Leandro Castán da Silva
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Re: Leandro Castan
Contra il Barça, anche Cristiano Ronaldo ha fatto figuraccia (ricordate il 5x0 di 2010). Rooney in finale di UCL non l´ho visto.
Comunque, vedremo se "il periodo di ambientamento" in Europa che se concede a Lamela se vedra nel confronto di Neymar. Ad oggi, lui ha gia segnato contra la Germania, l´Argentina e Scozia che non me sembrano essere "pippe sudamericane".
Non ha segnato contra la Francia.
Neymar non é una figura simpatica a prima vista. I capelli sono ridicoli, la scarpa pink, i dribbling ecc. Io personalmente ho tutto per odiarlo perche questo str... segna sempre contra il São Paulo e vince tutte le partite contra noi. Questo é una cosa, un fatto.
Un´altro fatto e ponere dubbi su la qualita di uno che ha vinto da protagonista una Libertadores (coppa con difensore molti piu tosti che in europa, anzi, violenti, con un´arbitraggio che permette la violenza casalinga ecc), ha gia segnato 130 rete in carriera con 20 anni e vanta 16 rete con la Seleção in 26 partite.
Nonstante tutte quelle caracteristiche di montato, lui é quello che corre di piu in km nel Santos, non ha paura di difensore e non salta mai una partita. Mesi fa ha giocato con la seleção marcoledi e chiesto di giocare con il Santos giovedi, in meno di 24h perche la partita era importante.
Se lui é montato, coatto, ecc, questa é un´altra cosa.
Comunque, vedremo se "il periodo di ambientamento" in Europa che se concede a Lamela se vedra nel confronto di Neymar. Ad oggi, lui ha gia segnato contra la Germania, l´Argentina e Scozia che non me sembrano essere "pippe sudamericane".
Non ha segnato contra la Francia.
Neymar non é una figura simpatica a prima vista. I capelli sono ridicoli, la scarpa pink, i dribbling ecc. Io personalmente ho tutto per odiarlo perche questo str... segna sempre contra il São Paulo e vince tutte le partite contra noi. Questo é una cosa, un fatto.
Un´altro fatto e ponere dubbi su la qualita di uno che ha vinto da protagonista una Libertadores (coppa con difensore molti piu tosti che in europa, anzi, violenti, con un´arbitraggio che permette la violenza casalinga ecc), ha gia segnato 130 rete in carriera con 20 anni e vanta 16 rete con la Seleção in 26 partite.
Nonstante tutte quelle caracteristiche di montato, lui é quello che corre di piu in km nel Santos, non ha paura di difensore e non salta mai una partita. Mesi fa ha giocato con la seleção marcoledi e chiesto di giocare con il Santos giovedi, in meno di 24h perche la partita era importante.
Se lui é montato, coatto, ecc, questa é un´altra cosa.
nakata ha scritto:certo fa ride che dopo 3 minuti di video di paredes si grida al fenomeno e poi "lo voglio vedé neymar in europa".
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Re: Leandro Castan
A me non m'importa. È lo stesso discorso di Osvaldo. Mi interessa solo quello che fa sul campo. E Neymar è fortissimo (non sto paragonando Osvaldo a Neymar, noto solo che entrambi vengono criticati per per un certo tipo di atteggiamenti).
Ultima modifica di il_noumeno il mer 24 ott 2012, 16:44, modificato 1 volta in totale.
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Re: Leandro Castan
Brasileiro ha scritto:Contra il Barça, anche Cristiano Ronaldo ha fatto figuraccia (ricordate il 5x0 di 2010). Rooney in finale di UCL non l´ho visto.
Comunque, vedremo se "il periodo di ambientamento" in Europa che se concede a Lamela se vedra nel confronto di Neymar. Ad oggi, lui ha gia segnato contra la Germania, l´Argentina e Scozia che non me sembrano essere "pippe sudamericane".
Non ha segnato contra la Francia.
Neymar non é una figura simpatica a prima vista. I capelli sono ridicoli, la scarpa pink, i dribbling ecc. Io personalmente ho tutto per odiarlo perche questo str... segna sempre contra il São Paulo e vince tutte le partite contra noi. Questo é una cosa, un fatto.
Un´altro fatto e ponere dubbi su la qualita di uno che ha vinto da protagonista una Libertadores (coppa con difensore molti piu tosti che in europa, anzi, violenti, con un´arbitraggio che permette la violenza casalinga ecc), ha gia segnato 130 rete in carriera con 20 anni e vanta 16 rete con la Seleção in 26 partite.
