siamocosì ha scritto: ↑ven 5 mag 2023, 11:08
tu invece credi che tutto ciò sia avvenuto per culo e ti senti più logico? senza parlare del fatto che sostieni che tutta la massa dell'universo (miliardi di miliardi di stelle e corpi celesti) fosse concentrata in un punto prima del big bang? veramente ti sembra più credibile?
se è così la pensiamo diversamente ma non puoi proprio dire che tu sei quello razionale e io quello che credo alle favole perchè non c'è una singola prova a sostegno delle tue fantasiose teorie
Sì, sicuramente più razionale e più logico che immaginare un babbo buono che ha creato tutto per stare nascosto a giudicarmi.
Più razionale è, per cominciare, il metodo. Non prendo qualcosa scritto o detto da qualcuno migliaia di anni fa e decido che sì, è la verità perché…perché sì.
Per prima cosa, realizzo che l’idea è piena di contraddizioni e assurdità, e non deriva da un ragionamento logico-deduttivo.
Appuro che non esistono prove.
Poi analizzo il contesto, e determino le motivazioni: capisco che immaginare l’esistenza di divinità ha la stessa motivazione in tutte le religioni: l’ignoranza su tante cose, unita alla paura, e la necessità di creare la spiegazione più semplice e rassicurante possibile, ovvero immaginare esseri sovrumani ma con caratteristiche umane e propri scopi più o meno misteriosi, ma sempre riconducibili a scopi umani, anche se variano da religione a religione.
Se mi limito al cristianesimo, inizio con lo smantellare la costruzione biblica partendo dalle conoscenze attuali: la Terra non è al centro del Sistema Solare ed è incredibilmente più antica; Adamo ed Eva non sono stati i primi esseri viventi; ecc. Mi accorgo che è uno scritto che segue le conoscenze e le tradizioni della popolazione e della cultura che l’ha creato, esattamente come tutti gli altri scritti antichi e moderni e che crea miti, esattamente come tutti gli altri creati dagli uomini in ogni parte del mondo nell’antichità.
Cerco di mettermi in pari con le conoscenze attuali, e scopro che la vera natura della realtà è spesso contro-intuitiva e molto molto più complessa di quanto appaia all’uomo ignaro, che siamo esseri viventi tendenti a comprendere e decodificare le cose nel modo in cui il nostro cervello si è evoluto per concepirle e tenerci in vita, nelle specifiche condizioni che esistono in questo granello di polvere in cui ci troviamo.
Gente molto più intelligente e capace di me se ne è accorta, e lo ha provato con una quantità immensa di esperimenti. Invece di mettere la testa nella sabbia, rifiutarmi di capire per appendermi ad un’idea più basica e fanciullesca che qualcuno mi racconta, cerco di far uso di quelle conosce per andare oltre.
Arrivo a realizzare che anche i concetti di “scopo” e “senso” sono umani: non è per nulla detto che, nel funzionamento della realtà, debba esserci un senso o uno scopo come lo pensiamo noi. Allo stesso modo, il concetto di inizio e fine, che sono legati alla nostra esperienza di inizio e fine di noi stessi e delle altre cose che conosciamo, per quanto intuitivi possono essere soltanto uno dei tanti nostri bias, come tanti altri, tipo l’idea che il tempo avanzi sempre in maniera uniforme, che ogni cosa deve esistere soltanto in un punto e non in più posizioni contemporaneamente, ecc.
Per quanto riguarda l’origine dell’Universo, raccolgo le informazioni che abbiamo e che derivano da una procedura ragionevole: partendo da dove siamo, e conoscendo che ci stiamo espandendo nello spazio, possiamo andare a ritroso e arrivare fin dove possiamo. Molto torna nella idea del Big Bang, riguardo a come il nostro Universo sia originato, e ci sono prove anche dell’esplosione (per esempio, la radiazione cosmica di fondo). Quando si arriva alla singolarità, la questione si complica, perché la fisica come la conosciamo adesso, si inceppa. Ci sono anche idee sulla partenza del tutto, dalla gravità repulsiva, allo scontro tra brane di altri universi…e sì, perfino la nascita dal nulla, perché esiste questa possibilità di creazione di qualcosa dal nulla, nella meccanica quantistica.
Ho una fede cieca in tutto ciò, come tu hai nell'esistenza di Dio? Assolutamente no: ci sono tantissime cose che non conosciamo, anche importanti. Quasi sicuramente, non arriveremo mai a comprendere “tutto”. Non ha senso che tu cerchi di appioppare ad altri l'idea di "fede al contrario": io so benissimo che non ci sono certezze e non ho nessuna presunzione fideistica.
Posso accettare il fatto di non sapere tutto, e al tempo stesso, posso decidere di non credere a qualcosa che ha pochissimo, se non alcun, senso. Tra le tante possibilità che riesco a immaginare, e anche altre che non riesco nemmeno a immaginare, arrivo a squalificare quelle che mi sembrano più inverosimili e, tra queste, le favole delle divinità, che identifico tra le possibilità più irrazionali e illogiche.
Credere alla divinità umanizzata era giustificabile quando l’uomo non conosceva niente. Non soltanto a livello scientifico, ma anche a livello storico, etnologico, psicologico e non riusciva ad andare oltre questa idea semplificata per darsi delle spiegazioni e per rassicurarsi. L’altra grande “prova” è che qualcuno dice di avvertire la presenza della divinità. Anche qui, a parte il fatto di cui ho parlato precedentemente, per cui “casualmente” ogni persona avverte la divinità della cultura della propria terra e del proprio tempo, ci sono spiegazioni razionali per cui uno “pensa” di avvertire questa presenza, senza che questo sia una verità oggettiva.
Ora abbiamo gli strumenti per andare oltre. Ma si deve avere la voglia, non fermarsi ad un’idea vaghissima delle teorie scientifiche, dal Big Bang, alla teoria della relatività, alla fisica quantistica, all’evoluzione: giusto il minimo per poter dire “Che ne sai? Nessuno sa niente, è tutta una teoria, quindi la mia idea vale come quella di chiunque altro”. O peggio: mi viene detto che c’è un papà amorevole che ha creato tutto e mi aspetta a braccia aperte in Paradiso. Sono tanti che credono sta cosa, mi piace come soluzione, quindi è sufficiente per me per crederci (o far finta di crederci, perché poi le persone che hanno la serenità e sicurezza della vera fede sono mosche bianche).
Non credere è meglio di credere? No. Anzi, come detto, uno che crede veramente, dovrebbe avere dalla sua una serenità e pace interiore che un non credente molto difficilmente può raggiungere. Se potessi scegliere, sceglierei di credere fermamente.
Non credere è più razionale di credere? Sì. Da una parte si usa appunto la razionalità come metodo e le conoscenze come mezzo, per analizzare i contesti ed esplorare davvero tutte le possibilità, e cercare di giungere a delle conclusioni; dall’altra si sopprime la ragione e la si sostituisce con una fede, l'idea che le cose stanno così perchè qualcuno mi ha detto che stanno così e io "sento" che è giusto. Continuare con questa idea "tuttobonista" per cui "siccome niente è certo, tutto ha la stessa valenza" è una stupidaggine, ma se hai bisogno di pensare questo, accomodati.