E' vero che una volta c'era più leggerezza su questi termini. Vedi varie battute epiche nei film nostrani, ad esempio:
"ahhh l'avevo capito subito che eri un sòla"
"e io l'avevo capito subito che eri un frocio"
o film a stelle e strisce, vedi il prendere in giro la coppia gay nell'ancor più epico Saturday Night Fever. E tanti altri ancora.
Ma è pur vero che tante persone si sono addirittura suicidate per insulti ricorrenti sulla loro sessualità o condizione fisica.
Fortunatamente la società si evolve, pertanto certi termini andrebbero evitati, perché per quanto la si voglia rigirare, sono sicuramente espressi a scopo denigratorio, e le persone potrebbero soffrirci. Quindi ben venga il politically correct quello giusto, quello moderato. Altrimenti ogni conversazione sarebbe un florilegio di cornutone, ciccione, frocio, handicappato, negro, pelato, come giustamente detto da qualche utente prima.
Tuttavia, ed è un mio pensiero, c'è anche da dire che questo tema sembra essere quasi più sentito da parte della società che vuole tutelare in qualche modo, diciamo, le persone con virtù diverse più che da loro stesse. Ho diversi amici gay, nonché un collega, e vi assicuro che loro stessi si "canzonano" dandosi spesso delle checche.
Non so se possa essere un comportamento per "esorcizzare" quelli che sono sempre stati insulti per loro. Un po' come la grandissima Bebe Vio che scherza spesso sulla sua situazione, con uno spiccato auto-black humor. O i neri che si chiamano tra di loro negro.
Ad ogni modo, nel dubbio che qualcuno possa soffrirci, ho sempre evitato di appellare una persona evidenziando quello che nella mia testa penso possa essere un suo punto debole fisico, morale, sessuale o psicologico, perché non costa nulla cercare altri termini o, se voglio insultarle perché non sono un santo, mirare diversi punti deboli. Alla fine però penso che l'insulto sia nella testa di chi lo fa, più di chi lo subisce. Poiché (e sottolineo che è una mia idea) se una persona sta bene con se stessa, anche con quella caratteristica che lo distingue dal suo interlocutore, l'insulto non arriva a segno.
Come dare del negro a will Smith, che spesso ci si chiama da solo, o dell'handicappata, come detto prima, a bebe vio, o a Zanardi.
Dare del nerd in modo dispregiativo ad un informatico della Silicon Valley non raggiungerà l'obiettivo sperato. Anzi.
Dare del pompato io dire di essere "troppo grosso, che schifo" ad uno fissato per palestra, aumenterà a dismisura il suo ego. In realtà non potreste dire qualcosa di più bello.
Dare della scopa, o dire di essere ossa per i cani ad una ragazza che conduce una dieta ferrea per l'estate, le procurerà una gioia enorme.
Quindi insomma, nel dubbio che quella persona ne possa soffrire, è evitabile utilizzare insulti stereotipati. Però ridimensionerei il tutto proprio perché ad inizio del mio messaggio, in questo passaggio
"..che vuole tutelare in qualche modo, diciamo, le persone con virtù diverse più che da loro stesse" ho dovuto cercare il modo di porre il concetto senza evidenziare una possibile diversità fraintendibile. E questo politically correct forzato, però, potrebbe risultare stucchevole.
Questo post l'ha condiviso un mio amico dichiaratamente gay su facebook. Il senso del mio messaggio è qui.