Nonstante tutte quelle caracteristiche di montato, lui é quello che corre di piu in km nel Santos, non ha paura di difensore e non salta mai una partita. Mesi fa ha giocato con la seleção marcoledi e chiesto di giocare con il Santos giovedi, in meno di 24h perche la partita era importante.
Se lui é montato, coatto, ecc, questa é un´altra cosa.
trattasi di fenomeno...poi starà a lui non perdersi
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Re: Leandro Castan
Lo attegiamento non importa se non se riflete in campo.
Se Neymar, per il suo attegiamento fa dribbling inutile e perde palla in centrocampo, va criticato. Osvaldo, se fa il coatto e riceve cartellino gialo/rosso, oppure critica i compagni, anche questo ha riflesso in campo.
Ma condivido il suo pensiero. Me interessa solo quello che fa sul campo. Se uno va all bar ogni notte, oppure alla disco ma se allena bene e in campo fa il suo moltissimo bene, questo non me frega niente. Romario nel Mondiale 1994 ha tradito la moglie con una modello brasiliana tutte le notte (alla fine del mondiale, diventa incita) ma alla fine, nel "campo e pallone" ha fatto benissimo
Se Neymar, per il suo attegiamento fa dribbling inutile e perde palla in centrocampo, va criticato. Osvaldo, se fa il coatto e riceve cartellino gialo/rosso, oppure critica i compagni, anche questo ha riflesso in campo.
Ma condivido il suo pensiero. Me interessa solo quello che fa sul campo. Se uno va all bar ogni notte, oppure alla disco ma se allena bene e in campo fa il suo moltissimo bene, questo non me frega niente. Romario nel Mondiale 1994 ha tradito la moglie con una modello brasiliana tutte le notte (alla fine del mondiale, diventa incita) ma alla fine, nel "campo e pallone" ha fatto benissimo
nakata ha scritto:certo fa ride che dopo 3 minuti di video di paredes si grida al fenomeno e poi "lo voglio vedé neymar in europa".
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Re: Leandro Castan
IL ROMANISTA (T. CAGNUCCI) - «Castan come Piqué gioca una finale di un trofeo prestigioso, ma il brasiliano non lo definite un campione, mentre lo spagnolo è un top player. Perché?». Bella la domanda retorica di Walter Sabatini quest’estate. Più bella la risposta che dà Leandro Castan alla fine dell’intervista: una risata. Con quella li seppellirà (Piqué e la definizione di top player) Leandro Castan, faccia da Jim Carrey che se lo lasci ti cancella, quella finale - di Coppa Libertadores - l’ha pure vinta, vincendo la cosa più grande di una squadra comunque gigante in Brasile come il Corinthians. Il Timao. San Paolo. Roba da filosofi.
Leandro Castan filosofo non lo è, pure a sentirlo parlare sembra quello che è in campo: quadrato e felice, con gli occhi vivi, i colori mori, ma con un peso specifico, con un non so che di maturo e sicuro che dà tranquillità. Difensore centrale lui, suo padre e suo fratello. Amen. Leandro Castan è - finora - per rendimento e nel rapporto qualità-prezzo, il miglior acquisto di Walter Sabatini da Marsciano, ma di più, con quella felicità che ha chi sta per diventare un’altra volta papà, è un giocatore di calcio che ha molte certezze. Alcune le dice, altre le lascia capire. Ma sono certe quelle certezze. Qualcuna potrebbe sembrare spudorata se uno non vedesse la tranquillità con la quale la racconta. L’intervista è una specie di passeggiata, a Trigoria, verso il posto più bello del mondo. Roma.
Tre mesi di qua, tre mesi di questa città: la cosa più bella?
Tutto. Roma è tutta bella, ma una cosa mi ha impressionato: è il Colosseo. Poi la cucina. Si mangia bene come a San Paolo, per me è importante.
Quello che ti piace di meno?
Il traffico, anche se meno rispetto a San Paolo. Ma è comunque troppo.
Il calcio. La Roma.
Il massimo. La mia scelta importante.
Cominciamo dal principio: Zdenek Zeman.
Un grande allenatore, che fa il suo calcio speciale. È un tecnico che sta facendo un grande lavoro con tanti giocatori nuovi, che sta cercando di trasmetterci le sue idee.
È vero che è più difficile giocare con Zeman per un difensore?
Beh, è evidente che il mister vuole attaccare sempre, la linea di difesa deve restare sempre alta. Penso che stiamo cominciando a comprendere cosa vuole. È chiaro che all’inizio ci sono state delle difficoltà.
Qualcosa non era stato capito?
