Italia o Italie: considerazioni, spunti e appunti
Inviato: ven 11 apr 2014, 18:11
Ieri sera, distrutto da una giornata lavorativa pesante, mi sono riletto rapidamente un vecchio documento della Fondazione Agnelli, primissimi anni '90.
Nel documento si fa accenno a una questione che condivido da sempre, incollo e descrivo:
"L'dea di nazione italiana non coincide con gli ultimi centocinquant’anni di unità statuale, ma affonda le sue radici nel Medioevo. È sbagliato confondere l’attuale Stato centralista, che giustamente si ritiene superato e da rifondare, con l’idea di nazione italiana. L’identità italiana è fatta di tratti comuni e di pluralismo, di unità e di diversità: la nostra storia secolare è probabilmente più adatta e più funzionale a uno stato neoregionale (o federale) che non a uno stato centralista."
In Italia abbiamo il vezzo di dire che siamo l'unico paese al mondo nel quale una cultura nazionale è venuta significativamente prima di un'entità statuale, il che non è così vero (non nella sua accezione di unicità).
Ma cosa è sicuramente vero è che buona parte di chi è nato e cresciuto in Italia non è italiano in quanto tale (come può accadere ad esempio in Francia), ma italiano in quanto veneto/piemontese/lombardo/toscano/siciliano/napoletano.
I motivi storici li conosciamo tutti, ma la particolarità sta nel fatto che per decisioni politiche che ora elenco brevemente, questo sentirsi legati all'Italia tramite un passaggio intermedio forte non è stato riconosciuto, favorendo quindi una divisione nel sentirsi italiano vs sentirsi legato allo Stato italiano. Lo stesso stemma italiano non è rappresentativo e nessuno morirebbe mai per difenderlo, come invece britannici, francesi e tedeschi farebbero per i loro (rispettivamente stemma di famiglia reale, fascio giacobino, aquila del Sacro Romano Impero e poi prussiana).
Elementi che hanno portato a ciò sono sicuramente:
- eredità napoleonica
- scelta sabauda dettata dalla necessità di controllare territori ribelli e briganti vs idea di Cattaneo e repubblicana federalista
- fascismo
Nel 1948 vediamo poi un richiamo al principio di sussidiarietà caro ai democristiani, che apre a un regionalismo forte, all'epoca ostacolato dai comunisti per motivi ideologici e appoggiato dal centro laico.
Le regioni verranno però istituite diversi anni dopo, e la situazione sarà ribaltata: infatti i comunisti vorranno poteri ampi per controbilanciare lo Stato democristiano difficilmente espugnabile (governando Liguria, Emilia-Romagna, Toscana etc), i democristiani spaventati cercano di concedere ma non troppo.
Immaginando di ridisegnare l'Italia in macro-regioni, ho preso un po' di numeri per vedere a livello di PIL e PIL pro-capite come saremmo messi, basandomi largamente sulle macro-regioni proposte dalla Fondazione Agnelli.
I numeri che vedete accanto alle regioni fanno riferimento al PIL. Ho ipotizzato (diversamente dalla Fondazione Agnelli) un Mezzogiorno unito (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria), che storicamente trova riscontri nella Napolitania.
Lombardia 300; Triveneto 200; Mezzogiorno 190; Nordovest 160; Lazio 155; Emilia-Romagna 130; Grande Toscana (Toscana + Umbria) 115; Sicilia 75; Marca Adriatica (Marche-Abruzzo-Molise) 67; Sardegna 30;
(Campania 85; Puglia-Lucania 75; Calabria 30)
Interessante notare come se poi dividessimo l'Italia in 3 macro-regioni:
- padano-alpina (Triveneto, Lombardia, Nordovest, Emilia-Romagna)
- centrale (Toscana, Marche, Abruzzo, Molise, Lazio, Umbria)
- meridione & isole
..e calcolassimo il PIL pro-capite avremmo la prima macro-regione quasi ai livelli della Svizzera, la seconda fra Danimarca e Germania e la terza in area Grecia-Portogallo-Lituania-Polonia.
Ipotizzare un addio allo Stato italiano non significa però dire che uno stato padano-alpino sarebbe una nuova Svizzera, poiché si produce lì anche ciò che serve al Centro e al Sud, ma che non verrebbe acquistato in caso di stati separati per non peggiorare la situazione della bilancia dei pagamenti (sarebbero beni importati), con conseguente crollo della produttività anche e soprattutto nelle aree più ricche.
A che pro questo pippone mentale? Mi chiedo: avendo come obiettivo un rilancio del sistema paese, considerando la strategia europea di formazione di euro-regioni e le spinte autonomiste giustamente assecondate, ha finalmente senso una riorganizzazione dello Stato in 10-13 regioni? Oltre a diminuire i costi e rappresentare meglio i cittadini e il loro sentire non sarebbe strategicamente importante avere un Mezzogiorno in grado di pensare ad una politica comune da attuare per crescere, basata sì sul turismo e sul petrolio lucano ma anche su altro?
