Italia anni '80: un Paese influente?
Inviato: gio 10 gen 2013, 15:53
Negli anni '80 iniziò ad aprirsi quella voragine di debito pubblico che oggi ci sta distruggendo. Dando però uno sguardo all'economia italiana del periodo e alle imprese, credo si possa ben dire che quello è stato il momento di maggiore inluenza italiana all'estero nell'era contemporanea. Fu il decennio della "terziarizzazione", cioè della transizione da paese industriale (status acquisito col boom degli anni '60) a paese post-industriale. Ed era il secondo salto in nemmeno 30 anni. I problemi già iniziavano a delinearsi all'orizzonte (e sarebbero esplosi a metà anni '90), la mentalità italiana era sempre quella clientelare e arretrata di oggi, quindi forse si può parlare di canto del cigno. Però se andiamo a elencare i vari settori di produzione troviamo realtà italiane importantissime, alcune delle quali subirono un incomprensibile e inesorabile declino.
Industria meccanica/caniteristica civile e militare: Finmeccanica e controllate. C'è ed è molto importante anche oggi, anche se qualche scandalo ultimamente l'ha colpita.
Automobile/mezzi di trasporto: Fiat, Ferrari e compagnia. Anche queste hanno resistito ma la Fiat oggi ha evidenti problemi.
Elettronica/informatica: Olivetti. Qui abbiamo perso veramente tutto. Ed è il settore chiave del nostro tempo. Va detto che negli anni '80 Olivetti era il primo produttore europeo di PC e per poco non riuscì a definire lo standard mondiale del personal computer con l'M20 del 1983. La spuntò invece IBM. L'M24 (IBM compatibile) fu un successo strepitoso che la portò a gareggiare con i produttori americani. Era comunque un'impresa molto stimata, la prima in Europa a produrre in proprio hard disk, all'avanguardia nel design e nel R&D, con centri di ricerca in America. Naufragò vittima della politica, di finanzieri senza alcuna esperienza in campo informatico (De Benedetti) e della mancanza di un management capace di intuire le potenzialità del settore. Sarebbe potuta diventare l'Apple (o l'IBM) italiana.
Tessile/abbigliamento: Benetton. Negli anni '80 il marchio fa boom, con negozi aperti in tutto il mondo. Ancora oggi molto salda ma non credo sia vitale come un tempo.
Moda/lusso: qui c'è l'imbarazzo della scelta. Armani, Prada, Bulgari, Versace, Trussardi. Milano caitale della moda in quegli anni.
Tv/mass media: lasciamo fuori i giudizi morali per un attimo. L'epopea di Berlusconi in quegli anni è fulminante e irripetibile. Creata dal nulla la tv comerciale in Italia (tv che era molto lontana da quella che vediamo oggi, molto americana nello stile e con film/serial di qualità ogni giorno, negli anni '90 inizierà il tracollo), la Finivest si proietta all'estero e apre canali in Spagna (dove è ancora presente ed è diventata un polo estremamente importante), Germania (Telefunf) e Francia (La Cinq). Queste ultime chiuderanno nei '90. Publitalia '80 cresceva a ritmi vertiginosi. Erano inoltre pronti i piani per sbarcare in Inghilterra e, con l'acquisizione di Medusa e Mondadori, l'idea era quella di creare una major paneuropea a base italiana che sapesse rivaleggiare con gli operatori americani nel mercato televisivo e cinematografico. Come sapete, nulla di questo diventerà realtà. Fininvest (Mediaset) è certo un operatore importante, ma l'obiettivo di cui sopra non è stato raggiunto e oltretutto la qualità dei canali è divenuta infima. L'affare Endemol inoltre si è rivelato un fallimento.
Alimentare: Parmalat, Barilla. Anche se vivrà gli anni migliori (ma anche i primi segni di declino) nel decennio successivo, negli '80 è già una grande realtà. Da lavoro a 30000 persone in 20 paesi e si parlà già di Nestlè italiana. Nei '90 il boom definitivo prima del crack. Seguì il suo stesso percorso la Cirio, privatizzata nel '93, la quale, prima di fallire, con l'acquisto di Del Monte aveva raggiunto lo status di multinazionale.
Barilla vede un'espansione spaventosa in questi anni, riesce a reggere botta a dispetto del crollo degli altri operatori del settore.
Energia: Eni/Agip. Esistono ancora oggi. Molto forti anche allora.
