Javier Matías Pastore
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Re: Javier Matías Pastore
Accendono la luce e poi spariscono. Questa è l’essenza dei veri talenti. Risolvere i novanta minuti di una partita in una manciata di secondi, in un quadrato del campo e in pochi passi. Perché è sufficiente una giocata per superare l’avversario. In Europa, come in Sudamerica. A Palermo, Parigi e Roma, come a Buenos Aires e Cordoba, dove è nato Javier Pastore.
In uno stadio, come in un potrero, quei campi di sabbia arida che si incontrano senza difficoltà in Argentina. Lì, in quei pezzi di terra senza linee e con le porte arrangiate sono cresciuti i più grandi talenti argentini degli ultimi anni. Sono quelle partite che tutti vogliono giocare provando ad emulare i movimenti di Riquelme o di Kaka. L’idolo di Javier e anche il giocatore che per movenze più lo ricorda.
Solo che in Argentina vige un’unica legge inviolabile: chi vince continua a giocare, chi perde torna domani. È per questo che molti talenti argentini vengono definiti incostanti. Plasmati nel DNA calcistico dalla legge del potrero. Un vizio, che da piccoli ha permesso loro di rimanere imbattuti dalla mattina alla sera. Da grandi invece un limite, che a intermittenza ne ha ostacolato la crescita. La luce si accende ed è magia.
Così il primo Pastore arrivato in Italia fece piangere il burbero Zamparini. Stop, tunnel e assist per il compagno. Sipario dopo cinque minuti. In Sicilia Pastore si accende. Sul campo indimenticabile la tripletta segnata nel derby contro il Catania, fuori la serenità famigliare. Semplice come in campo, conquistando la sua futura moglie con un gelato.
Bastano pochi secondi per capire che la stoffa è quella del campione. Le carezze date al pallone, le traiettorie dei passaggi dove nessuno ha mai visto lo spazio. Innamorarsi di Pastore è facile.
Ci è cascato Cantona dicendo: “Amo Pastore. E' un giocatore che ogni volta che tocca palla ti sorprende”. E poi anche Maradona, suo allenatore nell’Argentina ai Mondiali del 2010: "È un maleducato del calcio. Tocca la palla come se avesse giocato 4-5 Mondiali”.
Poi però la luce a volte si spegne quasi per prendere fiato. Dopo la prima stagione a Parigi con tredici gol, mai più in doppia cifra. Forse la presenza ingombrante di Ibrahimovic o le luci della Tour Eiffel troppo luminose per far risaltare anche le sue giocate. Un corpo magro, el flaco, che spesso si è dovuto fermare per gli infortuni. Il suo apporto alla causa del PSG però c’è sempre stato: ha partecipato a 107 goal della squadra parigina (45 gol e 62 assist) in 269 partite giocate.
A Di Francesco il compito di riaccendere la luce. Nelle quattordici partite che ha giocato quest’anno Emery lo ha usato da attaccante esterno (6 volte), due da trequartista e 6 nel centrocampo del 433. Non sarà il sostituto di Nainggolan per fisicità, colpi e temperamento. Sarà bellezza sfuggente.
In uno stadio, come in un potrero, quei campi di sabbia arida che si incontrano senza difficoltà in Argentina. Lì, in quei pezzi di terra senza linee e con le porte arrangiate sono cresciuti i più grandi talenti argentini degli ultimi anni. Sono quelle partite che tutti vogliono giocare provando ad emulare i movimenti di Riquelme o di Kaka. L’idolo di Javier e anche il giocatore che per movenze più lo ricorda.
Solo che in Argentina vige un’unica legge inviolabile: chi vince continua a giocare, chi perde torna domani. È per questo che molti talenti argentini vengono definiti incostanti. Plasmati nel DNA calcistico dalla legge del potrero. Un vizio, che da piccoli ha permesso loro di rimanere imbattuti dalla mattina alla sera. Da grandi invece un limite, che a intermittenza ne ha ostacolato la crescita. La luce si accende ed è magia.
