizzare grande manovre per destabilizzare un paese (volontarie o meno che siano)?
Convenienza? Di che tipo? Editoriale?
Beh non sono io ad aver scritto articoli allarmanti parlando di default e facendo passare l'Argentina come un paese alla rovina. Anche perchè abbiamo visto che quello che avevo scritto in merito a questi articoli (e io non sono un genio) si è rivelato poi esatto nel giro di pochi giorni
La convenienza è quella di accontentare o non contrastare troppo i movimenti finanziari magari per qualche amicizia, qualche aggancio, qualche finanziamento o qualche intervento diretto. Le operazioni le so fare quindi se su una lavagna leggo 1+1 mi viene da scrivere 2
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Re: Parliamo della crisi economica

Messaggio da Dedé »

romolo1988 ha scritto: Beh non sono io ad aver scritto articoli allarmanti parlando di default e facendo passare l'Argentina come un paese alla rovina. Anche perchè abbiamo visto che quello che avevo scritto in merito a questi articoli (e io non sono un genio) si è rivelato poi esatto nel giro di pochi giorni
La convenienza è quella di accontentare o non contrastare troppo i movimenti finanziari magari per qualche amicizia, qualche aggancio, qualche finanziamento o qualche intervento diretto. Le operazioni le so fare quindi se su una lavagna leggo 1+1 mi viene da scrivere 2
Scusa ma io ricordo che tu parlavi di numeri, luogo e motivazioni del cacerolazo.. e poi minimizzavi l'inflazione.
Cosa c'entra con tutto questo?
Le persone in piazza erano lì per questo? Per gli agganci? E tutti i media internazionali (e nazionali) anche?
Prendono la stecca? Da chi?
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Re: Parliamo della crisi economica

Messaggio da Dedé »

romolo1988 ha scritto: Mi riferisco alle misure economiche adottate dopo la crisi economica del 2001
Alla decisione di non ripagare il debito?
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Re: Parliamo della crisi economica

Messaggio da romolo1988 »

Dedé ha scritto: Scusa ma io ricordo che tu parlavi di numeri, luogo e motivazioni del cacerolazo.. e poi minimizzavi l'inflazione.
Cosa c'entra con tutto questo?
Le persone in piazza erano lì per questo? Per gli agganci? E tutti i media internazionali (e nazionali) anche?
Prendono la stecca? Da chi?
No no non mi riferivo al cacerolazo figurati se ritiravo fuori quella diatriba. Mi riferivo agli articoli citati anche qui sul forum dove si parlava di default imminente per l'Argentina dopo la sentenza del giudice Griesa e a quello che avevo scritto in merito

Diciamo che dopo la sentenza del giudice americano sul miliardo e mezzo di dollari da restituire agli speculatori, che avevano rifiutato la ristrutturazione del debito, era molto prevedibile questa situazione.
Finora solo Fitch ha abbassato il rating chissà come si comporteranno le altre agenzie.

Ma la storia sarà ancora lunga visti i ricorsi alla corte suprema che si prepara a fare l'Argentina.

Riguardo l’ipotesi di nuovo default mi metto a sorridere semplicemente perché i creditori che hanno accettato la ristrutturazione del debito dubito che vogliano rischiare di non vedere più un dollaro cambiando completamente le carte in tavola. Mi sembra una bella fantasia della stampa main stream antiargentina, che è molto in voga in questo periodo. Vedremo tra qualche tempo chi avrà ragione


La risposta all'ultima domanda te l'ho data prima dove ho parlato di vari interessi o agganci diretti con certi ambienti e certe ideologie filo-finanziarie
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Re: Parliamo della crisi economica

Messaggio da .aLe. »

Cmq propongo Dedè alla figura di leader della domanda a raffica! asd
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Re: Parliamo della crisi economica

Messaggio da romolo1988 »

Al processo contro la gerarchia nazista tenutosi a Norimberga dal 1945 al ’46, il Procuratore Generale Benjamin Ferencz sancì che “la guerra d’aggressione contro una nazione sovrana sarà da ora considerato il crimine supremo”.

Giratevi a Est per favore. A due passi da noi c’è l’olocausto di un popolo distrutto da una guerra d’aggressione. E anche questa volta l’aggressore principale è tedesco. Le notizia che arrivano dalla Grecia sono di quelle che uno non ci può credere. Li hanno ricacciati al medioevo. I greci stanno disboscando i parchi, i campi e le colline per scaldarsi. Buttano nel fuoco i libri di casa, i mobili, qualsiasi cosa bruci, con vernici e tutto. Ad Atene le malattie polmonari sono aumentate del 300% a causa dei fumi della legna arsa negli appartamenti. Ma vi rendete conto? Bruciano legna in casa, nel condominio, per non morire di freddo.