Ma è normale. Col Corinthians giocavo coi quattro dietro schiacciati e poi via in contropiede. Qui giochiamo sulla linea di centrocampo. Però a me piace, il difensore partecipa di più al gioco. Penso che possa essere anche divertente per me, tanti duelli uno contro uno.
Si è infortunato Balzaretti: puoi giocare a sinistra?
Non è la mia posizione, ma io sono giocatore di gruppo, io gioco dove dice Zeman.
Con la Seleçao hai giocato lì, però?
È stata una partita, è stato per necessità. Una gara va bene, poi se è l’esordio col Brasile (sorride). Però io sono difensore centrale.
È diverso giocare con Burdisso o Marcos come compagno di reparto?
La differenza è la lingua, Nicolas è argentino, con Marcos poi abbiamo giocato insieme già nel Corinthians. Ma sono due giocatori di qualità, e poi Burdisso è un esempio.
Di cosa?
Di professionalità.
Burdisso è un leader anche se non gioca?
Sì. Burdisso va ascoltato già per la sua esperienza, ed è bello vederlo dare dei consigli a Marquinhos.
Al Corinthians c’era anche Dodò: come sta?
Glielo chiedo sempre io, ogni giorno che ci vediamo. Faccio tanto il tifo per lui. Quando si è infortunato è venuto a fare la fisioterapia al Corinthians, ho visto tutto il suo cammino, il suo calvario, ho visto il suo ginocchio gonfio, e adesso non vedo l’ora che ritorni: non credo che ci sia qualcuno che più di lui meriti di rientrare a giocare dopo tutto quello che ha passato.
Ma com’è Dodò?
È forte. E’ un giocatore di grande qualità. Al Corinthians aveva un certo Roberto Carlos davanti, apposta è andato al Bahia e lì ha fatto grandissime cose. Una grande stagione che io spero e credo possa ripetere alla Roma.
Castan, Marcos, Dodò, che significa essere "corinthiani"?
Ti dico: nella mia carriera c’è stato un prima e un dopo il Corinthians, devo tutto al Timao. Alla fine anche il fatto di stare qui.
Cos’è la democrazia corinthiana?
È storia, è qualcosa che "marca" il club, è stato un esempio unico di qualcosa di grande, di nuovo e vincente, qualcosa che ha fatto la storia così come noi l’abbiamo fatta vincendo la prima Coppa Libertadores della società. Anche questo unisce il mio Corinthians a quello che vinse autogestendosi, senza allenatore, senza capi.
Il filosofo di quella democrazia fu Socrates, da poco non c’è più, un pensiero.
A Socrates col Corinthians abbiamo dedicato tutto. È stato troppo importante... Eravamo in ritiro quando è morto, ci stavamo preparando per l’ultima partita del campionato contro il Palmeiras. Ci siamo svegliati la domenica mattina con la notizia della sua morte, abbiamo giocato una partita speciale: è stata quella che ci ha fatto laureare campioni del Brasile. È stato per lui.
Cosa ti ha detto Sabatini per convincerti a venire alla Roma?
È bastata una telefonata, nel senso che il primo contatto è stato telefonico, poi ha incontrato mio padre che è venuto a Roma per conoscere il club e ha avuto immediatamente una grande impressione. Walter ha insistito molto, mi ha dimostrato un vero interesse. Calcola che non è stata una trattativa facile, il Corinthians non voleva liberarmi.
Ma cosa ti ha raccontato Sabatini?
La storia della Roma, d’altronde la Roma in Brasile è una squadra molto conosciuta, popolare. Mi ha parlato di questa storia e dellapossibilità di crescerci dentro.
La storia della Roma: tu hai il cinque di Paulo Roberto Falcao.
Un onore. L’ho conosciuto di persona la domenica della partita contro l’Atalanta. Quel giorno ho conosciuto anche Aldair, quando l’ho visto mi sono innervosito, intimidito. Aldair e Falcao sono due icone della Roma e del Brasile. È un onore, un grande onore per me.
Il tuo modello in campo?
Juan. Ho sempre avuto lui come riferimento, guardavo e imparavo da lui. Il suo modo di giocare è carico di cose da dover osservare. Ripeto, ho imparato tantissimo solo guardandolo.
L’attaccante più forte che hai incontrato?
In Italia finora dico Cassano, è molto intelligente in campo. In Brasile Damiao e Neymar.
Neymar a che livello lo collochi nel mondo?
Prima ci sono Messi e Cristiano Ronaldo, lui sta un po’ sotto.
Pelè o Maradona?
Pelè (ride).
La tua partita più bella?
Quella che devo ancora giocare. Sono molto critico con me stesso.
Sei molto critico: perché la Roma inizia male le partite?