Così il primo Pastore arrivato in Italia fece piangere il burbero Zamparini. Stop, tunnel e assist per il compagno. Sipario dopo cinque minuti. In Sicilia Pastore si accende. Sul campo indimenticabile la tripletta segnata nel derby contro il Catania, fuori la serenità famigliare. Semplice come in campo, conquistando la sua futura moglie con un gelato.
Bastano pochi secondi per capire che la stoffa è quella del campione. Le carezze date al pallone, le traiettorie dei passaggi dove nessuno ha mai visto lo spazio. Innamorarsi di Pastore è facile.
Ci è cascato Cantona dicendo: “Amo Pastore. E' un giocatore che ogni volta che tocca palla ti sorprende”. E poi anche Maradona, suo allenatore nell’Argentina ai Mondiali del 2010: "È un maleducato del calcio. Tocca la palla come se avesse giocato 4-5 Mondiali”.
Poi però la luce a volte si spegne quasi per prendere fiato. Dopo la prima stagione a Parigi con tredici gol, mai più in doppia cifra. Forse la presenza ingombrante di Ibrahimovic o le luci della Tour Eiffel troppo luminose per far risaltare anche le sue giocate. Un corpo magro, el flaco, che spesso si è dovuto fermare per gli infortuni. Il suo apporto alla causa del PSG però c’è sempre stato: ha partecipato a 107 goal della squadra parigina (45 gol e 62 assist) in 269 partite giocate.
A Di Francesco il compito di riaccendere la luce. Nelle quattordici partite che ha giocato quest’anno Emery lo ha usato da attaccante esterno (6 volte), due da trequartista e 6 nel centrocampo del 433. Non sarà il sostituto di Nainggolan per fisicità, colpi e temperamento. Sarà bellezza sfuggente.
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Re: Javier Matías Pastore
Acquisti sottovalutato da tutti. Tifosi, giornalisti, media...
Forse la delusione per la partenza di Nainggolan ancora brucia... non lo nego.
Però questo è un acquisto pazzesco.
È un acquisto di altissimo livello.
Benvenuto Flaco
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Re: Javier Matías Pastore
Manco Dotto scriverebbe ste cose.Luz Lupe ha scritto:Accendono la luce e poi spariscono. Questa è l’essenza dei veri talenti. Risolvere i novanta minuti di una partita in una manciata di secondi, in un quadrato del campo e in pochi passi. Perché è sufficiente una giocata per superare l’avversario. In Europa, come in Sudamerica. A Palermo, Parigi e Roma, come a Buenos Aires e Cordoba, dove è nato Javier Pastore.
In uno stadio, come in un potrero, quei campi di sabbia arida che si incontrano senza difficoltà in Argentina. Lì, in quei pezzi di terra senza linee e con le porte arrangiate sono cresciuti i più grandi talenti argentini degli ultimi anni. Sono quelle partite che tutti vogliono giocare provando ad emulare i movimenti di Riquelme o di Kaka. L’idolo di Javier e anche il giocatore che per movenze più lo ricorda.
Solo che in Argentina vige un’unica legge inviolabile: chi vince continua a giocare, chi perde torna domani. È per questo che molti talenti argentini vengono definiti incostanti. Plasmati nel DNA calcistico dalla legge del potrero. Un vizio, che da piccoli ha permesso loro di rimanere imbattuti dalla mattina alla sera. Da grandi invece un limite, che a intermittenza ne ha ostacolato la crescita. La luce si accende ed è magia.
Così il primo Pastore arrivato in Italia fece piangere il burbero Zamparini. Stop, tunnel e assist per il compagno. Sipario dopo cinque minuti. In Sicilia Pastore si accende. Sul campo indimenticabile la tripletta segnata nel derby contro il Catania, fuori la serenità famigliare. Semplice come in campo, conquistando la sua futura moglie con un gelato.
