Per chi non era ancora nato.Annili ha scritto:
se senti quello che dice Castaldo sui Deep Purple ti metti paura,
Per chi si domanda perchè i musicisti si rotolano per terra quando sentono parlare castaldo & c
Per chi vuole sapere come non si scrive di musica
Per chi si vuole divertire a scoprire gli agghiaccianti strafalcioni contenuti in questo articolo
Per non dimenticare mai il livello della critica musicale italiana "ufficiale"
Ma quanti fans per i precursori dell'heavy metal (La Repubblica, 1987)
la Repubblica - Giovedì, 3 settembre 1987 - pagina 26
di GINO CASTALDO
Folla appassionata al concerto milanese dei Deep Purple
Poche ore dopo che all' Olimpico di Roma una decina di marciatrici erano state stroncate drammaticamente dal caldo-umido della giornata, a Milano si consumava un altro evento di inaudito calore.
Il Palatrussardi, preso d' assalto da poco meno di diecimila giovani (e altrettanti la serata seguente), ha registrato temperature incredibilmente alte, mai registrate ad un concerto. Un gigantesco forno, provocato non solo dal clima impietoso, ma anche dalla vigorosa, bestiale energia rock dei Deep Purple. Decibel impazziti e virili schitarrate, per la gioia dei fans, convenuti come ad un raduno di reduci.
Come mai un' affluenza così marcata, viene da domandarsi. La risposta è nel fatto che i Deep Purple, oltre a risvegliare intorpiditi istinti nei vecchi appassionati rock, sono considerati precursori diretti, insieme ai Led Zeppelin, della poderosa, invincibile armata dell' heavy metal, che da noi riscuote consensi insospettabili.
Effettivamente i Deep Purple hanno il merito, o il torto secondo i punti di vista, di aver generato la micidiale genìa metallara. Allora si chiamava hard rock, ma dal concetto di "duro" a quello di "metallo" il passo è breve.
Per la curiosità degli storici, va detto che, per quanto paradossale possa sembrare, l' inizio del rock duro viene ascritto ad un pezzo dei Beatles, "Helter skelter" per l' esattezza, ma sono i gruppi come i Deep Purple che hanno veramente gettato le incrollabili fondamenta del genere.
Il gruppo è tornato, dopo tribolazioni complicatissime e diramazioni di ogni genere, alla formazione originale nel 1984, dopo molti anni di incertezze.
I vecchi eroi ci sono tutti: Ian Gillan Ritchie Blackmore, Jon Lord, Ian Paice e Roger Glover. E non sono neanche così scoppiati come ci si potrebbe aspettare, data l' età e il tipo di vita che ci si aspetta da energumeni del rock di quel tipo.
Sui nuovi dischi hanno detto veramente poco, ma dal vivo rispolverano a pieno regime quella virulenta trivialità, quella spudorata e chiassosa energia indispensabile a toccare il fondo del rock duro. La batteria sembra smuovere macigni di granito, la chitarra sferza l' aria con lancinanti svisate, la voce di Ian Gillan eccita rabbiosamente i fans.
Una gran burinata, se proprio volessimo vederla con un certo distacco, oltretutto priva di quel genio, se pur virulento, che contraddistingueva Led Zeppelin, ma comunque a tratti vitale, volgarmente vicina a quella "palla di fuoco" evocata anni fa da uno dei loro titoli più famosi.
Il pubblico era dei più focosi. I più ostinati, assiepati nelle prime file malgrado il caldo da primato, si muovevano all' unisono con i colpi precisi e martellanti delle casse di Ian Paice. Non appena partiva un riff vagamente noto, era un boato collettivo, con tutti perfettamente intonati a cantare le melodie proposte, come quando è partita una citazione di "Jesus Christ Superstar", certamente maliziosa perchè assomiglia di molto ad un loro pezzo, scritto precedentemente all'opera rock. Le migliori canzoni, i Deep Purple le hanno riservate per il gran finale.
Ed erano quelle che tutti aspettavano: Black night, cantata in coro dal pubblico come un ensemble perfettamente addestrato, e soprattutto Smoke on the water, classico dei classici, con quel giro iniziale seguito da chitarra in distorsione che è stato emulato o copiato da centinaia di successive elaborazioni di rock duro.