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Incredibile l’impatto sulla nostra generazione, anche al di fuori dei confini nazionali
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Ho ricordi dorati, avendo visto dal vivo tutte le gare dell'Olimpico.
Di Totò ricordo che era percepito con un misto affetto e di fastidio - era il perfetto parvenu, tozzo, malfatto e terrone - che sparecchiava una tavola imbandita per i Grandi di allora, i marcantoni guidati da Padre Azeglio che da anni attendevamo ci regalassero quella coppa. Si presenta invece all'ultimo questo qui - impresentabile - ma poi ha conquistato tutti per il cuore, il sorriso, la meraviglia con cui celebrava i gol.
E' però rimasta l'idea che bisognasse dare più spazio ad altri, ai suddetti marcantoni appunto, e forse nel momento più duro, ce l'avremmo fatta. Abbiamo puntato troppo su quella favola (e su Napoli, vabbe quella è un'altra storia).
Alla fine ci siamo ritrovati insomma più attorno alla narrazione tipica del buon "Figlio del Sud" (eravamo agli scampoli della grande epoca dell'industrializzazione, e forse Toto' è stato l'ultimo grande figlio del sud) che nell'ambizione di vincere quella maledetta coppa, con maggiore lucidità e cinismo.
Va ammesso che in quei giorni era baciato dal Signore proprio.
SInceramente, però, in questa brodaglia di saluti, mi accodo a quanto scrive Mastro Crippa: un'amara verità, mi pare:
Non erano notti magiche. Di Totò Schillaci all'Italia non è mai importato
Aveva venticinque anni quando bruciò la sua breve estate e mancò d’un soffio l’impresa. È finito presto dimenticato, una figurina perduta per il grande pubblico e il circo giornalistico
Salvatore Totò Schillaci non aveva ancora sessanta anni. Ne aveva venticinque quando bruciò la sua breve estate e mancò d’un soffio l’impresa. Capocannoniere di Italia 90, ma l’Italia non vinse e il Pallone d’oro a cui quel trionfo l’avrebbe portato andò a Matthäus, il più caratterialmente siciliano dei tedeschi. Poi il resto di una carriera corta, scorbutica, come il suo modo umorale di dare la caccia alla porta e ai gol. E una vita sbilenca accanto, come certi dribbling. Così Totò Schillaci è finito presto dimenticato – una figurina perduta per il grande pubblico e il circo giornalistico, quello in cerca di una presentabilità televisiva o della ghirba di un clown. Schillaci non era né l’una né l’altra cosa, solo il ricordo di un’estate sfumata e un presente in disgrazia. Così quando ieri è morto, di lunga malattia, a Palermo, sono suonate come monete false tutti quei “ci hai fatto sognare”, “grazie per quelle notti magiche”. Quelle notti non furono magiche, è rimasta solo una sigla di Gianna Nannini diventata da troppo tempo uno stanco tormentone della Rai. Ieri gli italiani celebravano i propri sogni di estati lontane, i propri rimpianti per un come eravamo che non ricordano più. Di Totò Schillaci, bomber amaro e senza riscatto, all’Italia non è mai importato.
Di Totò ricordo che era percepito con un misto affetto e di fastidio - era il perfetto parvenu, tozzo, malfatto e terrone - che sparecchiava una tavola imbandita per i Grandi di allora, i marcantoni guidati da Padre Azeglio che da anni attendevamo ci regalassero quella coppa. Si presenta invece all'ultimo questo qui - impresentabile - ma poi ha conquistato tutti per il cuore, il sorriso, la meraviglia con cui celebrava i gol.
E' però rimasta l'idea che bisognasse dare più spazio ad altri, ai suddetti marcantoni appunto, e forse nel momento più duro, ce l'avremmo fatta. Abbiamo puntato troppo su quella favola (e su Napoli, vabbe quella è un'altra storia).
Alla fine ci siamo ritrovati insomma più attorno alla narrazione tipica del buon "Figlio del Sud" (eravamo agli scampoli della grande epoca dell'industrializzazione, e forse Toto' è stato l'ultimo grande figlio del sud) che nell'ambizione di vincere quella maledetta coppa, con maggiore lucidità e cinismo.
Va ammesso che in quei giorni era baciato dal Signore proprio.