È difficile dirlo, non lo so. Ne dobbiamo parlare bene tra di noi.
De Rossi e Osvaldo si allenano bene?
Benissimo. Sono due grandi giocatori che fanno gruppo, che fanno spogliatoio, che sono ben voluti nel gruppo. Purtroppo quando i risultati sono così e così escono le polemiche.
Ma il gruppo della Roma è unito? La Roma segue Zdenek Zeman o non ci crede?
Sì, assolutamente. Il gruppo della Roma è fechado (letterale, ndr), chiuso, blindato. I giocatori della Roma credono all’allenatore della Roma ed è importante visto come giochiamo, altrimenti sarebbe dura. È lui il boss. È lui che comanda.
Qual è l’obiettivo di questa Roma?
Vincere. Una squadra come la Roma quando partecipa a una competizione lo fa per vincere, non per altro. Evidentemente siamo consapevoli che la Juve in questo momento ha dei punti più di noi, che siamo ancora un po’ lontani, ma noi dobbiamo lottare per avvicinarli il più possibile. L’obiettivo è non smettere mai di salire. La Roma ogni partita che gioca deve giocarla per vincere, di conseguenza - se ci riusciamo - lottiamo automaticamente per il titolo.
Mettiamola così: chi vince lo scudetto?
Diciamo così: la Juventus è favorita. Lasciamole il ruolo di favorita e noi dietro a inseguire...
Che cosa insegue Castan?
La fede.
Sei un Atleta di Cristo. Che significa? Perché?
Mi viene da bambino, mi viene dall’educazione, da mio padre, da mia madre. Ogni cosa che faccio nel mio lavoro, così come nella vita privata, io sento Dio, sento che mi aiuta. Che c’è. In qualsiasi esperienza della mia vita.
Che esperienza è stata in Svezia all’Helsingborg, a poco più di 20 anni?
L’anno che sono passato professionista con l’Atletico Mineiro è stato l’anno in cui mi scadeva il contratto e mi è arrivata questa proposta dall’Europa. Il mio agente di allora mi aveva detto che poteva essere un trampolino per me, in realtà quando sono arrivato lì in Svezia ho trovato una situazione molto diversa da quella che mi avevano descritto, prendevo anche la metà dello stipendio pattuito. Ho avuto una serie di problemi e sono tornato presto in Brasile. Meglio così...
Meglio aver fatto il calciatore: cosa avresti fatto altrimenti?
Il calciatore. Ho sempre giocato a pallone, da quando avevo 5 anni. Mio padre era un giocatore di calcio, io sono un giocatore di calcio. Mio fratello Luciano gioca a calcio. E tutti sono difensori.
E’ forte Luciano?
Ha 21 anni, ne sto parlando con Sabatini (ride).
Al termine della carriera che cosa immagini di fare?
Sempre qualcosa legato al calcio. Non riesco a immaginarmi lontano dal pallone. Sicuramente vorrei dedicare i miei anni alla famiglia. Stare a casa. Leggere...
Il libro della vita?
La Bibbia.
In Brasile il calcio è sempre stato popolo e allegria, sai che cos’è la Tessera del Tifoso?
Cosa?.
Perfetto. L’ultima: sei più forte tu o Piqué?
Ride Piqué. Ha vinto molto, è un top player...
Leandro Castan filosofo non lo è, pure a sentirlo parlare sembra quello che è in campo: quadrato e felice, con gli occhi vivi, i colori mori, ma con un peso specifico, con un non so che di maturo e sicuro che dà tranquillità. Difensore centrale lui, suo padre e suo fratello. Amen. Leandro Castan è - finora - per rendimento e nel rapporto qualità-prezzo, il miglior acquisto di Walter Sabatini da Marsciano, ma di più, con quella felicità che ha chi sta per diventare un’altra volta papà, è un giocatore di calcio che ha molte certezze. Alcune le dice, altre le lascia capire. Ma sono certe quelle certezze. Qualcuna potrebbe sembrare spudorata se uno non vedesse la tranquillità con la quale la racconta. L’intervista è una specie di passeggiata, a Trigoria, verso il posto più bello del mondo. Roma.
Tre mesi di qua, tre mesi di questa città: la cosa più bella?
Tutto. Roma è tutta bella, ma una cosa mi ha impressionato: è il Colosseo. Poi la cucina. Si mangia bene come a San Paolo, per me è importante.
Quello che ti piace di meno?
Il traffico, anche se meno rispetto a San Paolo. Ma è comunque troppo.
Il calcio. La Roma.
Il massimo. La mia scelta importante.
Cominciamo dal principio: Zdenek Zeman.
