Non metto bocca sul lato scientifico.JackASR ha scritto: ↑gio 1 dic 2022, 9:03 Io non ho conoscenze scentifiche sul tema, però il fatto che non c'è tossicodipendente che abbia cominciato da cocaina o dal crack, ma tutti ti dicono che hanno cominciato con le canne tra medie e superiori è un aspetto che deve fare pensare. E attenzione, non è un discorso demagogico e populista come potrebbe sembrare
perché ho sentito tante testimonianze di ex tossicodipendenti che ne sono usciti grazie a faticosi percorsi in centri di recupero. Tutti mettono in guardia dal cominciare con la cannabis. È un fatto. Come è un fatto che questa cosa la dicono anche neuropsichiatri che ne vedono di cotte e di crude, tanto che negli ultimi tempi stanno aprendo in tutto il mondo sempre più centri per la dipendenza da cannabis soprattutto per aiutare gli adolescenti, come ad esempio al Gemelli (consiglio di leggere cosa dice lo psichiatra e psicoterapeuta a capo del centro sugli effetti che ha la cannabis sugli adolescenti)
https://www.policlinicogemelli.it/news- ... 2030154122.
Poi, per quello che può contare, nella mia esperienza di liceale tanti miei amici che ne facevano uso pesante a quei tempi erano sempre e costantemente rincoglioniti e a scuola rendevano molto meno delle loro capacità. Altro che potenziamento delle capacità intellettive come qualcuno dice.
Sull'uso terapeutico non ho la minima competenza e mi astengo dal dare pareri infondati.
Quello che mi chiedo è: realisticamente, è possibile davvero limitare l'uso di droghe tramite proibizionismo? La famosa "guerra alla droga" è una guerra persa. Credo che gli individui a rischio di dipendenza e/o passaggio a droghe più pesanti e pericolose lo siano sotto un regime di proibizionismo tanto quanto sotto uno di legalizzazione.
Non sarebbe piuttosto meglio intervenire sui tessuti sociali che di solito favoriscono e portano a queste situazioni d'abuso?