SInceramente, però, in questa brodaglia di saluti, mi accodo a quanto scrive Mastro Crippa: un'amara verità, mi pare:
Non erano notti magiche. Di Totò Schillaci all'Italia non è mai importato
Aveva venticinque anni quando bruciò la sua breve estate e mancò d’un soffio l’impresa. È finito presto dimenticato, una figurina perduta per il grande pubblico e il circo giornalistico
Salvatore Totò Schillaci non aveva ancora sessanta anni. Ne aveva venticinque quando bruciò la sua breve estate e mancò d’un soffio l’impresa. Capocannoniere di Italia 90, ma l’Italia non vinse e il Pallone d’oro a cui quel trionfo l’avrebbe portato andò a Matthäus, il più caratterialmente siciliano dei tedeschi. Poi il resto di una carriera corta, scorbutica, come il suo modo umorale di dare la caccia alla porta e ai gol. E una vita sbilenca accanto, come certi dribbling. Così Totò Schillaci è finito presto dimenticato – una figurina perduta per il grande pubblico e il circo giornalistico, quello in cerca di una presentabilità televisiva o della ghirba di un clown. Schillaci non era né l’una né l’altra cosa, solo il ricordo di un’estate sfumata e un presente in disgrazia. Così quando ieri è morto, di lunga malattia, a Palermo, sono suonate come monete false tutti quei “ci hai fatto sognare”, “grazie per quelle notti magiche”. Quelle notti non furono magiche, è rimasta solo una sigla di Gianna Nannini diventata da troppo tempo uno stanco tormentone della Rai. Ieri gli italiani celebravano i propri sogni di estati lontane, i propri rimpianti per un come eravamo che non ricordano più. Di Totò Schillaci, bomber amaro e senza riscatto, all’Italia non è mai importato.
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Re: RIP
Aldilà dell’analisi sociologica su cui si può concordare o meno, non capisco cosa ci sarebbe di più “magico” di un outsider mediocre che vive il suo “momentum” nella competizione più importante e impatta in questo modo quella generazione (spiegato benissimo nel commento pubblicato su The Guardian)
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Italia 90 ti ha reso immortale,ma questa scena ti ha fatto entrare nella leggenda.
Jack l'Irlandese ha scritto: ↑dom 7 gen 2024, 22:09 Karsdorp tipo Fantozzi col collasso cardio circolatorio.
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Re: RIP
Effettivamente mi ricordo di essere dispiaciuto, primo perchè volevo che giocasse Carnevale (appena acquistato dalla Roma) e secondo perchè ero molto affezionato già all'under 21 di Vicini e "Vialli, Giannini, Mancini" è stato un po' il "Domenghini, Boninsegna, Riva" della generazione di mio padre.Daniel Faraday ha scritto: ↑gio 19 set 2024, 8:18 Ho ricordi dorati, avendo visto dal vivo tutte le gare dell'Olimpico.
Di Totò ricordo che era percepito con un misto affetto e di fastidio - era il perfetto parvenu, tozzo, malfatto e terrone - che sparecchiava una tavola imbandita per i Grandi di allora, i marcantoni guidati da Padre Azeglio che da anni attendevamo ci regalassero quella coppa. Si presenta invece all'ultimo questo qui - impresentabile - ma poi ha conquistato tutti per il cuore, il sorriso, la meraviglia con cui celebrava i gol.
E' però rimasta l'idea che bisognasse dare più spazio ad altri, ai suddetti marcantoni appunto, e forse nel momento più duro, ce l'avremmo fatta. Abbiamo puntato troppo su quella favola (e su Napoli, vabbe quella è un'altra storia).
Alla fine ci siamo ritrovati insomma più attorno alla narrazione tipica del buon "Figlio del Sud" (eravamo agli scampoli della grande epoca dell'industrializzazione, e forse Toto' è stato l'ultimo grande figlio del sud) che nell'ambizione di vincere quella maledetta coppa, con maggiore lucidità e cinismo.
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RIP caro Toto'.
...come i pini di Roma... la vita non li spezza.
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Re: RIP
In Irlanda ci hanno fatto i film e gli episodi di Serie TV su Schillaci che 'uccide' il loro sogno Mondialeil_noumeno ha scritto: ↑gio 19 set 2024, 7:18 Incredibile l’impatto sulla nostra generazione, anche al di fuori dei confini nazionali
Comunque grazie per averci fatto vivere una delle cinque serate più importanti della storia della Roma: D. & R. Friedkin, Pinto, Mou (e staff), Pellegrini, Mancini, Cristante, Rui Patricio, Smalling, Ibanez, Kumbulla, Celik, Karsdorp, Spinazzola, Zalewski, Matic, Camara, Bove, Abraham, Dybala, El Shaarawy, Belotti, Volpato, Zaniolo (fino a gennaio), Llorente (da gennaio), Svilar, Wijnaldum
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Re: RIP
Esatto. Quel gruppo era un gruppo di predestinati, era il gruppo di Vicini che già aveva fatto benissimo in Germania. L'esplosione di Schillaci fu avvertita veramente come l'apparizione di Fantozzi al gala della Contessa. Solo che Totò in quel periodo era davvero magico. Segnò se non sbaglio pure contro l'Argentina, ma a naso ricordo che i veri fuoriclasse, Vialli e Mancini in primis (che ricordo porteranno lo scudo a Genova neanche un anno dopo), non godettero dello spazio che meritavano.marseille ha scritto: ↑gio 19 set 2024, 13:43 Effettivamente mi ricordo di essere dispiaciuto, primo perchè volevo che giocasse Carnevale (appena acquistato dalla Roma) e secondo perchè ero molto affezionato già all'under 21 di Vicini e "Vialli, Giannini, Mancini" è stato un po' il "Domenghini, Boninsegna, Riva" della generazione di mio padre.