Un grande allenatore, che fa il suo calcio speciale. È un tecnico che sta facendo un grande lavoro con tanti giocatori nuovi, che sta cercando di trasmetterci le sue idee.
È vero che è più difficile giocare con Zeman per un difensore?
Beh, è evidente che il mister vuole attaccare sempre, la linea di difesa deve restare sempre alta. Penso che stiamo cominciando a comprendere cosa vuole. È chiaro che all’inizio ci sono state delle difficoltà.
Qualcosa non era stato capito?
Ma è normale. Col Corinthians giocavo coi quattro dietro schiacciati e poi via in contropiede. Qui giochiamo sulla linea di centrocampo. Però a me piace, il difensore partecipa di più al gioco. Penso che possa essere anche divertente per me, tanti duelli uno contro uno.
Si è infortunato Balzaretti: puoi giocare a sinistra?
Non è la mia posizione, ma io sono giocatore di gruppo, io gioco dove dice Zeman.
Con la Seleçao hai giocato lì, però?
È stata una partita, è stato per necessità. Una gara va bene, poi se è l’esordio col Brasile (sorride). Però io sono difensore centrale.
È diverso giocare con Burdisso o Marcos come compagno di reparto?
La differenza è la lingua, Nicolas è argentino, con Marcos poi abbiamo giocato insieme già nel Corinthians. Ma sono due giocatori di qualità, e poi Burdisso è un esempio.
Di cosa?
Di professionalità.
Burdisso è un leader anche se non gioca?
Sì. Burdisso va ascoltato già per la sua esperienza, ed è bello vederlo dare dei consigli a Marquinhos.
Al Corinthians c’era anche Dodò: come sta?
Glielo chiedo sempre io, ogni giorno che ci vediamo. Faccio tanto il tifo per lui. Quando si è infortunato è venuto a fare la fisioterapia al Corinthians, ho visto tutto il suo cammino, il suo calvario, ho visto il suo ginocchio gonfio, e adesso non vedo l’ora che ritorni: non credo che ci sia qualcuno che più di lui meriti di rientrare a giocare dopo tutto quello che ha passato.
Ma com’è Dodò?
È forte. E’ un giocatore di grande qualità. Al Corinthians aveva un certo Roberto Carlos davanti, apposta è andato al Bahia e lì ha fatto grandissime cose. Una grande stagione che io spero e credo possa ripetere alla Roma.
Castan, Marcos, Dodò, che significa essere "corinthiani"?
Ti dico: nella mia carriera c’è stato un prima e un dopo il Corinthians, devo tutto al Timao. Alla fine anche il fatto di stare qui.
Cos’è la democrazia corinthiana?
È storia, è qualcosa che "marca" il club, è stato un esempio unico di qualcosa di grande, di nuovo e vincente, qualcosa che ha fatto la storia così come noi l’abbiamo fatta vincendo la prima Coppa Libertadores della società. Anche questo unisce il mio Corinthians a quello che vinse autogestendosi, senza allenatore, senza capi.
Il filosofo di quella democrazia fu Socrates, da poco non c’è più, un pensiero.
A Socrates col Corinthians abbiamo dedicato tutto. È stato troppo importante... Eravamo in ritiro quando è morto, ci stavamo preparando per l’ultima partita del campionato contro il Palmeiras. Ci siamo svegliati la domenica mattina con la notizia della sua morte, abbiamo giocato una partita speciale: è stata quella che ci ha fatto laureare campioni del Brasile. È stato per lui.
Cosa ti ha detto Sabatini per convincerti a venire alla Roma?
È bastata una telefonata, nel senso che il primo contatto è stato telefonico, poi ha incontrato mio padre che è venuto a Roma per conoscere il club e ha avuto immediatamente una grande impressione. Walter ha insistito molto, mi ha dimostrato un vero interesse. Calcola che non è stata una trattativa facile, il Corinthians non voleva liberarmi.
Ma cosa ti ha raccontato Sabatini?
La storia della Roma, d’altronde la Roma in Brasile è una squadra molto conosciuta, popolare. Mi ha parlato di questa storia e dellapossibilità di crescerci dentro.
La storia della Roma: tu hai il cinque di Paulo Roberto Falcao.
Un onore. L’ho conosciuto di persona la domenica della partita contro l’Atalanta. Quel giorno ho conosciuto anche Aldair, quando l’ho visto mi sono innervosito, intimidito. Aldair e Falcao sono due icone della Roma e del Brasile. È un onore, un grande onore per me.
Il tuo modello in campo?
Juan. Ho sempre avuto lui come riferimento, guardavo e imparavo da lui. Il suo modo di giocare è carico di cose da dover osservare. Ripeto, ho imparato tantissimo solo guardandolo.