Bastano pochi secondi per capire che la stoffa è quella del campione. Le carezze date al pallone, le traiettorie dei passaggi dove nessuno ha mai visto lo spazio. Innamorarsi di Pastore è facile.
Ci è cascato Cantona dicendo: “Amo Pastore. E' un giocatore che ogni volta che tocca palla ti sorprende”. E poi anche Maradona, suo allenatore nell’Argentina ai Mondiali del 2010: "È un maleducato del calcio. Tocca la palla come se avesse giocato 4-5 Mondiali”.
Poi però la luce a volte si spegne quasi per prendere fiato. Dopo la prima stagione a Parigi con tredici gol, mai più in doppia cifra. Forse la presenza ingombrante di Ibrahimovic o le luci della Tour Eiffel troppo luminose per far risaltare anche le sue giocate. Un corpo magro, el flaco, che spesso si è dovuto fermare per gli infortuni. Il suo apporto alla causa del PSG però c’è sempre stato: ha partecipato a 107 goal della squadra parigina (45 gol e 62 assist) in 269 partite giocate.
A Di Francesco il compito di riaccendere la luce. Nelle quattordici partite che ha giocato quest’anno Emery lo ha usato da attaccante esterno (6 volte), due da trequartista e 6 nel centrocampo del 433. Non sarà il sostituto di Nainggolan per fisicità, colpi e temperamento. Sarà bellezza sfuggente.
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Re: Javier Matías Pastore
Che nel frattempo è diventare un bel giocatoreBob Gray ha scritto:Kijaer
Re: Javier Matías Pastore
Lo è sempre stato, il problema era il modulo e la pressione.Will.i.am ha scritto: Che nel frattempo è diventare un bel giocatore
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Re: Javier Matías Pastore
A Parigi sono molto tristi, non pensavo fossero così legati a pastore
https://www.ilromanista.eu/news/as-roma ... =hootsuite
https://www.ilromanista.eu/news/as-roma ... =hootsuite
Mi piace questa sensazione di essere nato e cresciuto nella città più bella del mondo.
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Re: Javier Matías Pastore
pierpeter86 ha scritto:A Parigi sono molto tristi, non pensavo fossero così legati a pastore
https://www.ilromanista.eu/news/as-roma ... =hootsuite
io ho letto molti commenti sotto ai video di youtube,moltissimi hanno scritto che è molto sottovalutato
Quando l'orgoglio pensa: – Non posso, dice: – Non voglio. Trilussa
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Re: Javier Matías Pastore
ma questo gol?
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Re: Javier Matías Pastore
Lo scienziato.Bob Gray ha scritto:
Lo è sempre stato, il problema era il modulo e la pressione.
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Re: Javier Matías Pastore
se l aveva comprato l'inter pastore stava su tutti i programmi con diretta nazionaleJos_84 ha scritto:Acquisti sottovalutato da tutti. Tifosi, giornalisti, media...
Forse la delusione per la partenza di Nainggolan ancora brucia... non lo nego.
Però questo è un acquisto pazzesco.
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Re: Javier Matías Pastore
Vabbè dai, lui cerca di fare sempre lo stesso calcio. Alcuni pensano sia un pregio, altri un difetto...boh....frankolauro ha scritto:
Lo scienziato.
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Re: Javier Matías Pastore
pierpeter86 ha scritto:
ma questo gol?
Vabbè è del 2013... ah, no...

"Il calcio, per chi tifa, significa solo una cosa: una continua, incessabile, inesauribile sofferenza."
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Re: Javier Matías Pastore
Assolutamente. I giornali ci campavano per una settimana buonaMatteoAsroma90 ha scritto:
se l aveva comprato l'inter pastore stava su tutti i programmi con diretta nazionale
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Re: Javier Matías Pastore
Classe cristallina a parte, questo è il classico giocatore che fa volare anche gli altri.. soprattutto sugli esterni quando arrivano quelle belle palle pulite in profondità col dosaggio giusto, e ovviamente per la punta che deve solo tagliare il campo per essere lanciato a rete
