parigi, 15 mesi
Kouadio Manu Koné
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Re: Kouadio Manu Koné
Per me ieri maluccio. Zanetti gli ha messo addosso Serdar che spesso gli ha rubato il tempo. Lui deve imparare a capire i momenti della partita e capire quando è impossibile passare in mezzo a tre in posizioni tali dove se perdi palla la, situazione diventa pericolosa. Comunque il fatto che ieri fossimo imballati ce lo conferma la prestazione sua.
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Re: Kouadio Manu Koné
Grande Gianluca

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Re: Kouadio Manu Koné
Allora, non sono completamente d'accordo ma è vero, spesso ci facciamo accecare da giocate belle ma che se restano spesso fine a se stesse, diventano anche inutili. Specialmente quando non riescono e rischi di prendere gol.Daniel Faraday ha scritto: ↑dom 28 set 2025, 6:11 Io boh dopo un anno di partite in radio
Ho ricominciato a vederle
Sentendo l etere mi aspettavo di vedere Davids meets Tardelli meets Makelele
Trevisani ne parla come un alieno e pure altri non son da meno. Giocatore irreale. Minimo 70 milioni.
Poi guardo e boh non allaccia i parastinchi a Tommasi dello scudo. Ma sarà che ik calcio è cambiato e io so vecchio
Poi lo vedo anch io che è basilare per noi
Però non vorrei che come al solito stiamo creando i nostri miti oppiacei: Kone è Cerezo e Dobbi è Poggi.
Attenzione
Koné è bravo? si. E' forte? si. E' determinante? molto meno di quello che si direbbe, visti i giudizi e i commenti estasiati. Deve crescere e tanto perchè ha le potenzialità per fare la differenza sempre. Poi lo so anch'io che se lo metti in una squadra forte, dove gli creano spazi e situazioni, il giocatore diventa non fortissimo, di più.
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Re: Kouadio Manu Koné
In pratica la differenza che ci sta fra un giocatore forte e un fenomeno.paolo67 ha scritto: ↑lun 29 set 2025, 15:41 Allora, non sono completamente d'accordo ma è vero, spesso ci facciamo accecare da giocate belle ma che se restano spesso fine a se stesse, diventano anche inutili. Specialmente quando non riescono e rischi di prendere gol.
Koné è bravo? si. E' forte? si. E' determinante? molto meno di quello che si direbbe, visti i giudizi e i commenti estasiati. Deve crescere e tanto perchè ha le potenzialità per fare la differenza sempre. Poi lo so anch'io che se lo metti in una squadra forte, dove gli creano spazi e situazioni, il giocatore diventa non fortissimo, di più.
This is the end
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No safety or surprise, the end
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Re: Kouadio Manu Koné
Io mi ci sono trasferito per lavoro due anni nel 1993. Oltre a Parigi c'è l' intera ile de france da visitare. Buona permanenza.Daniel Faraday ha scritto: ↑lun 29 set 2025, 19:09 Magnifica avventura davvero
Spero di restare a lungo
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Re: Kouadio Manu Koné
E mi raccomando un bel weekend a Disneyland Paris, non fare il solito snob antiwokista.
voglia di stringersi un po'... curva sud roma vecchie maniere...
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Re: Kouadio Manu Koné
O che il giocatore forte se messo in condizione sparecchiaMardavikia ha scritto: ↑lun 29 set 2025, 16:35 In pratica la differenza che ci sta fra un giocatore forte e un fenomeno.
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Re: Kouadio Manu Koné
CORSERA - Manu Koné, centrocampista della Roma e della Francia, ha rilasciato un'intervista al quotidiano. Ecco le parole del numero 17 giallorosso, arrivato nell'estate scorsa con De Rossi allenatore.
«La verità è che siamo tutti figli della nostra storia. Se oggi sono questo, è per la tibia che mi fratturai a 15 anni. I medici mi dissero che c'era il rischio di non tornare al meglio. Ma eccomi qui: quella ferita mi ha reso più forte».
Come ha fatto a rialzarsi?
«I miei compagni andavano in Nazionale e io neppure camminavo. La difficoltà era vedere la mia famiglia triste, è stato complicato più per loro che per me. Ma lo dico senza arroganza: ho sempre avuto un carattere forte, mi ha salvato quello».
Che vuol dire il primo posto della Roma?
«Si sta bene, lassù. Per questo lavoriamo. Non esaltiamoci. Ma l'anno scorso eravamo partiti male e poi l'abbiamo pagato alla fine».
Fuori dai denti: dichiari l'obiettivo.
«Arrivare tra le prime 4 e vincere l'Europa League: dobbiamo essere ambiziosi».
Una cosa per cui Gasperini è diverso dagli altri.
«Lui è tante cose. Non ho mai visto nessuno vivere la partite così. E come se fosse in campo. E ti viene voglia per forza di lottare per lui».
Quanto è stato davvero vicino all'Inter in estate?
