Roma-Empoli era comunque pieno
Paulo Dybala
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Re: Paulo Dybala
voglia di stringersi un po'... curva sud roma vecchie maniere...
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Re: Paulo Dybala
Eh ma ieri era tornata la coda nella biglietteria
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Re: Paulo Dybala
Chi ha iniziato a seguire quest'anno s'è aperto lo studio privato.
Busta Gialla: nel gergo militare colui che riferisce cose dei commilitoni al comandante, il leccaculo d'un superiore, chi non si fa gli affari propri, la spia. Informatore, confidente di polizia; anche “ciavatta”, “scora”.
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Re: Paulo Dybala
Sta storia dei tifosi commercialisti sta iniziando a diventare ridicola, sembrate i bambini di 3 anni che imparano una parola e la ripetono a memoria. La Roma ha dei precisi obblighi, qua facciamo tutti finta di dimenticare ma per ben due volte in 25 anni abbiamo rischiato il fallimento, prima alla fine della gestione sensi e poi alla fine della gestione Pallotta, accumulando un debito enorme nel secondo caso. Sarebbe ora di finirla
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Re: Paulo Dybala
Quello è un problema della società non dei tifoso
SE PER SOPRAVVIVERE DEVO STRISCIARE, MI ALZO IN PIEDI E MUOIO.
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Re: Paulo Dybala
Potrebbe diventare anche del tifoso.NaVaJo ha scritto:Quello è un problema della società non dei tifoso
Specialmente quello poco coerente e che ora esulta, anche giustamente, per la permanenza di Dybala e poi borbotta tutto l'anno perché non compri i campioni o perché il cc è sempre lo stesso da anni e si sarebbe dovuto cambiare.
Non è il fare i commercialisti è abituarsi a ragione come deve fare una squadra di calcio, non è più il tempo del presidente Sensi che apriva i caveau e comprava la gente quel calcio non tornerà più.
GRAZIE A FRANCESCO TOTTI PER ESSERE NATO!
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Re: Paulo Dybala
Appunto. "Presidè caccia li sordi" è macchiettistico ed anacronistico. Altrimenti trovatemi l'arabo che si compra la Roma e portatelo qui
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Re: Paulo Dybala
Possiamo semplicemente lasciar vivere il tifo e giudicare l’operato di questa o quella società ognuno con i propri parametri?
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Re: Paulo Dybala
Poi penso che tolti pochissimi utenti tutti auspichiamo l'arabo di turno che ci prende 22 fenomeni e ci fa vincere a ripetizione fregandosene del fpf e delle regole. Ma bisogna fare i conti con la realtà. Certi preferiscono fare come gli struzzi, liberissimi di farlo, ma non ci cacassero il cazzo a noi
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Re: Paulo Dybala
A chi cerca botte autodistruttive di dopamina consiglio la neve. Due sniffate, 40 minuti di up e poi 3 giorni di depressione.
La Roma è un'istituzione, una società. La sua esistenza non è garantita da alcuno al di fuori dei Friedkin ed in questo momento è abbastanza minacciata. Trovo che avere cura di un'istituzione, dei suoi fondamentali economici, della sua autonomia, sia una forma di affetto estremamente più profonda e sensata di quella che esprime chi vede il tutto né più né meno come una striscia di coca.
Sarebbe come dire: "ma 'sti cazzi se la mia ragazza sta male. Per me conta solo che mi dia emozione quando facciamo sesso. Finché dura fa verdura".
Una mentalità predatoria, asfittica e disumana. Di certo non è amore né affetto. Eppure è proprio chi applica questa mentalità alla Roma a parlare di amore.
Senza contare che se la Roma si rafforza realmente, nei fondamentali, di "emozioni" te ne regala molte di più, con più continuità e senza rischi. Dunque il ragionamento è assurdo sotto tutti i profili ed indice della tipica mentalità di certi italiani, ossia tutto oggi (che poi tutto de che?) per ritrovarsi poi con nulla domani. Senza programmazione, senza attenzione per ciò che realmente conta, senza capacità di aspettare per ottenere di più.
Poi non ci lamentiamo se l'Italia è questa, se non funziona niente, se le istituzioni non esistono. Se questi sono gli italiani, se questo è il loro modo di interpretare la vita, allora è sommamente auspicabile che qualcuno stacchi la spina, che si arroghi il diritto di dire: "Non avete diritto di esistere come soggetto autonomo nel consesso delle nazioni". D'altronde è già successo.