La Grecia dagli anni ’70 alla fine degli anni ’90 cresceva, aveva un reddito pro capite solo di poco inferiore al resto d’Europa, infatti importava una montagna di prodotti soprattutto dalla Germania. Usava i deficit di bilancio, come l’Italia, come il Giappone, come la Francia. Poi è arrivata l’Eurozona e a ruota la catastrofe finanziaria globale. Ma peggio: arrivano i terroristi del debito pubblico, quelli che NON ti dicono che il problema NON è il debito troppo alto, ma un debito alto DENOMINATO IN UNA MONETA NON TUA, che devi prendere in prestito dalle banche internazionali, cioè l’euro. Quella è la catastrofe, ma non te lo dicono. E arrivano le ricette dei criminali tecnocrati europei per la Grecia. Arriva anche lì il golpe finanziario che installa il Monti greco (Papademos) eccetra, eccetra. La tecnocrazia e gli speculatori internazionali hanno aggredito la Grecia per letteralmente spolparla viva. E’ una guerra d’aggressione, con i morti, sì, coi morti. Centinaia di morti per mancanza di farmaci negli ospedali, i suicidi, e poi quei tre bambini arsi vivi a Dicembre proprio perché si bruciava legna in casa per il freddo. Poi tutto il resto dell’orripilante corredo che viene con l’estrema povertà.

I criminali non hanno limiti nella perfidia. Di fronte a questo olocausto, la Troika di Commissione UE, BCE e Fondo Monetario ha preteso ieri dal governo greco un ulteriore aumento delle tasse e soprattutto dell’elettricità. La spirale verso l’inferno della Grecia non ha sosta, i numeri non mentono: gli stessi criminali, mentre contemplano ottusi lo sfacelo delle loro ricette, ammettono che la Grecia il prossimo anno crescerà in negativo di nuovo: -4,5%. Ma…

… lui, uno dei tanti che dovrebbero essere trascinati a Norimberga domani mattina, cioè Mr Daniel Loeb, gestore del Hedge Fund americano Third Point, ha fatto una barca di centinaia di milioni di euro sfruttando la disperazione delle finanza greche, e la conseguente devastazione delle famiglie greche. Quando la Grecia ristrutturò il suo debito fra marzo e agosto, Mr Loeb si comprò un bel pacchetto di titoli greci per 17 centesimi di euro per ogni euro di valore teorico. Poi ha aspettato che le successive Austerità ‘naziste’ ridessero fiducia ai mercati alzando il valore dei titoli greci, ma STRAZIANDO LA GENTE sempre più, e Loeb a quel punto li ha rivenduti incassando una incredibile fortuna. Capite come funziona? Un bel gioco fatto su un pc a Manhattan che ti rende soldi se l’olocausto economico di un popolo va come vuoi tu, e incassi miliardi. E li incassano anche quelli che oggi comprano beni pubblici greci a prezzi da discout market, quelli che trovano manodopera greca a 400 euro al mese, quelli che… gli speculatori.

Mi chiamo Paolo Barnard, nel rispetto delle leggi e nel mio inequivocabile ripudio della violenza, io faccio un sogno, che, sottolineo, è solo un sogno: che il prossimo team della Troika che visita Atene venga preso a furore di popolo e arso vivo in uno di quegli appartamenti dove si ardono i mobili di casa per non morire di freddo. Perché lo so che le parole di Benjamin Frenecz oggi valgono come una cicca di sigaretta su un marciapiede. Norimberga non ci serve a nulla in questo olocausto.
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Re: Parliamo della crisi economica

Messaggio da LazioEqualShit »

Scusate qualcuno mi illumina sulle teorie del "debito detestabile" ? E' applicabile solo in casi conclamati di governi autocrati che hanno messo in ginocchio un paese per fini diversi da quelli dell'interesse della nazione e in parziale incoscienza dei cittadini ?
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Re: Parliamo della crisi economica

Messaggio da sessantotto »

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Re: Parliamo della crisi economica

Messaggio da Zarathustra »

"La gambizzazione è un atto criminale che consiste nello sparare proiettili alle gambe della vittima.
L'atto, che non si prefigge l'eliminazione fisica del soggetto colpito, viene generalmente effettuato a scopo punitivo, intimidatorio o dimostrativo."
Stefano.
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Re: Parliamo della crisi economica

Messaggio da Dedé »

Aspetti della crisi..