Influenza culturale
Cinema
Il periodo d'oro del cinema italiano è già finito ma c'è spazio ancora per qualche capolavoro (C'era una volta in America o Nuovo cinema paradiso). Falliranno, come visto sopra, i tentativi di creare una major di primaria grandezza. Negli anni '90 si inizierà la discesa dal precipizio.
Letteratura
Il Nome della rosa di Eco raggiunge una fama e un'approvazione straordinaria all'estero. C'è spazio anche per l'ultima fatica di Calvino, Palomar.
Fumetto
Sono gli anni del boom di Sergio Bonelli Editore. Prima Martin Mystère e poi Dylan Dog vengono distribuiti in tutta Europa. L'indagatore dell'incubo diviene un caso editoriale senza precedenti. Tradotto in numerose lingue, solo in Italia riesce a piazzare 800000 copie mensili nel periodo migliore. La Dark Horse curerà l'edizione americana. Un successo simile, anche se meno importante nei numeri, lo avrà Nathan Never nei '90.
Sport
Sono questi gli anni d'oro del calcio italiano, che vince il terzo mondiale. Tante le grandi squadre, a fine decennio il Milan di Berlusconi è la squadra più forte del mondo con due coppe campioni e due intercontinentali vinte in sequenza. Questo settore si espanderà ancor di più nei '90 ma poi giungerà l'inesorabile declino, come ben sappiamo.
Videogiochi
Da segnalare qualche progetto interessante per Amiga. Nel decennio successivo nascerà Milestone, capace di creare giochi di buon livello. E' un settore, questo, in cui non abbiamo mai avuto picchi, forse anche per il tracollo del comparto elettronico/informatico in genere.
Insomma, da questa panoramica (incompleta) esce il quadro di un paese vitale e molto influente all'estero. Va ricordato che nel 1987 il PIL italiano superò quello inglese, qualcosa che sarebbe stato pazzesco anche solo pensare subito dopo la guerra. L'Italia era una potenza industriale in via di modernizzazione e che dopo essersi per anni adeguata a standard altrui, stava inziando ad imporli in prima persona. Poi, in molti dei casi presentati, il tracollo o comunque il ridimensionamento. In definitiva, per voi, che periodo fu? Il canto del cigno dell'industria (anche culturale) italiana, un decennio bello solo a guardarlo dall'esterno o un momento di reale sviluppo? E perchè il crollo fu così trasversale e veloce? Fattori macro-economici o sociali, emersione di nuovi paesi, mentalità italiana retrograda, politica provinciale e miope, management non all'altezza? Oppure un sistema paese (diritto, sistema fiscale) antiquato, o ancora l'emerisone definitiva della criminalità organizzata? Dite la vostra.
Industria meccanica/caniteristica civile e militare: Finmeccanica e controllate. C'è ed è molto importante anche oggi, anche se qualche scandalo ultimamente l'ha colpita.
Automobile/mezzi di trasporto: Fiat, Ferrari e compagnia. Anche queste hanno resistito ma la Fiat oggi ha evidenti problemi.
Elettronica/informatica: Olivetti. Qui abbiamo perso veramente tutto. Ed è il settore chiave del nostro tempo. Va detto che negli anni '80 Olivetti era il primo produttore europeo di PC e per poco non riuscì a definire lo standard mondiale del personal computer con l'M20 del 1983. La spuntò invece IBM. L'M24 (IBM compatibile) fu un successo strepitoso che la portò a gareggiare con i produttori americani. Era comunque un'impresa molto stimata, la prima in Europa a produrre in proprio hard disk, all'avanguardia nel design e nel R&D, con centri di ricerca in America. Naufragò vittima della politica, di finanzieri senza alcuna esperienza in campo informatico (De Benedetti) e della mancanza di un management capace di intuire le potenzialità del settore. Sarebbe potuta diventare l'Apple (o l'IBM) italiana.
Tessile/abbigliamento: Benetton. Negli anni '80 il marchio fa boom, con negozi aperti in tutto il mondo. Ancora oggi molto salda ma non credo sia vitale come un tempo.
Moda/lusso: qui c'è l'imbarazzo della scelta. Armani, Prada, Bulgari, Versace, Trussardi. Milano caitale della moda in quegli anni.
