Re: Alfredo Provenzali
Inviato: gio 19 giu 2025, 14:03
Mi pare già di averlo raccontato, ma lo riscrivo.
Anche per i giovanissimi che si sono persi un'epoca romantica di un calcio domenicale più immaginato che visto (per chi non andava regolarmente allo stadio).
Anno? E chi lo ricorda? Tra il 1987-1991.
Mi trovo in visita parenti sulla Laurentina. Dopo un pranzo chilometrico dalla zia che svuota la dispensa per saziare nipoti e nipotini, gli "uomini" scendono giù per fumare una sigaretta e i bambini maschi (tra cui io) giù con i papà con un supertele sottobraccio.
Mio papà si appoggia alla vecchia Ford taunus di mio zio , cominciano a parlare di DC, di Andreotti. Del lavoro.
Piano piano si arriva all'unico discorso che interessa tutti.
La giornata di campionato. Le partite stanno per iniziare.
Aprono la macchina di mio zio con la portiera che fa un cigolio ferruginoso tremendo. Accendono una radio che aveva due tasti. Parte la sigletta di tutto il calcio minuto per minuto.
Provenzali, Ciotti, ameri, Tonino carino, Luigi Necco (che anni prima fu gambizzato dalla camorra). E noi bimbi a giocare a pallone pochi metri più in là. Con due pini a fare da porta.
Quando il pallone andava troppo lontano, e uno di noi era costretto ad andare a recuperarlo, ci si girava verso gli adulti e si chiedeva "Papà, che fa la Roma?"
La risposta dello zio laziale: "becca 2-0". E giù a ridere.
Mi padre che rispondeva: "Pensa al Campobasso, tu. Che prima o poi in C ci andate..".
"Sto cazzo" la contro risposta di mio zio.
Mio zio. Occhiali a goccia bicolore, baffone a manubrio, pantalone aderente leggermente a zampa. Mano destra con la Marlboro sempre tra le dita. Noi sudati come la merda, a immaginarsi di dribblare come Diego, o come Tommasino hassler, a correre a testa alta come il principe. A segnare di testa come Rizzitelli. A cercare di imitare il dribbling, ma soprattutto la postura del grande Rudy Voeller.
Che tempi. Che bellissimi ricordi.
Dibbath. Classe 1979.
Anche per i giovanissimi che si sono persi un'epoca romantica di un calcio domenicale più immaginato che visto (per chi non andava regolarmente allo stadio).
Anno? E chi lo ricorda? Tra il 1987-1991.
Mi trovo in visita parenti sulla Laurentina. Dopo un pranzo chilometrico dalla zia che svuota la dispensa per saziare nipoti e nipotini, gli "uomini" scendono giù per fumare una sigaretta e i bambini maschi (tra cui io) giù con i papà con un supertele sottobraccio.
Mio papà si appoggia alla vecchia Ford taunus di mio zio , cominciano a parlare di DC, di Andreotti. Del lavoro.
Piano piano si arriva all'unico discorso che interessa tutti.
La giornata di campionato. Le partite stanno per iniziare.
Aprono la macchina di mio zio con la portiera che fa un cigolio ferruginoso tremendo. Accendono una radio che aveva due tasti. Parte la sigletta di tutto il calcio minuto per minuto.
Provenzali, Ciotti, ameri, Tonino carino, Luigi Necco (che anni prima fu gambizzato dalla camorra). E noi bimbi a giocare a pallone pochi metri più in là. Con due pini a fare da porta.
Quando il pallone andava troppo lontano, e uno di noi era costretto ad andare a recuperarlo, ci si girava verso gli adulti e si chiedeva "Papà, che fa la Roma?"
La risposta dello zio laziale: "becca 2-0". E giù a ridere.
Mi padre che rispondeva: "Pensa al Campobasso, tu. Che prima o poi in C ci andate..".
"Sto cazzo" la contro risposta di mio zio.
Mio zio. Occhiali a goccia bicolore, baffone a manubrio, pantalone aderente leggermente a zampa. Mano destra con la Marlboro sempre tra le dita. Noi sudati come la merda, a immaginarsi di dribblare come Diego, o come Tommasino hassler, a correre a testa alta come il principe. A segnare di testa come Rizzitelli. A cercare di imitare il dribbling, ma soprattutto la postura del grande Rudy Voeller.
Che tempi. Che bellissimi ricordi.
Dibbath. Classe 1979.