EXPORT
Il passo indietro della competitività
Taglio dei costi, Madrid batte Roma

Dopo il crac del 2008, la «svalutazione interna». Che ora aiuta

Sono passati oltre cinque anni dall'inizio del terremoto. Di questi tempi un lustro fa, Bear Stearns stava per diventare la prima grande banca di Wall Street a cedere come un castello di carte. L'Italia sarebbe entrata in recessione mesi dopo. Se quel crollo di Bear fosse l'equivalente del Grande Crash del '29, oggi dovremmo essere già in pieno New Deal di Franklin Delano Roosevelt. I Paesi occidentali si starebbero già tutti riorganizzando. Ma è così?
Per capire se davvero l'Italia ha imboccato il suo New Deal verso il ritorno alla crescita, serve un passo indietro. Prima della crisi, per anni Jean-Claude Trichet, allora presidente della Bce, ha presentato ai ministri europei un grafico che riassumeva le cause di ciò che stava per accadere. Trichet faceva notare che i vari Paesi dell'euro ballavano fuori tempi. Alcuni diventavano sempre più produttivi e capaci di presidiare i mercati esteri imponendovi le loro condizioni di prezzo; altri perdevano sempre più quote di mercato o le difendevano solo a colpi di sconti sui loro prodotti, mantenendo salari deboli e dal potere d'acquisto declinante.

È il caso dell'Italia o della Spagna. Dall'inizio dell'unione monetaria, entrambe stavano perdendo qualcosa come il 30% di competitività sulla Germania e il 20% sulla Francia o la media europea. La produttività a Sud e a Nord viaggiava a velocità diverse; il Sud (con l'aggiunta dell'Irlanda) era in deficit negli scambi con il resto del mondo e teneva il passo della crescita solo indebitandosi e riciclando così il risparmio prodotto dai surplus commerciali del Nord. Ma dato che Spagna o Italia non potevano più recuperare (provvisoriamente) competitività svalutando, prima o poi questa musica doveva fermarsi. Lo ha fatto nel 2008, quindi sempre di più dal 2011 quando l'Italia è tornata nella recessione nella quale si trova ancora. Senza competitività, l'accesso al credito si è fatto sempre più in salita.

I grafici di Trichet partivano dal '99, avvio dell'unione monetaria. Ora invece la stessa immagine presa a partire da un momento diverso, l'inizio della crisi, mostra come molto nel frattempo sia cambiato. Per qualcuno, non per tutti: l'Irlanda, la Spagna e persino la Grecia hanno iniziato a recuperare competitività sulla Germania e sulla Francia; il Portogallo ha smesso di restare indietro; solo l'Italia continua a perdere terreno rispetto a entrambe le classi di Paesi, sia quelli colpiti che quelli risparmiati dalla crisi.

Il grafico in alto in questa pagina, elaborato da Fabio Fois di Barclays, fotografa quello che gli addetti ai lavori chiamano il «tasso di cambio effettivo» dei vari Paesi, corretto in base al costo unitario del lavoro: è una misura-chiave della produttività e della competitività, ossia quanto di fatto i vari Paesi hanno svalutato (o meno) pur restando nell'euro. Quando la linea di un andamento scende significa che un'economia ha svalutato, ma quando sale è la spia di una perdita di terreno. Come si vede l'Italia è rimasta sola nel continuare a perdere competitività dopo l'esplodere della crisi. Sull'Irlanda ha perso circa il 50%, sulla Spagna il 20%, sulla Germania un altro 10% dopo il 30% accumulato nel primo decennio dell'euro. Significa che in teoria l'Italia dovrebbe svalutare di altrettanto se volesse recuperare di colpo la competitività persa dall'inizio della crisi.

Gli effetti si vedono. Peugeot, Ford e Renault aumentano già la loro produzione di auto in Spagna per l'export, mentre l'Italia a gran fatica spera di mantenere quella della Fiat. Dirk Schumacher di Goldman Sachs stima che dal duemila l'export dell'Italia verso la Cina è raddoppiato, mentre quello della Germania è cresciuto di nove volte e quello della Spagna di otto: una conferma che la struttura delle piccole imprese italiane, incoraggiate dalla legge che rende i contratti più flessibili solo sotto i 15 dipendenti, è inadatta ai mercati contemporanei.