L’attaccante più forte che hai incontrato?
In Italia finora dico Cassano, è molto intelligente in campo. In Brasile Damiao e Neymar.
Neymar a che livello lo collochi nel mondo?
Prima ci sono Messi e Cristiano Ronaldo, lui sta un po’ sotto.
Pelè o Maradona?
Pelè (ride).
La tua partita più bella?
Quella che devo ancora giocare. Sono molto critico con me stesso.
Sei molto critico: perché la Roma inizia male le partite?
È difficile dirlo, non lo so. Ne dobbiamo parlare bene tra di noi.
De Rossi e Osvaldo si allenano bene?
Benissimo. Sono due grandi giocatori che fanno gruppo, che fanno spogliatoio, che sono ben voluti nel gruppo. Purtroppo quando i risultati sono così e così escono le polemiche.
Ma il gruppo della Roma è unito? La Roma segue Zdenek Zeman o non ci crede?
Sì, assolutamente. Il gruppo della Roma è fechado (letterale, ndr), chiuso, blindato. I giocatori della Roma credono all’allenatore della Roma ed è importante visto come giochiamo, altrimenti sarebbe dura. È lui il boss. È lui che comanda.
Qual è l’obiettivo di questa Roma?
Vincere. Una squadra come la Roma quando partecipa a una competizione lo fa per vincere, non per altro. Evidentemente siamo consapevoli che la Juve in questo momento ha dei punti più di noi, che siamo ancora un po’ lontani, ma noi dobbiamo lottare per avvicinarli il più possibile. L’obiettivo è non smettere mai di salire. La Roma ogni partita che gioca deve giocarla per vincere, di conseguenza - se ci riusciamo - lottiamo automaticamente per il titolo.
Mettiamola così: chi vince lo scudetto?
Diciamo così: la Juventus è favorita. Lasciamole il ruolo di favorita e noi dietro a inseguire...
Che cosa insegue Castan?
La fede.
Sei un Atleta di Cristo. Che significa? Perché?
Mi viene da bambino, mi viene dall’educazione, da mio padre, da mia madre. Ogni cosa che faccio nel mio lavoro, così come nella vita privata, io sento Dio, sento che mi aiuta. Che c’è. In qualsiasi esperienza della mia vita.
Che esperienza è stata in Svezia all’Helsingborg, a poco più di 20 anni?
L’anno che sono passato professionista con l’Atletico Mineiro è stato l’anno in cui mi scadeva il contratto e mi è arrivata questa proposta dall’Europa. Il mio agente di allora mi aveva detto che poteva essere un trampolino per me, in realtà quando sono arrivato lì in Svezia ho trovato una situazione molto diversa da quella che mi avevano descritto, prendevo anche la metà dello stipendio pattuito. Ho avuto una serie di problemi e sono tornato presto in Brasile. Meglio così...
Meglio aver fatto il calciatore: cosa avresti fatto altrimenti?
Il calciatore. Ho sempre giocato a pallone, da quando avevo 5 anni. Mio padre era un giocatore di calcio, io sono un giocatore di calcio. Mio fratello Luciano gioca a calcio. E tutti sono difensori.
E’ forte Luciano?
Ha 21 anni, ne sto parlando con Sabatini (ride).
Al termine della carriera che cosa immagini di fare?
Sempre qualcosa legato al calcio. Non riesco a immaginarmi lontano dal pallone. Sicuramente vorrei dedicare i miei anni alla famiglia. Stare a casa. Leggere...
Il libro della vita?
La Bibbia.
In Brasile il calcio è sempre stato popolo e allegria, sai che cos’è la Tessera del Tifoso?
Cosa?.
Perfetto. L’ultima: sei più forte tu o Piqué?
Ride Piqué. Ha vinto molto, è un top player...
Non so se hai presente una puttana ottimista e di sinistra.
In Monti we Trust
Paz: uno dei miei idoli
Niente offre certezze incrollabili e coerenze granitiche come l’ignoranza.
(Vittorio Zucconi)
Baldissoni romano e romanista
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Re: Leandro Castan
Castan ha detto: "calcola che non è stata una trattativa facile"?
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Re: Leandro Castan
s'è ambientato alla grandeil_noumeno ha scritto:Castan ha detto: "calcola che non è stata una trattativa facile"?

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Re: Leandro Castan
So quelli che se sbagliano un passaggio o un intervento te dicono "abbi fede"
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Re: Leandro Castan
Ah boh, so solo che se cercassi informazioni su quest'argomento le mie espressioni sarebbero sicuramente:RomaTiAmo ha scritto:ma per atleti di cristo cosa si intende??



