Luke Skywalker ha scritto:
Aggiungo che la gente non vuole più vedere cose profonde, interessanti, serie, ben recitate. E questo sempre, si tratti di drammatico, commedia o film di genere. Si cerca l'intrattenimento d'accatto. Quel filmetto squallido che però "fa ridere" e scaccia via le fatiche della giornata. Lo noto con i miei genitori. Basta un intreccio un po' più ricercato di quello canonico da fiction rai o una tematica leggermente più profonda a farli desistere e bollare tutto con il più classico del "Ma che è sta lagna?". Io credo che per tanti motivi l'italiano si sia anche disabituato ad ascoltare, a riflettere e a ricercare la qualità.
ma purtroppo è così. è la lampante verità di nanni moretti ne il caimano.
Tony Brando ha scritto:
ma purtroppo è così. è la lampante verità di nanni moretti ne il caimano.
[youtube][/youtube]
berlusconi ha già vinto.
l'unico film di Nanni su cui faccio fatica ad esprimere giudizi definitivi.
Non so se hai presente una puttana ottimista e di sinistra.
In Monti we Trust
Paz: uno dei miei idoli Niente offre certezze incrollabili e coerenze granitiche come l’ignoranza.
(Vittorio Zucconi)
Baldissoni romano e romanista
il_noumeno ha scritto:
Ci si è riusciti saltuariamente, imho, fiume, non con la stessa continuità di un tempo. Poi un conto è raccontare la vita di Impastato (per tornare a Rulli o Petraglia), un altro realizzare film come quelli di Rosi e Petri (che ne so? "Le mani sulla città").
Quelli che hai citato sono tutti ottimi film, alcuni molto migliori di tanti prodotti internazionali che hanno vinto premi importanti (alcuni imho invero sono anche molto sopravvalutati), ma solo in pochissimi di quella lista trovo la tradizione italiana (e avrei inserito tra questi Ovosodo e Ferie di agosto di Virzì). Confermo la netta sensazione che si scimiotti in qualche caso il cinema francese.
Rivisto piu' che volentieri poche sere fà.
Offre uno spaccato dell Italia metà anni 90 molto reale.
precursore del genere a mio avviso è Sud di Salvatores, e non a caso Orlando è sempre presente.
postromantico ha scritto: l'unico film di Nanni su cui faccio fatica ad esprimere giudizi definitivi.
Per me il peggiore con Aprile, sarà che non sopporto Silvio Orlando...
Ich begriff, daß Menschen zwar zueinander sprechen, aber sich nicht verstehen; daß ihre Worte Stöße sind, die an den Worten der anderen abprallen; daß es keine größere Illusion gibt als die Meinung, Sprache sei ein Mittel der Kommunikation zwischen Menschen.
Bel topic... complimenti a tutti, non pensavo che frequentando (quasi sempre da lettore) un forum sulla Roma ne trovassi uno cosi completo!
Al momento sono al lavoro e ho solo sbirciato il topic, comunque attendo l'articolo di Jack.
Una mia piccola riflessione da aggiungiere: la mancanza in Italia della capacita' di crescita aziendale.
Quancluno di voi parlava di grandi maestranze nell'epoca d'ora della commedia italiana. E delle tante case produttrici dell'epoca. Cosa e' successo aziende? La concetrazione in questo settore (Cecchi Gori, De laurentis) cosa ha prodotto? Ho l'impressione che anche in questo settore come in altri, appena le aziende crescono perdona quella capacita di innovare, di sperimentare, di buttare soldi in progetti rischiosi.
Chiedo a chi ne sa piu di me. Io sono un semplice appassianato di cinema. Amo andare al cinema.
Per chiudere, in Italia credo che si debba dare sfogo creativo ai nuovi italiani, coloro che forse hanno piu da raccontare. In Germania (dove vivo) per esempio molti degli ultimi lavori degni di nota (Gegen die Wand su tutti ) vengono dai 'nuovi tedeschi' (Fathi turco-tedesco).
Kritz, le nostre maestranze sono ancora molto valide, molti trovano lavoro all'estero, in particolare a Hollywood ma non solo. I grandi produttori italiani hanno avuto il limite di aver tenuto in famiglia ciò che hanno creato. Vittorio ha rovinato il lavoro di Mario giocando a fare il Berlusconi (il caso De Laurentiis - con il quale ho avuto la sventura di fare delle trattative - è certamente diverso: imputo ad Aurelio, molti difetti, e dal punto di vista creativo ha poco sia del padre Luigi che dello zio Dino, ma è un imprenditore notevole, che confeziona una serie di prodotti mediocri dall'incasso assicurato, ma che nel contempo acquista il diritto a distribuire Crash di Haggis con il film in fase di preproduzione), ma ci sono tanti altri esempi. Alcune società hanno saputo rinnovarsi a resistere, ma si sono dovute creare delle nicchie per farlo. Minerva, per esempio, ha praticamente abbandonato la distribuzione cinematografica, campa con i soldi della library e con l'ingegnosa iniziativa di Rarovideo (da poco esportata anche in America), e riesce a coprodurre con Rai Cinema un film ogni uno/due anni.
Manca certamente il coraggio, gli autori sono pochi (o meglio, ne emergono pochissimi, eppure il tavolo di Procacci, uno dei produttori italiani che ama concedersi, se pur di raro, qualche rischio, è pieno di buone sceneggiature), il mercato è saturo, i nomi che circolano sono sempre gli stessi, alcuni addirittura per generazioni e continuo a credere che ridistribuendo alcuni compiti e funzioni si potrebbe cercare di uscire da questa impasse creativa, tornando cioè a produrre film, scritti da autori veri (anche nuovi italiani, perché no, anche se il processo che porterà il nostro paese ad una società multirazziale in altri paesi europei come Francia e Germania è già sedimentato e ci sono i casi di registi affermati come Kechiche e Akin ), diretti da registi non improvvisati, recitati da attori professionisti.
Ieri sera ho visto "Milano calibro 9" e mi è tornato in mente questo topic. L'intro è pazzesca e dimostra quanto fosse avanti il cinema italiano negli anni '70. A parte i bravissimi attori (Moschin e Adorf su tutti) mi ha stupito una tecnica di ripresa e montaggio veloce e incalzante con inquadrature ispirate ed efficaci che ha chiaramente influenzato i thriller americani di oggi.
