Re: L'idolo da bambino!
Inviato: mar 26 feb 2013, 16:51
Raul fenomeno puro
La più popolare e grande community d'Italia della tifoseria capitolina.
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oswald ha scritto:Le finali tra Edberg e Becker a Wimbledon con il commento di Tommasi/Clerici:
Tomba.Il Piso ha scritto:fuori dal calcio...Felice Gimondi.
Quando ero bambino io...sciavano Gustav Thoeni e Pierino Gros...Daniel Faraday ha scritto: Tomba.
nessuno come lui.
ico, 60 candeline per un campione indimenticabile
Tanti auguri a "Galinho", talento purissimo che ha infiammato i cuori bianconeri
[ 03.03.2013 ]
A Rio de Janeiro gli hanno appena fatto una statua di bronzo, collocata presso la sede del Flamengo, squadra dove è esploso e dove è ancora idolo. E prima ancora gliel'avevano data in Giappone, dove terminò la carriera. Questo per spiegare la grandezza e quanto ha rappresentato per il calcio Arthur Antunes Coimbra, detto Zico, nato il 3 marzo 1953: 60 anni, cifra tonda per colui che in Brasile è considerato il più grande dopo Pelé e che come nessun altro ha saputo regalare emozioni a Udine.
Perché mai si era vista una cosa simile da queste parti. Mai così tante emozioni condensate in due anni. Si è partiti con l'incredulità, quando dal Brasile arrivò la notizia che sarebbe arrivato in bianconero proprio lui, il più forte al mondo. D'altronde sul suo arrivo in Italia c'erano stati due falsi allarmi. Alla riapertura delle frontiere, nel 1980, la Roma tentò subito il colpaccio. Ma il Flamengo, dove Zico è nato e cresciuto calcisticamente, non aveva la minima intenzione di privarsi del suo campione. Così i giallorossi si buttarono sul "divino" Falcao. Poi toccò al Milan neopromosso nel 1982. Anche qui niente da fare e rossoneri a ripiegare sullo "squalo" Jordan. Nel frattempo Zico gioca e vince tutto quello che c'è da vincere in patria, sempre fedelmente con la maglia del Flamengo: 3 campionati brasiliani, 5 campionati carioca, una Copa Libertadores segnando una doppietta decisiva in finale e una Coppa Intercontinentale, schiantando il Liverpool e venendo eletto miglior giocatore della partita. Rimarrebbero le gioie con le nazionali, ma lì è l'Italia di Bearzot a dargli una cocente delusione al Sarrià di Barcellona nel 1982. A 30 anni, avendo vinto tutto a livello di club in Sudamerica, Zico fa quello che Pelé non ha mai fatto: misurarsi in un campionato europeo. E sceglie il migliore in assoluto, ossia la Serie A.
Ciò che sorprende è perché la piccola Udinese e non una nobile del calcio italiano. C'è da dire che i bianconeri nel 1983 sono una squadra ambiziosa: c'erano il campione del mondo Franco Causio, l'ottimo attaccante Pietro Paolo Virdis, Massimo Mauro a centrocampo e il brasiliano Edinho in difesa. Una squadra da zona Uefa che con il migliore di tutti poteva davvero sognare lo scudetto. Zico accettò la scommessa, nonostante la torcida del Flamengo disperata fece di tutto per farlo cambiare idea, scendendo anche in piazza. Niente da fare, venne messo nero su bianco. E il popolo bianconero passò dall'incredulità alla gioia più grande. Mai a Udine si erano viste scene simili. Viene organizzata un'amichevole proprio con il Flamengo per il simbolico scambio di maglia del Galinho, nomignolo datogli in Brasile. E bastano pochi minuti in quell'amichevole per far impazzire il pubblico friulano. Ma gioia dura qualche giorno, perché il 2 luglio arriva come una doccia fredda il veto da parte del Presidente Federale Federico Sordillo al tesseramento di Zico all'Udinese. Si punta prima il dito contro l'Udinese che non sarebbe in grado di coprire tale operazione, poi si passa al contratto depositato in ritardo. Fu la rivolta del popolo friulano, che passò dalla gioia all'incredulità, infine alla rabbia. Decise le manifestazioni: "Zico o Austria" fu il diktat più famoso. Dopo un mese di "passione" fra contrattacchi ricorsi alla fine giustizia è fatta: il veto è annullato e Zico è a tutti gli effetti un giocatore dell'Udinese.
La gente si stropiccia gli occhi, riempie il Friuli anche in amichevole, fa registrare il record di abbonati: 26.611. Il precampionato mette già in mostra i numeri del brasiliano e persino il Real Madrid si inchina in una partita di preparazione alla nuova stafione. Poi arriva finalmente il campionato: 11 settembre 1983, Genoa-Udinese. Passano 42 minuti di gioco e i bianconeri sono già avanti di un gol. Zico prende palla, finta di corpo mettendo a sedere il difensore genoano Testoni e tiro in corsa che finisce nell'angolino basso. Poi, a un minuto dalla fine, il capolavoro su calcio di punizione: 0-5 e Udinese nuova sensazione della Serie A. Si ripete alla prima al Friuli. Avversario il Catania, altri due gol. Uno direttamente su punizione, l'altro d'opportunismo, facendosi trovare pronto su un traversone basso deviato.E poi ancora gol su punizione ad Avellino alla terza. E col Verona alla quarta, in acrobazia. Fa vedere poi la sue freddezza dal dischetto contro l'Inter alla sesta e decide la sfida contro la Roma e il personale derby contro Falcao (con tanto di collegamento da Rete Globo) con un tiro incrociato al primo rimbalzo. Favolosa poi la rovesciata al Milan all'ultima del girone d'andata. Insomma, tutto procede a gonfie vele. E Zico dimostra di essere il migliore, segnando in tutti i modi, dimostrando grande capacità di adattamento in un campionato e in un ambiente nuovo e trascinando una squadra a ridosso dei primi posti. Fino a che a marzo, in un freddo pomeriggio di Brescia, i muscoli del Galinho si stirano. La squadra naviga in terza posizione e l'assenza di quasi due mesi del suo campione fa precipitare la situazione. Al ritorno torna a segnare ma non basta: il sogno europeo svanisce all'ultima giornata, mentre il bilancio di Zico è di 19 reti in 24 partite. Una rete in meno di Michel Platini. Fra problemi fisici e squalifiche il Galinho metterà, per la stagione 1984/85, 15 presenze, segnando 3 reti, di cui due su punizione, prima di ritornare in Brasile nel suo Flamengo.
Eppure, nonostante siano passati quasi 28 anni dal suo addio a Udine la città non lo ha mai dimenticato né Zico si è scordato di Udine. E proprio nella cornice del Friuli che il campione sceglie di giocare la partita d'addio alla nazionale brasiliana. A 28 anni troviamo ancora foto e ricordi nitidi del Galinho in città. Galinho che compie 60 anni. E sembra ieri quando all'annuncio del suo acquisto la città impazzì di gioia.