Nel documento si fa accenno a una questione che condivido da sempre, incollo e descrivo:
"L'dea di nazione italiana non coincide con gli ultimi centocinquant’anni di unità statuale, ma affonda le sue radici nel Medioevo. È sbagliato confondere l’attuale Stato centralista, che giustamente si ritiene superato e da rifondare, con l’idea di nazione italiana. L’identità italiana è fatta di tratti comuni e di pluralismo, di unità e di diversità: la nostra storia secolare è probabilmente più adatta e più funzionale a uno stato neoregionale (o federale) che non a uno stato centralista."
In Italia abbiamo il vezzo di dire che siamo l'unico paese al mondo nel quale una cultura nazionale è venuta significativamente prima di un'entità statuale, il che non è così vero (non nella sua accezione di unicità).
Ma cosa è sicuramente vero è che buona parte di chi è nato e cresciuto in Italia non è italiano in quanto tale (come può accadere ad esempio in Francia), ma italiano in quanto veneto/piemontese/lombardo/toscano/siciliano/napoletano.
I motivi storici li conosciamo tutti, ma la particolarità sta nel fatto che per decisioni politiche che ora elenco brevemente, questo sentirsi legati all'Italia tramite un passaggio intermedio forte non è stato riconosciuto, favorendo quindi una divisione nel sentirsi italiano vs sentirsi legato allo Stato italiano. Lo stesso stemma italiano non è rappresentativo e nessuno morirebbe mai per difenderlo, come invece britannici, francesi e tedeschi farebbero per i loro (rispettivamente stemma di famiglia reale, fascio giacobino, aquila del Sacro Romano Impero e poi prussiana).
Elementi che hanno portato a ciò sono sicuramente:
- eredità napoleonica
- scelta sabauda dettata dalla necessità di controllare territori ribelli e briganti vs idea di Cattaneo e repubblicana federalista
- fascismo
Nel 1948 vediamo poi un richiamo al principio di sussidiarietà caro ai democristiani, che apre a un regionalismo forte, all'epoca ostacolato dai comunisti per motivi ideologici e appoggiato dal centro laico.
Le regioni verranno però istituite diversi anni dopo, e la situazione sarà ribaltata: infatti i comunisti vorranno poteri ampi per controbilanciare lo Stato democristiano difficilmente espugnabile (governando Liguria, Emilia-Romagna, Toscana etc), i democristiani spaventati cercano di concedere ma non troppo.
Immaginando di ridisegnare l'Italia in macro-regioni, ho preso un po' di numeri per vedere a livello di PIL e PIL pro-capite come saremmo messi, basandomi largamente sulle macro-regioni proposte dalla Fondazione Agnelli.
I numeri che vedete accanto alle regioni fanno riferimento al PIL. Ho ipotizzato (diversamente dalla Fondazione Agnelli) un Mezzogiorno unito (Campania, Puglia, Basilicata, Calabria), che storicamente trova riscontri nella Napolitania.
Lombardia 300; Triveneto 200; Mezzogiorno 190; Nordovest 160; Lazio 155; Emilia-Romagna 130; Grande Toscana (Toscana + Umbria) 115; Sicilia 75; Marca Adriatica (Marche-Abruzzo-Molise) 67; Sardegna 30;
(Campania 85; Puglia-Lucania 75; Calabria 30)
Interessante notare come se poi dividessimo l'Italia in 3 macro-regioni:
- padano-alpina (Triveneto, Lombardia, Nordovest, Emilia-Romagna)
- centrale (Toscana, Marche, Abruzzo, Molise, Lazio, Umbria)
- meridione & isole
..e calcolassimo il PIL pro-capite avremmo la prima macro-regione quasi ai livelli della Svizzera, la seconda fra Danimarca e Germania e la terza in area Grecia-Portogallo-Lituania-Polonia.
Ipotizzare un addio allo Stato italiano non significa però dire che uno stato padano-alpino sarebbe una nuova Svizzera, poiché si produce lì anche ciò che serve al Centro e al Sud, ma che non verrebbe acquistato in caso di stati separati per non peggiorare la situazione della bilancia dei pagamenti (sarebbero beni importati), con conseguente crollo della produttività anche e soprattutto nelle aree più ricche.
A che pro questo pippone mentale? Mi chiedo: avendo come obiettivo un rilancio del sistema paese, considerando la strategia europea di formazione di euro-regioni e le spinte autonomiste giustamente assecondate, ha finalmente senso una riorganizzazione dello Stato in 10-13 regioni? Oltre a diminuire i costi e rappresentare meglio i cittadini e il loro sentire non sarebbe strategicamente importante avere un Mezzogiorno in grado di pensare ad una politica comune da attuare per crescere, basata sì sul turismo e sul petrolio lucano ma anche su altro?