skotos ha scritto: ↑sab 22 lug 2023, 18:02
a me sembra di capire che l'intera economia spagnola sia in forte sofferenza.
Come dicevo, mi piacerebbe molto approfondire la cosa soprattutto dopo aver letto tempo fa un articolo riguardante proprio Tebas e il suo approccio alla gestione della Liga.
Parliamo di un articolo che approfondisce il suo punto di vista, quindi non ci da una visione d’insieme della faccenda.
Nonostante questo si possono estrarre elementi abbastanza oggettivi per capire che strada si sia presa da quelle parti.
Vado per sommi capi e lascio in fondo il link dell’articolo completo.
Il problema parte da lontano.
Molti anni fa tutte le squadre in Spagna erano in teoria possedute da i loro tifosi, ma in pratica appartenevano alle ricche e potenti famiglie locali. Negli anni 90 il governo spagnolo spinse per convertire questi patronati in società di capitale per avere un maggiore controllo fiscale sulla faccenda. (Solo Barcellona, Real Madrid, Atletico Bilbao e Osasuna sono oggi ancora possedute dall’azionariato popolare.)
Nonostante questa conversione i presidenti e gli amministratori delegati continuarono a spendere troppo e male, andando in bancarotta e lasciando fisco, giocatori e fornitori senza un centesimo.
Tra il 2004 e il 2012 più della metà delle squadre spagnole andarono in amministrazione straordinaria.
Tebas fu l’avvocato che aiutò le squadre a gestire queste amministrazioni straordinarie e fallimenti.
Vedendo la situazione pietosa dei bilanci di quelle società, appena arrivato nel quartier generale della Liga, mise in essere un dipartimento per il controllo economico de clubs, che impose a priori un limite massimo di spesa per ogni club, per ogni stagione.
Questa è una grosssa differenza rispetto al FPF UEFA, perchè il limite è imposto prima della spesa, quindi diventa impossibile creare debito insostenibile.
Secondo pressochè tutti gli intervistati del settore e i CEO delle società, questa riforma di Tebas ha risolto lo storico disastro finanziario esistente, ma aggiungono che la stessa sta frenando la crescita veloce della maggior parte dei clubs spagnoli, come invece potrebbero fare.
A questi limiti, si aggiungono anche delle regole molto ferree che riguardano le tipologie di spesa che si possono fare.
Ad esempio, solo il 30% dei soldi investiti da un nuovo potenziale proprietario nella Liga possono essere spesi in giocatori, gli altri devono andare in infrastrutture, settore giovanile, campi di allenamento e marketing internazionale.
Risulta abbastanza evidente come tutto questo limiti investimenti internazionali, nonostante questo evidentemente la situazione precedente era talmente fuori controllo che queste regole proposte da Tebas, son state poi approvate dalle squadre per proteggere se stesse e non ricadere nella situazione in cui erano finite.
In sostanza le regole finanziarie della Liga sono state specificatamente progettate per impossibilitare le proprietà a spendere soldi oltre le loro capacità finanziarie.
Chiaro come questo crei un livellamento sportivo importante, tanto che a quanto pare, oggi, più della metà delle squadre che partono a disputare il campionato sanno che retrocedere sarà una possibilità cocreta. Devi quindi essere bravo a fare il tuo lavoro, in ogni settore societario, se vuoi eccellere.
Ora a questo scenario dobbiamo aggiungere la situazione peculiare di Real Madrid, Atletico e Barcellona che sembrano comunque viaggiare su binari differenti.
Su questo aspetto io vorrei avere maggiori chiarimenti, quello che però si evince nell’articolo è che una grossa differenza è sicuramente attribuibile alla distribuzione dei diritti televisivi che è assolutamente sproporzionata in termini percentuali tra le big 3 e tutti gli altri.
Probabilmente questa sproporzione fa parte di un accordo tra la Liga e il fondo CVC che ha investito nel sistema 2 miliardi di euro per una fetta venticinquennale dei ritorni da diritti televisivi.
Riassumendo, il sistema blocca gli investimenti privati per le singole squadre, ma è aperto ad investimenti enormi per l’intero.
Da quello che mi sembra di capire il succo è: vendiamoci i gioielli di famiglia, ma facciamolo tutti insieme, così magari non ce li vendiamo tutti. Inoltre, così facendo, quando le cose andranno meglio, il valore verrà incrementato in maniere condivisa, e quindi anche le società avranno un maggior appeal d’investimento perchè con libri contabili e asset in salute.
L’altra cosa che mi viene in mente è che il FPF sembra assolutamente ridondante per i club spagnoli.
https://theathletic.com/4606298/2023/06 ... stainable/