A questo punto esistono solo un'opzione virtuosa, e una dolorosa. Schumacher ritiene che il Paese debba ultimare la revisione iniziata sulle regole lavoro, della giustizia civile o dei settori chiusi dell'economia. L'alternativa è che l'inevitabile «svalutazione interna» - la riduzione dei costi - sia imposta di fatto dall'aumento costante della disoccupazione, che porta i lavoratori a accettare salari molto bassi pur di mantenere il posto. Per Fabio Fois di Barclays è il bivio fra una «svalutazione guidata» e una dettata dagli ingranaggi inesorabili di un'economia poco competitiva. Sarà la scelta del dopo-voto, prima che la musica si fermi di nuovo.

Federico Fubini
18 gennaio 2013 | 8:21
© RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.corriere.it/economia/13_genn ... 9638.shtml
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Re: Parliamo della crisi economica

Messaggio da Dedé »

Che dicevamo sull'Argentina...? ;)

Scontro aperto tra Fmi e Argentina
censurati i dati di Buenos Aires sui prezzi
E' la prima volta nella storia che il Fondo monetario approva una dichiarazione di censura. L'inflazione argentina nel 2012 avrebbe superato il 25%, ben al di sopra del 10,8% ufficializzato dal'istituto di statistica del Paese sudamericano. Durissima la replica, via Twitter, del presidente Cristina Fernandez de Kirchner che attacca l'Fmi: "Vi siete arricchiti rovinando il mondo"

ROMA - E' scontro aperto tra Fmi e Argentina. Un duello tra donne. Il Fondo Monetario internazionale ha deciso un' iniziativa senza precedenti storici, approvando una 'dichiarazione di censura' alle autorità di Buenos Aires per i dati ufficiali sui prezzi ed esigendo che le "inesattezze" vengano corrette entro la fine del 2013. Immediata e durissima la replica del governo argentino. La procedura dell'Fmi, se portata alle estreme conseguenze, potrebbe significare anche l'uscita del Paese dal Fondo.

Christine Lagarde, direttore dell'organizzazione internazionale, lo scorso 24 settembre aveva dato tre mesi all'Argentina per evitare il cartellino rosso. Così, il consiglio direttivo dell'Fmi ha proceduto: nel mirino ci sono i dati trasmessi dall'Istituto Nazionale di Statistiche e Censimenti (Indec) sul tasso di inflazione dell'area di Buenos Aires (non esiste un dato a livello nazionale) e sull'evoluzione del Pil.
L'organo esecutivo del Fondo ha dichiarato che "il progresso dell'Argentina nell'implementazione di misure correttive dallo scorso settembre non è stato sufficiente", per cui si è resa necessaria una "dichiarazione di censura", primo passo di un processo di sanzione di un Paese membro, che può portare appunto alla sua espulsione. L'Fmi si è detto aperto al dialogo ma ha precisato che Buenos Aires deve agire "al più presto, e in ogni caso entro il 29 settembre 2013".

Secondo i dati ufficiali l'inflazione nel 2012 è stata del 10,8%, mentre per gli analisti privati supera il 25%.
La replica non si è fatta attendere. Trenta messaggi in 21 minuti: è il tempo impiegato dal presidente argentino, Cristina Fernandez de Kirchner, per respingere via twitter la "dichiarazione di censura" . "Vi siete arricchiti rovinando il mondo. Dov'era il Fondo che non ha avvertito sulle crisi o quando sono emerse, non bolle, bensì palloni aerostatici finanziari?", ha tuonato la Kirchner. "In 10 anni, e senza i finanziamenti Fmi, il Pil è cresciuto del 90%", ha aggiunto, precisando che l'Argentina "ha il 6,9% di disoccupati" e che il governo peronista da lei guidato punta soprattutto "all'inclusione sociale".
Secondo i dati ufficiali, il 2012 si è chiuso con un' inflazione pari al 10,6%. Oltre alle statistiche dei centri studi privati, basta però fare qualche controllo spiccio per le strade di Buenos Aires per verificare che i prezzi viaggiano in realtà a un ritmo molto superiore. Con il rischio di un'ulteriore accelerazione.

L'inflazione reale si aggirerebbe oltre il 25% - la più alta dell'America Latina, la quarta al mondo - e il 2013 potrebbe chiudersi con un aumento dei prezzi anche del 30%, tenendo tra l'altro conto di una probabile, forte emissione monetaria, visto che questo è un anno elettorale (a ottobre si voterà per le legislative).
I dati truccati dell'Indec vengono respinti non solo dall'Fmi e da altri organismi ma anche dall'opposizione e da gran parte degli argentini, che seguono giorno dopo giorno, e con grande angoscia, il fenomeno inflazionario e la rincorsa prezzi-salari.
(03 febbraio 2013) © RIPRODUZIONE RISERVATA

http://www.repubblica.it/economia/2013/ ... -51892883/
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