È impossibile venire a patti con questo modo di pensare. Mi ripugna ed è quanto di più lontano ci possa essere da me. Per me la Roma è un'istituzione, per altri una striscia di coca. Una tale differenza è irriducibile e rende inutile il confronto.
Questo al di là della questione Dybala, che non sposta nulla e che non è minimamente al centro dei miei strali. La questione Dybala porta solo alla luce una certa forma mentis, di fronte alla quale mi trovo costretto a reagire con forza. È un dovere morale dal quale non mi sottrarrò mai.
La Roma è un'istituzione, una società. La sua esistenza non è garantita da alcuno al di fuori dei Friedkin ed in questo momento è abbastanza minacciata. Trovo che avere cura di un'istituzione, dei suoi fondamentali economici, della sua autonomia, sia una forma di affetto estremamente più profonda e sensata di quella che esprime chi vede il tutto né più né meno come una striscia di coca.
Sarebbe come dire: "ma 'sti cazzi se la mia ragazza sta male. Per me conta solo che mi dia emozione quando facciamo sesso. Finché dura fa verdura".
Una mentalità predatoria, asfittica e disumana. Di certo non è amore né affetto. Eppure è proprio chi applica questa mentalità alla Roma a parlare di amore.
Senza contare che se la Roma si rafforza realmente, nei fondamentali, di "emozioni" te ne regala molte di più, con più continuità e senza rischi. Dunque il ragionamento è assurdo sotto tutti i profili ed indice della tipica mentalità di certi italiani, ossia tutto oggi (che poi tutto de che?) per ritrovarsi poi con nulla domani. Senza programmazione, senza attenzione per ciò che realmente conta, senza capacità di aspettare per ottenere di più.
Poi non ci lamentiamo se l'Italia è questa, se non funziona niente, se le istituzioni non esistono. Se questi sono gli italiani, se questo è il loro modo di interpretare la vita, allora è sommamente auspicabile che qualcuno stacchi la spina, che si arroghi il diritto di dire: "Non avete diritto di esistere come soggetto autonomo nel consesso delle nazioni". D'altronde è già successo.
È impossibile venire a patti con questo modo di pensare. Mi ripugna ed è quanto di più lontano ci possa essere da me. Per me la Roma è un'istituzione, per altri una striscia di coca. Una tale differenza è irriducibile e rende inutile il confronto.
Questo al di là della questione Dybala, che non sposta nulla e che non è minimamente al centro dei miei strali. La questione Dybala porta solo alla luce una certa forma mentis, di fronte alla quale mi trovo costretto a reagire con forza. È un dovere morale dal quale non mi sottrarrò mai.
Ultima modifica di Luke Skywalker il ven 23 ago 2024, 15:25, modificato 1 volta in totale.
BANZAI!
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Re: Paulo Dybala
Post lungo...
Sabato 30 agosto 1980
l'allora presidente, si avvicina al calciatore brasiliano appena arrivato a Roma. Il primo giocatore straniero nella Roma dopo un decennio circa. E' la sua amichevole di presentazione, contro la sua ex squadra. Lo prende da parte e gli fa
"senta le chiedo una cosa. Mi faccia qualche numero d'alta scuola, tunnel, colpi di tacco. Qualcosa che faccia scattare l'applauso, che stupisca, che emozioni il pubblico. Insomma, mi scaldi un po' la gente".
Il giocatore fa una faccia strana, non sembra molto convinto, ma è il presidente e non gli si può dire di no. Non da oggi, non subito almeno.
E lo fa. Durante la partita mette dentro qualche colpo di tacco, qualche tunnel, qualche numero che fa impazzire il pubblico.
A fine partita il presidente si avvicina per complimentarsi, ma la faccia del giocatore non è quella che ci si immagina per un volto felice e soddisfatto. E gioca sul tempo, prima che il numero 1 della società possa aprire bocca.
"Presidente, ha avuto i suoi numeri. Ma non me li chieda più perché non li farò. Sono venuto per vincere lo scudetto e non per fare la foca ammaestrata. Si vince con il collettivo e io sono al servizio della squadra e non di me stesso"
Forse avrebbe emozionato di più il numero dieci della nazionale brasiliana. All'inizio il pubblico sembrava non accorgersi della sua presenza. I suoi compagni di squadra invece iniziarono a farlo fin dal primo allenamento.
Nel suo primo anno, portò la Roma a pochi centimetri dal suo secondo scudetto, che avrebbe meritato a mani basse. Le rose al tempo erano composte di 13, massimo 14 giocatori. In quell'anno otto giocatori della rosa, (Spinosi, Rocca, Maggiora, Santarini, Di BArtolomei, De Nadai, Pruzzo, Scarnecchia) erano nella Roma che due anni prima rischiò la B. In sei in campo nel due a due contro l'Atalanta, in quattro erano titolari a Torino quel 10 maggio del 1981.