«Se un club come l'Inter si interessa a me, per me è positivo. Ne parlai con Gasperini, gli ho detto che non sapevo cosa sarebbe successo. Ma ho aggiunto: "Finché indosso questa maglia, lo faccio al 100%". La Roma è l'unico club che ha creduto in me un'estate fa, è un dovere ricambiare».
È arrivata qualche telefonata da Sommer e Thuram, ex compagni in Germania?
«Ci abbiamo scherzato su. Mi hanno detto di fare la scelta migliore, ma non dipendeva da me. Io stavo molto bene alla Roma, non è che volessi a tutti i costi andarmene».
Niente Inter, dunque. E nel 2021, niente Milan: come si fa a dire di no a Paolo Maldini?
«Parlai con il Milan, è vero. Mi chiamò Massara, ma per la mia crescita è stato giusto andare al Borussia. Poi qui alla Roma ho ritrovato lo stesso Massara: il cerchio si è chiuso comunque, no?».
Un giorno lei disse: «La mia forza è non sentire la pressione». Come fa?
«Io non mi stresso mai prima delle gare, che sia contro una squadra più debole o una
molto forte. E sa perché?».
Prego.
«Vede: la partita è la parte più gioiosa del nostro lavoro, ci alleniamo tutta la settimana per giocare. E perché rovinarla con lo stress? Tanto vale divertirsi rispettando i consigli dell'allenatore. Ma questo non vuol dire non essere esigenti: io non sono mai felice di una mia prova, anche se col tempo sono diventato costante: prima giocavo bene una settimana e quella dopo no».
Però le mancano i gol.
«Arriveranno, so di saperli fare e devo migliorare. Ma il punto è che, con tutto il lavoro che dobbiamo fare noi centrocampisti, capita di arrivare stanco davanti alla porta e di sbagliare».
Lei allena la mente?
«Alleno tutto. Da 2 anni lavoro con una nutrizionista, Cecile Capdeville: lei parla col mio cuoco qui in Italia e si assicura che io abbia i pasti migliori per restare in forma, senza massa grassa o sovrappeso. Ho anche un coach personale che vive con me. Poi ho un fisioterapista, un preparatore atletico e anche uno mentale. È il lavoro invisibile, importante tanto quanto quello in campo».
Lei è cresciuto a Villeneuve-la-Garenne, banlieue di Parigi. Non dev'essere stato sempre semplice...
«Avevo 4 anni nel 2005, con l'ondata di proteste. Ricordo che se ne parlava in famiglia. Ma non ho mai avuto problemi particolari. Neppure col razzismo: i miei genitori sono arrivati lì dalla Costa d'Avorio, come loro la maggioranza degli abitanti. E mi hanno sempre insegnato il rispetto. La mia è una famiglia numerosa, piena di calore: ho 4 sorelle e 2 fratelli più grandi, sono il penultimo di 7 figli. Quando torno, se c'è da andare a fare la spesa, vado io».
Tema: Nazionale. Svolgimento a lei.
«Da casa, se mi affaccio vedo Saint-Denis. Quando da bambino andavo a scuola col treno, ogni mattina guardavo e sognavo di giocare lì dentro. E successo a marzo: sono venute 30 persone, le stesse che sognavano con me».
Pogba è ancora l'idolo?
«Modello, non idolo. Lui insieme a Serge Aurier. Paul, per noi ragazzi di banlieue, è stato un simbolo. Ogni tanto ancora oggi mi metto lì e osservo i suoi video».
La passione più grande?
«La moda. In Germania facevo ogni tanto qualche follia, ora mi sono calmato».
A quando le treccine giallorosse?
«Ci ho già pensato, in realtà l'ho anche fatto, anche se il colore è svanito subito. Sì, adoro giocare con stile».
La sua esultanza con la bandiera è diventata un cult.
«Nelle gare importanti bisogna lasciare il segno, con la Lazio lo era. Ho messo la mia maglia sulla loro bandiera. Qualcuno l'ha presa male, ma resta il derby».
Più severo Gasp o papà?
«L'allenatore è il primo che ascolto dopo le partite. Ma è più dura con mio papà: a volte non rispondo perché so che la telefonata durerà a lungo... ».
Tra 10 anni sarà felice se...?
«La prima domanda che mi farò sarà: "Mi sono divertito?". Il calcio deve restare un piacere. Poi, certo, a questo livello si cercano i trofei. Ma io vorrei che un giorno si dicesse di me che ho dato tutto e che ho scritto una bella storia».
- Jack l'Irlandese
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Re: Kouadio Manu Koné
Daje Manu
Comunque grazie per averci fatto vivere una delle cinque serate più importanti della storia della Roma: D. & R. Friedkin, Pinto, Mou (e staff), Pellegrini, Mancini, Cristante, Rui Patricio, Smalling, Ibanez, Kumbulla, Celik, Karsdorp, Spinazzola, Zalewski, Matic, Camara, Bove, Abraham, Dybala, El Shaarawy, Belotti, Volpato, Zaniolo (fino a gennaio), Llorente (da gennaio), Svilar, Wijnaldum