RIP caro Toto'.
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Re: RIP
Mancini, magari sbaglio, chiuse più o meno con Vicini in Germania durante gli Europei dell’’88. Goal all’esordio contro la Germania, esultanza rabbiosa e rapporto compromesso, ma non vorrei di’ cazzate.
Vialli partì titolare (assist per Schillaci contro l’Austria) e poi ebbe qualche problemino muscolare, per riemergere da titolare con l’Argentina. Ma pure qui sto andando a memoria e avevo tipo 12 anni da compiere.
Vialli partì titolare (assist per Schillaci contro l’Austria) e poi ebbe qualche problemino muscolare, per riemergere da titolare con l’Argentina. Ma pure qui sto andando a memoria e avevo tipo 12 anni da compiere.
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Re: RIP
Io ho sempre pensato che quel mondiale non l'abbiamo vinto perché Vicini non ha messo Vierchowod su Maradona...
L'amore è qualcosa di non soggetto a condizioni, limiti o bisogni.
Poiché è incondizionato non richiede nulla per poter essere espresso, non vuole nulla in cambio e non fa nulla per vendetta.
Poiché è senza limiti, non impone limiti agli altri.
Poiché è privo di bisogni, non cerca di prendere nulla che non sia dato liberamente.
Ed è libero. L'amore è libertà, perché la libertà è l'essenza di Dio e l'amore è la Sua espressione.
N.D.Walsch
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Re: RIP
Scopro ora che il clima di Italia '90 - magico, non c'è che dire - è visto in UK come prodromico alla nascita della Premier League.
Una competizione organizzata con pressappochismo mafioso dal solito comitato "all you can eat" che indirettamente ispira la più grande impresa commerciale nel mondo dello sport, o quantomeno "predispone" il suo pubblico. È proprio vero che il caos è la scintilla della ragione.
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Re: RIP
Eccolo, lo scandalo. A questo alludevo, al fatto che l'Azeglio alla fine si fece trasportate dal vento "magico.. troppo magico", rinunciando del tutto a quello che in quel momento - pochi cazzi - era davvero il numero 1 in Italia, al netto dei primi grandi guizzi di Baggio, dell'aura di Schillaci e dell'eleganza del Principe che, ammetto, io non ho mai digerito. Rinunciare al Mancio fu una scelta catastrofica.il_noumeno ha scritto: ↑gio 19 set 2024, 21:54 Mancini, magari sbaglio, chiuse più o meno con Vicini in Germania durante gli Europei dell’’88. Goal all’esordio contro la Germania, esultanza rabbiosa e rapporto compromesso, ma non vorrei di’ cazzate.
Vialli partì titolare (assist per Schillaci contro l’Austria) e poi ebbe qualche problemino muscolare, per riemergere da titolare con l’Argentina. Ma pure qui sto andando a memoria e avevo tipo 12 anni da compiere.
Roberto Mancini e l’occasione perduta dei Mondiali 1990. Durante le «notti magiche» gli venne preferito Baggio: «Perché giocavo nella Sampdoria e non in una società politicamente più forte. E Vicini, si sa, non è mai stato un cuor di leone»
«Fui inserito nei ventidue, ma non sapevo se sarei partito titolare: tanto più che per l’attacco erano state fatte anche alcune convocazioni impreviste (Carnevale, Schillaci, Baggio). Però proprio Vicini – alla vigilia – mi aprì il cuore: ‘La sorpresa del Mondiale – dichiarò – sarà Roberto Mancini’ . Fu davvero di parola: di sette partite, non ne giocai neanche una. Neanche mezza!».
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Re: RIP
Però ti ripeto, successe qualcosa in Germania eh, non so se fu una roba politica. Temo più una ripicchetta.
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Re: RIP
Mi pare che Vialli aveva una microfrattura che gli impediva di giocare al meglio.
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Re: RIP
E non è la rivelazione principale della giornata. Io non avevo capito che non abbiamo vinto Italia 90 per colpa di Schillaci.Luke Skywalker ha scritto: ↑gio 19 set 2024, 22:05 Scopro ora che il clima di Italia '90 - magico, non c'è che dire - è visto in UK come prodromico alla nascita della Premier League.
Una competizione organizzata con pressappochismo mafioso dal solito comitato "all you can eat" che indirettamente ispira la più grande impresa commerciale nel mondo dello sport, o quantomeno "predispone" il suo pubblico. È proprio vero che il caos è la scintilla della ragione.
Io al primo che mi scrive 11 partite di questa stagione tra Campionato e Europa League in cui Paredes gioca almeno un tempo da 6,5 a salire offro una cena con facoltà di scegliersi il ristorante