La stessa squadra che invece l'anno prima arrivò settima in campionato dopo il suo arrivo si trasformò. Migliorò del 200% il rendimento di ciascuno, cambiando la testa, le capacità di concentrazione, il modo di stare in campo.
Vi devo raccontare ancora una volta cosa fece lunedì 7 marzo 1983 all'indomani della "tragedia" consumatasi 24 ore prima? In 5 minuti passare da 1-2 a 1-2 nella partita decisiva per lo Scudetto. Stava per esplodere la città. Ci pensò lui, sulla Rai in prima serata alle 20.40 a rimettere tutto e tutti a posto. Completò il lavoro 6 giorni dopo a Pisa, dopo che a un Tancredi disperato aveva detto: "Franco, che è quella faccia? Domenica prossima segno io e vinciamo lo scudetto"
per chi dice "eh, ma aveva dei fenomeni in squadra". No. Erano buoni giocatori, qualcuno molto buono. Campioni lo diventarono grazie a lui. Uno di loro diventò un fenomeno. Gli insegnò a muoversi in campo nel modo giusto; a capire quali fossero i momenti decisivi della partita; quando alzare l'intensità e quando addormentare la partita; come gestire l'approccio mentale ed emotivo ("quando arrivai a Roma rimasi colpito nel vedere che alcuni compagni vomitavano per la tensione prima di entrare in campo")
Lo sanno anche loro. Non vinceva le partite da solo; ma le faceva vincere a tutti i compagni. Perché si vince sempre come squadra, mai per merito di uno solo. E lo sapeva anche Maradona, che era il primo a battersi con Ferlaino per i diritti dell'ultimo massaggiatore o ragazzo della Primavera.
Mettendo la squadra prima del singolo mi ha emozionato come nessun altro mai. Perché per la prima volta, a 11 anni, capii che nella vita potevo vincere anche io
Sabato 30 agosto 1980
l'allora presidente, si avvicina al calciatore brasiliano appena arrivato a Roma. Il primo giocatore straniero nella Roma dopo un decennio circa. E' la sua amichevole di presentazione, contro la sua ex squadra. Lo prende da parte e gli fa
"senta le chiedo una cosa. Mi faccia qualche numero d'alta scuola, tunnel, colpi di tacco. Qualcosa che faccia scattare l'applauso, che stupisca, che emozioni il pubblico. Insomma, mi scaldi un po' la gente".
Il giocatore fa una faccia strana, non sembra molto convinto, ma è il presidente e non gli si può dire di no. Non da oggi, non subito almeno.
E lo fa. Durante la partita mette dentro qualche colpo di tacco, qualche tunnel, qualche numero che fa impazzire il pubblico.
A fine partita il presidente si avvicina per complimentarsi, ma la faccia del giocatore non è quella che ci si immagina per un volto felice e soddisfatto. E gioca sul tempo, prima che il numero 1 della società possa aprire bocca.
"Presidente, ha avuto i suoi numeri. Ma non me li chieda più perché non li farò. Sono venuto per vincere lo scudetto e non per fare la foca ammaestrata. Si vince con il collettivo e io sono al servizio della squadra e non di me stesso"
Forse avrebbe emozionato di più il numero dieci della nazionale brasiliana. All'inizio il pubblico sembrava non accorgersi della sua presenza. I suoi compagni di squadra invece iniziarono a farlo fin dal primo allenamento.
Nel suo primo anno, portò la Roma a pochi centimetri dal suo secondo scudetto, che avrebbe meritato a mani basse. Le rose al tempo erano composte di 13, massimo 14 giocatori. In quell'anno otto giocatori della rosa, (Spinosi, Rocca, Maggiora, Santarini, Di BArtolomei, De Nadai, Pruzzo, Scarnecchia) erano nella Roma che due anni prima rischiò la B. In sei in campo nel due a due contro l'Atalanta, in quattro erano titolari a Torino quel 10 maggio del 1981.
La stessa squadra che invece l'anno prima arrivò settima in campionato dopo il suo arrivo si trasformò. Migliorò del 200% il rendimento di ciascuno, cambiando la testa, le capacità di concentrazione, il modo di stare in campo.