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Re: Leandro Castan
Atleti di Cristo è un'associazione no profit di atleti professionisti appartenenti a varie discipline sportive, di ispirazione cristiana evangelica.
Fondata in Brasile il 4 febbraio 1984 da due calciatori, Baltazar Maria de Morais Júnior e João Leite, che si erano incontrati nel 1979 ed avevano organizzato il primo incontro insieme a Jailton e Jânio, altri due calciatori,[3] viene sostenuta economicamente attraverso donazioni volontarie ed è diffusa in cinquantanove paesi.[4] Il movimento si dichiara svincolato da sindacati sportivi e da qualsiasi interesse politico, e si prepone come scopo la diffusione del messaggio evangelico attraverso lo sport. È stata creata anche una rappresentativa calcistica di questa associazione, formata da vari ex calciatori brasiliani, che organizza partite amichevoli in varie parti del Brasile e del mondo.
In Italia, il movimento ha raggiunto notorietà dopo la dichiarazione di appartenenza all'associazione di Kaká, l'attaccante del Cagliari Nenê, Felipe Melo, Rubinho, l'attaccante del Piacenza Tomás Guzmán, Nicola Legrottaglie (primo italiano ad entrare nel movimento)e Gaetano D'Agostino.
Fonte:wikipedia
Fondata in Brasile il 4 febbraio 1984 da due calciatori, Baltazar Maria de Morais Júnior e João Leite, che si erano incontrati nel 1979 ed avevano organizzato il primo incontro insieme a Jailton e Jânio, altri due calciatori,[3] viene sostenuta economicamente attraverso donazioni volontarie ed è diffusa in cinquantanove paesi.[4] Il movimento si dichiara svincolato da sindacati sportivi e da qualsiasi interesse politico, e si prepone come scopo la diffusione del messaggio evangelico attraverso lo sport. È stata creata anche una rappresentativa calcistica di questa associazione, formata da vari ex calciatori brasiliani, che organizza partite amichevoli in varie parti del Brasile e del mondo.
In Italia, il movimento ha raggiunto notorietà dopo la dichiarazione di appartenenza all'associazione di Kaká, l'attaccante del Cagliari Nenê, Felipe Melo, Rubinho, l'attaccante del Piacenza Tomás Guzmán, Nicola Legrottaglie (primo italiano ad entrare nel movimento)e Gaetano D'Agostino.
Fonte:wikipedia
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Re: Leandro Castan
Atleti di Cristo è un'associazione no profit di atleti professionisti appartenenti a varie discipline sportive, di ispirazione cristiana evangelica.
Fondata in Brasile il 4 febbraio 1984 da due calciatori, Baltazar Maria de Morais Júnior e João Leite, che si erano incontrati nel 1979 ed avevano organizzato il primo incontro insieme a Jailton e Jânio, altri due calciatori,[3] viene sostenuta economicamente attraverso donazioni volontarie ed è diffusa in cinquantanove paesi.[4] Il movimento si dichiara svincolato da sindacati sportivi e da qualsiasi interesse politico, e si prepone come scopo la diffusione del messaggio evangelico attraverso lo sport. È stata creata anche una rappresentativa calcistica di questa associazione, formata da vari ex calciatori brasiliani, che organizza partite amichevoli in varie parti del Brasile e del mondo.
In Italia, il movimento ha raggiunto notorietà dopo la dichiarazione di appartenenza all'associazione di Kaká, l'attaccante del Cagliari Nenê, Felipe Melo, Rubinho, l'attaccante del Piacenza Tomás Guzmán, Nicola Legrottaglie (primo italiano ad entrare nel movimento)e Gaetano D'Agostino.
Fonte:wikipedia
Fondata in Brasile il 4 febbraio 1984 da due calciatori, Baltazar Maria de Morais Júnior e João Leite, che si erano incontrati nel 1979 ed avevano organizzato il primo incontro insieme a Jailton e Jânio, altri due calciatori,[3] viene sostenuta economicamente attraverso donazioni volontarie ed è diffusa in cinquantanove paesi.[4] Il movimento si dichiara svincolato da sindacati sportivi e da qualsiasi interesse politico, e si prepone come scopo la diffusione del messaggio evangelico attraverso lo sport. È stata creata anche una rappresentativa calcistica di questa associazione, formata da vari ex calciatori brasiliani, che organizza partite amichevoli in varie parti del Brasile e del mondo.