Tv/mass media: lasciamo fuori i giudizi morali per un attimo. L'epopea di Berlusconi in quegli anni è fulminante e irripetibile. Creata dal nulla la tv comerciale in Italia (tv che era molto lontana da quella che vediamo oggi, molto americana nello stile e con film/serial di qualità ogni giorno, negli anni '90 inizierà il tracollo), la Finivest si proietta all'estero e apre canali in Spagna (dove è ancora presente ed è diventata un polo estremamente importante), Germania (Telefunf) e Francia (La Cinq). Queste ultime chiuderanno nei '90. Publitalia '80 cresceva a ritmi vertiginosi. Erano inoltre pronti i piani per sbarcare in Inghilterra e, con l'acquisizione di Medusa e Mondadori, l'idea era quella di creare una major paneuropea a base italiana che sapesse rivaleggiare con gli operatori americani nel mercato televisivo e cinematografico. Come sapete, nulla di questo diventerà realtà. Fininvest (Mediaset) è certo un operatore importante, ma l'obiettivo di cui sopra non è stato raggiunto e oltretutto la qualità dei canali è divenuta infima. L'affare Endemol inoltre si è rivelato un fallimento.
Alimentare: Parmalat, Barilla. Anche se vivrà gli anni migliori (ma anche i primi segni di declino) nel decennio successivo, negli '80 è già una grande realtà. Da lavoro a 30000 persone in 20 paesi e si parlà già di Nestlè italiana. Nei '90 il boom definitivo prima del crack. Seguì il suo stesso percorso la Cirio, privatizzata nel '93, la quale, prima di fallire, con l'acquisto di Del Monte aveva raggiunto lo status di multinazionale.
Barilla vede un'espansione spaventosa in questi anni, riesce a reggere botta a dispetto del crollo degli altri operatori del settore.
Energia: Eni/Agip. Esistono ancora oggi. Molto forti anche allora.
Influenza culturale
Cinema
Il periodo d'oro del cinema italiano è già finito ma c'è spazio ancora per qualche capolavoro (C'era una volta in America o Nuovo cinema paradiso). Falliranno, come visto sopra, i tentativi di creare una major di primaria grandezza. Negli anni '90 si inizierà la discesa dal precipizio.
Letteratura
Il Nome della rosa di Eco raggiunge una fama e un'approvazione straordinaria all'estero. C'è spazio anche per l'ultima fatica di Calvino, Palomar.
Fumetto
Sono gli anni del boom di Sergio Bonelli Editore. Prima Martin Mystère e poi Dylan Dog vengono distribuiti in tutta Europa. L'indagatore dell'incubo diviene un caso editoriale senza precedenti. Tradotto in numerose lingue, solo in Italia riesce a piazzare 800000 copie mensili nel periodo migliore. La Dark Horse curerà l'edizione americana. Un successo simile, anche se meno importante nei numeri, lo avrà Nathan Never nei '90.
Sport
Sono questi gli anni d'oro del calcio italiano, che vince il terzo mondiale. Tante le grandi squadre, a fine decennio il Milan di Berlusconi è la squadra più forte del mondo con due coppe campioni e due intercontinentali vinte in sequenza. Questo settore si espanderà ancor di più nei '90 ma poi giungerà l'inesorabile declino, come ben sappiamo.
Videogiochi
Da segnalare qualche progetto interessante per Amiga. Nel decennio successivo nascerà Milestone, capace di creare giochi di buon livello. E' un settore, questo, in cui non abbiamo mai avuto picchi, forse anche per il tracollo del comparto elettronico/informatico in genere.
Insomma, da questa panoramica (incompleta) esce il quadro di un paese vitale e molto influente all'estero. Va ricordato che nel 1987 il PIL italiano superò quello inglese, qualcosa che sarebbe stato pazzesco anche solo pensare subito dopo la guerra. L'Italia era una potenza industriale in via di modernizzazione e che dopo essersi per anni adeguata a standard altrui, stava inziando ad imporli in prima persona. Poi, in molti dei casi presentati, il tracollo o comunque il ridimensionamento. In definitiva, per voi, che periodo fu? Il canto del cigno dell'industria (anche culturale) italiana, un decennio bello solo a guardarlo dall'esterno o un momento di reale sviluppo? E perchè il crollo fu così trasversale e veloce? Fattori macro-economici o sociali, emersione di nuovi paesi, mentalità italiana retrograda, politica provinciale e miope, management non all'altezza? Oppure un sistema paese (diritto, sistema fiscale) antiquato, o ancora l'emerisone definitiva della criminalità organizzata? Dite la vostra.