Vi devo raccontare ancora una volta cosa fece lunedì 7 marzo 1983 all'indomani della "tragedia" consumatasi 24 ore prima? In 5 minuti passare da 1-2 a 1-2 nella partita decisiva per lo Scudetto. Stava per esplodere la città. Ci pensò lui, sulla Rai in prima serata alle 20.40 a rimettere tutto e tutti a posto. Completò il lavoro 6 giorni dopo a Pisa, dopo che a un Tancredi disperato aveva detto: "Franco, che è quella faccia? Domenica prossima segno io e vinciamo lo scudetto"
per chi dice "eh, ma aveva dei fenomeni in squadra". No. Erano buoni giocatori, qualcuno molto buono. Campioni lo diventarono grazie a lui. Uno di loro diventò un fenomeno. Gli insegnò a muoversi in campo nel modo giusto; a capire quali fossero i momenti decisivi della partita; quando alzare l'intensità e quando addormentare la partita; come gestire l'approccio mentale ed emotivo ("quando arrivai a Roma rimasi colpito nel vedere che alcuni compagni vomitavano per la tensione prima di entrare in campo")
Lo sanno anche loro. Non vinceva le partite da solo; ma le faceva vincere a tutti i compagni. Perché si vince sempre come squadra, mai per merito di uno solo. E lo sapeva anche Maradona, che era il primo a battersi con Ferlaino per i diritti dell'ultimo massaggiatore o ragazzo della Primavera.
Mettendo la squadra prima del singolo mi ha emozionato come nessun altro mai. Perché per la prima volta, a 11 anni, capii che nella vita potevo vincere anche io
Ultima modifica di Velvetgold il ven 23 ago 2024, 15:30, modificato 1 volta in totale.
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Re: Paulo Dybala
Ottima metaforaLuke Skywalker ha scritto: ↑ven 23 ago 2024, 14:56 A chi cerca botte autosistruttive di dopamina consiglio la neve. Due sniffate, 40 minuti di up e poi 3 giorni di depressione.
La Roma è un'istituzione, una società. La sua esistenza non è garantita da alcuno al di fuori dei Friedkin ed in questo momento è abbastanza minacciata. Trovo che avere cura di un'istituzione, dei suoi fondamentali economici, della sua autonomia, sia una forma di affetto estremamente più profonda e sensata di quella che esprime chi vede il tutto né più né meno come una striscia di coca.
Sarebbe come dire: "ma 'sti cazzi se la mia ragazza sta male. Per me conta solo che mi dia emozione quando facciamo sesso. Finché dura fa verdura".
Una mentalità predatoria, asfittica e disumana. Di certo non è amore né affetto. Eppure è proprio chi applica questa mentalità alla Roma a parlare di amore.
Senza contare che se la Roma si rafforza realmente, nei fondamentali, di "emozioni" te ne regala molte di più, con più continuità e senza rischi. Dunque il ragionamento è assurdo sotto tutti i profili ed indice della tipica mentalità di certi italiani, ossia tutto oggi (che poi tutto de che?) per ritrovarsi poi con nulla domani. Senza programmazione, senza attenzione per ciò che realmente conta, senza capacità di aspettare per ottenere di più.
Poi non ci lamentiamo se l'Italia è questa, se non funziona niente, se le istituzioni non esistono. Se questi sono gli italiani, se questo è il loro modo di interpretare la vita, allora è sommamente auspicabile che qualcuno stacchi la spina, che si arroghi il diritto di dire: "Non avete diritto di esistere come soggetto autonomo nel consesso delle nazioni". D'altronde è già successo.
È impossibile venire a patti con questo modo di pensare. Mi ripugna ed è quanto di più lontano ci possa essere da me. Per me la Roma è un'istituzione, per altri una striscia di coca. Una tale differenza è irriducibile e rende inutile il confronto.
Questo al di là della questione Dybala, che non sposta nulla e che non è minimamente al centro dei miei strali. La questione Dybala porta solo alla luce una certa forma mentis, di fronte alla quale mi trovo costretto a reagire con forza. È un dovere morale dal quale non mi sottrarrò mai.
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Re: Paulo Dybala
Me fa ride perché i conti ce li ha disastrati l’amico tuosessantotto ha scritto: ↑ven 23 ago 2024, 11:57 direi proprio di sì
conti a posto e Champions League tutti gli anni
direi che è 100 volte meglio di vincere una Coppa Italia e acere Dybala in squadra per poi avere i buchi in costruzione di gioco
Ahó! Io porto 'na cravatta sola... giallarossa, comaaa Roma!
"Tale decisione è stata presa dal Consiglio di Amministrazione nell’interesse della Società, ricordando che la stessa sarebbe stata la mera utilizzatrice dell’impianto"
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