In Italia, il movimento ha raggiunto notorietà dopo la dichiarazione di appartenenza all'associazione di Kaká, l'attaccante del Cagliari Nenê, Felipe Melo, Rubinho, l'attaccante del Piacenza Tomás Guzmán, Nicola Legrottaglie (primo italiano ad entrare nel movimento)e Gaetano D'Agostino.
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Re: Leandro Castan
CHI SIAMO?
"Atleti di Cristo" è un movimento composto da sportivi professionisti di tutte le discipline. Hanno in comune l’amore per Gesù Cristo e lo riconoscono come Signore e Salvatore della loro vita. Questi sportivi si assumono la responsabilità di vivere una vita cristiana concorde alla volontà di Dio nel mondo dello sport.
ADC non è:
non è una religione
non è una setta
non è in assoluto una chiesa
non sostituisce la chiesa
non è affiliata a nessuna denominazione
non è un sindacato sportivo
non è una squadra di calcio, né di nessun’altra disciplina sportiva
non impone riti, né norme di condotta a nessuno
non ha nessun interesse politico
non obbliga a dare appoggio economico
non toglie l’attenzione e la concentrazione dello sportivo dalla sua disciplina
non alimenta la pigrizia e la ribellione verso i distinti livelli di autorità dei clubs e dei vincoli familiari
La nostra visione ha questi obiettivi:
Diffondere in ogni modo possibile il messaggio del Vangelo attraverso lo sport
Trasmettere ad ogni atleta cristiano il desiderio di aprire la propria casa, creando gruppi cellulari in un ambiente familiare, affinchè gli atleti possano:
conoscere Cristo
avere comunione fraterna
crescere spiritualmente
“E ogni giorno nel tempio e per le case, non cessavano di insegnare e di portare il lieto messaggio che Gesù è il Cristo” Atti 5:42
Preparare gli atleti credenti all’insegnamento della Parola di Dio per formare, a loro volta, nuovi discepoli
Incentivare e aiutare gli stessi sportivi ad essere un punto di riferimento di condotta e di comportamento per essere imitati dai loro colleghi, e per tutti i giovani che li considerano modelli di vita
Contribuire a una pratica sana e onesta dello sport
Realizzare almeno due incontri ufficiali all’anno con lo scopo dell’edificazione personale e della comunione tra gli atleti credenti, e inoltre per l’evangelizzazione degli atleti non credenti
fonte : atletidicristo.org
"Atleti di Cristo" è un movimento composto da sportivi professionisti di tutte le discipline. Hanno in comune l’amore per Gesù Cristo e lo riconoscono come Signore e Salvatore della loro vita. Questi sportivi si assumono la responsabilità di vivere una vita cristiana concorde alla volontà di Dio nel mondo dello sport.
ADC non è:
non è una religione
non è una setta
non è in assoluto una chiesa
non sostituisce la chiesa
non è affiliata a nessuna denominazione
non è un sindacato sportivo
non è una squadra di calcio, né di nessun’altra disciplina sportiva
non impone riti, né norme di condotta a nessuno
non ha nessun interesse politico
non obbliga a dare appoggio economico
non toglie l’attenzione e la concentrazione dello sportivo dalla sua disciplina
non alimenta la pigrizia e la ribellione verso i distinti livelli di autorità dei clubs e dei vincoli familiari
La nostra visione ha questi obiettivi:
Diffondere in ogni modo possibile il messaggio del Vangelo attraverso lo sport
Trasmettere ad ogni atleta cristiano il desiderio di aprire la propria casa, creando gruppi cellulari in un ambiente familiare, affinchè gli atleti possano:
conoscere Cristo
avere comunione fraterna
crescere spiritualmente
“E ogni giorno nel tempio e per le case, non cessavano di insegnare e di portare il lieto messaggio che Gesù è il Cristo” Atti 5:42
Preparare gli atleti credenti all’insegnamento della Parola di Dio per formare, a loro volta, nuovi discepoli
Incentivare e aiutare gli stessi sportivi ad essere un punto di riferimento di condotta e di comportamento per essere imitati dai loro colleghi, e per tutti i giovani che li considerano modelli di vita
Contribuire a una pratica sana e onesta dello sport
Realizzare almeno due incontri ufficiali all’anno con lo scopo dell’edificazione personale e della comunione tra gli atleti credenti, e inoltre per l’evangelizzazione degli atleti non credenti
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Re: Leandro Castan
si infatti stavo leggendo questo sito....anche hernanes c'è...
non capisco sta cosa di unire l'essere atleti con l'essere cristiani ma vabbè saranno affaracci loro...
grazie cmq!
non capisco sta cosa di unire l'essere atleti con l'essere cristiani ma vabbè saranno affaracci loro...
grazie cmq!

πάντα ῥεῖ